CASTIGLIONE TINELLA - Dopo vent’anni rispunta la lapide perduta della contessa di Castiglione

La pietra sepolcrale di Virginia Oldoini, femme fatale del Risorgimento, era tra i reperti della liquidazione del vecchio premio Grinzane Cavour di Giuliano Soria

Andrea Cascioli 23/01/2021 12:45

Ci sono voluti vent’anni per recuperare la lapide tombale della contessa di Castiglione, cugina di Cavour e amante di Napoleone III, che era data per dispersa dopo la liquidazione del vecchio premio Grinzane Cavour.
 
La pietra era stata portata a Torino dal cimitero Père-Lachaise di Parigi nel 1999, in occasione del centenario della morte, quando il patron del premio Grinzane Giuliano Soria aveva fatto restaurare il sepolcro e sostituito la lapide originale con una copia. L’accordo era che il professore provvedesse a sue spese al restauro del reperto, che si pensava di collocare in seguito nel castello di Costigliole d’Asti insieme alle spoglie mortali della contessa.
 
Le successive traversie giudiziarie di Soria, dimessosi dalla presidenza del premio nel 2009 e finito in carcere pochi anni dopo (è deceduto nel febbraio 2019), avevano però bloccato l’iniziativa. Una volta messo in liquidazione il Grinzane la lapide era quindi stata abbandonata nel deposito di un'impresa edilizia che, nel frattempo, aveva cessato la sua attività. Soltanto oggi, riferisce l’Ansa, è stata ritrovata all’esito di un lavoro di ricerca condotto dalla Fondazione Cavour presieduta da Marco Boglione. La stessa Fondazione contatterà al più presto, tramite vie diplomatiche, il Ministère de la Culture francese per concordare la destinazione finale della lapide che al momento viene conservata in un'area dedicata all'interno del parco cavouriano di Santena (Torino), in prossimità della prestigiosa Sala diplomatica del Castello.
 
Nata a Firenze il 22 marzo 1837 come Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini, la futura contessa di Castiglione era figlia del marchese spezzino Filippo Oldoini e della marchesa Isabella Lamporecchi, nonché cugina del conte Camillo Benso di Cavour. Dopo un’adolescenza irrequieta in un convento delle Orsoline sposò a soli diciassette anni Francesco Verasis Asinari, conte di Costigliole d’Asti e Castiglione Tinella: dalla loro unione nascerà un figlio, Giorgio, da lei poco amato e morto di vaiolo ad appena 24 anni d’età. Considerata già allora una delle donne più belle e affascinanti della sua epoca, alla corte dei Savoia la Castiglione guadagna presto il favore di re Vittorio Emanuele II e di altri potenti.
 
Nel 1855 il cugino Cavour la invia in missione in Francia, presso l’imperatore Napoleone III, allo scopo di perorare le ragioni dell’alleanza franco-piemontese. L’operazione riscuote un successo straordinario: Virginia, protagonista degli eventi mondani di Parigi, diviene l’amante ufficiale dell’imperatore e ne condiziona le scelte politiche in chiave filo-sabauda. Al fianco del Regno di Sardegna le truppe francesi prendono parte alla spedizione in Crimea contro la Russia e pochi anni dopo alla seconda guerra d’indipendenza italiana, culminata con l’annessione della Lombardia nel 1859. In quello stesso anno l’imperatrice Eugenia ne ottiene l’espulsione dalla Francia, dove la Oldoini tornerà solo tre anni più tardi, quando il suo astro si è ormai offuscato a beneficio di altre amanti.
 
Rimasta vedova nel 1867 (il marito, rovinato economicamente dalle spese di lei e conscio dei suoi innumerevoli tradimenti, non aveva mai cessato di amarla), la femme fatale del Risorgimento italiano assisterà con crescente rancore alle ingiurie del tempo, rinchiudendosi in un esilio volontario nella sua residenza di place Vendôme: qui farà velare tutti gli specchi con un panno nero, affinché non riflettessero più la sua sfiorita bellezza. Dopo lunghi anni di solitudine muore a Parigi, in rue Cambon 14, il 28 novembre 1899. Aveva chiesto di essere sepolta a La Spezia, senza che venisse data alcuna notizia alla stampa e alle autorità e senza funzione religiosa, con indosso la vestaglia di seta che aveva portato durante la fatidica notte d’amore con Napoleone III e in compagnia dei suoi due pechinesi imbalsamati, Sanduga e Kasino. Nessuna delle sue ultime volontà verrà rispettata: viene invece sepolta a Parigi, nel cimitero di Père-Lachaise, con rito religioso e funzione pubblica. I gioielli (del valore di due milioni di lire, all’epoca) passarono a sconosciuti eredi e la famosa vestaglia è ora al museo cavouriano di Santena.
 
Dopo la morte tutte le carte compromettenti sui suoi rapporti con capi di Stato, politici e banchieri (aveva tenuto fra l’altro un diario personale in codice sui suoi amanti) vennero recuperate dalla polizia e dall’ambasciata italiana, per il tramite del futuro ministro degli Esteri Carlo Sforza, e distrutte.

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