DRONERO - Alla scoperta del "Sacro minore"

Ieri sera a Dronero Franco Arminio e i figli Livio e Manfredi hanno portato sul "Ponte del Dialogo" il loro reading poetico musicale

Francesca Barbero 12/05/2023 16:35

"Cosa significa che la mia macchina sarà pronta domani? Mi aveva detto per stasera!". Inizia così, nel pomeriggio, con un'automobile prigioniera di un'officina e una lite con un meccanico, il mio viaggio alla scoperta del "Sacro minore" di Franco Arminio, ieri sera protagonista, insieme ai figli Livio e Manfredi, di un reading al Teatro Iris di Dronero. "Lo sai che alla poesia non ci rinuncio. Mai!": sono le parole che rovescio sul mio amico A. che, quando gli racconto la situazione, mi offre un passaggio verso Cuneo. A. lavora dove vivo ma abita in un altro paese, uno dei tanti piccoli luoghi satellite che gravitano intorno a Cuneo. Sa bene anche lui come non sia facile, in questa provincia, muoversi se sprovvisti di un automobile. Anche chi ama il caso qui è costretto a pianificare. Lo attendo sotto casa, dieci minuti prima dell'orario stabilito. La pioggia che inizia a cadere sottolinea la mia sbadataggine: ho dimenticato l'ombrello ma è troppo tardi per tornare indietro. Mi riparo sotto un tetto da una pioggia di maggio che tutti ormai abbiamo imparato a conoscere. In questi giorni è un continuo di tempeste e rasserenamenti, un alternarsi di nubi grigio scuro e nuvole bianche come zucchero filato, di quelle in cui i bambini immaginano di tuffarsi. Al riparo, assaporo il vento che scompiglia i miei capelli mentre lo osservo piegare le fronde degli alberi. Sorrido tra me e me e penso che è una vera fortuna essere rimasta a piedi il giorno in cui a Dronero c'è Franco Arminio, il poeta e il paesologo a cui si deve l'invenzione di quella "scienza difettosa" che consiste nell'ascoltare e nel sentire, nel guardare, nel conoscere i paesi e le persone che li abitano, per raccontarli. A. arriva puntuale, come suo solito. In macchina chiacchieriamo e asseconda e esorta la mia idea di vivere l'imprevisto come avventura, ma non sa ancora che quel paesaggio che scorre dal finestrino, fatto di pezzi di cielo antracite, alberi verde intenso e tralicci neri, un paesaggio così vivo, mi suggerisce di raccontare questa storia. Mi augura buon viaggio quando mi lascia alla stazione, snodo nevralgico da cui partono la maggior parte dei bus della provincia. Quello per Roccabruna arriva puntuale. L'autista mi guarda perplesso, e leggermente scocciato, quando salgo e chiedo un biglietto. "Signorina se non mi dice dove deve andare...". Dove devo andare? Dentro il teatro di un paese di 7018 abitanti. A sentire un poeta contemporaneo che è di Bisaccia. A scoprire il "Sacro minore". "Allora signorì, me lo dice dove deve andare o no?". Torno sulla terra e rispondo semplicemente "Dronero". Quattro euro e venti per diciannove chilometri, per circa una ventina di minuti di viaggio o forse di più. Perdo il senso del tempo osservando il paesaggio e i vari paesini che attraversiamo lentamente, cullata dai sussulti del bus e con un punto di vista per me insolito. Avevo dimenticato quelle sensazioni sperimentate quotidianamente, e con meno entusiasmo, nei tragitti di andata e ritorno verso il liceo. Un ragazzino suona il campanello per prenotare una fermata che è anche la mia. "Ma cosa ci fai qui, a quest'ora? Come stai? A che ora vai al reading? Dai vieni che ti offro l'aperitivo!". È un altro A. il primo incontro che faccio, appena scesa dal pullman. Ci sediamo in un bar di una piazzetta del centro e parliamo del suo paese (lui a Dronero ci vive), dell'abitudine di leggere il giornale al bar, del piacere e della gestualità di toccare la carta, un rituale dove i contenuti a volte passano in secondo piano, del "Ponte del Dialogo", il festival letterario di cui Arminio è ospite e, ovviamente, di poesia. Ci interrompe la telefonata della mia amica S., le avevo mandato un vocale per dirle di essere di passaggio e senza macchina, comunicandole l'eventualità rientrare con un taxi (un viaggio in taxi nella provincia cuneese, di notte, è un'esperienza che sogno da sempre). "Vieni da me se ti va. Mangiamo una cosa insieme". Saluto A. e raggiungo S. È un po' che non la vedo e l'imprevisto di oggi ci regala del tempo insieme: davanti a un calice di vino bianco ci raccontiamo le ultime news delle nostre esistenze, storie che interrompiamo per parlare di scrittura, di musica e di argomenti che devono essere taciuti. Sono le 20.45 quando arrivo in teatro. Il reading, in cui le letture delle poesie di Arminio si alternano alle canzoni dei figli cantautori Livio e Manfredi, comincia dopo la presentazione del presidente Uncem Roberto Colombero che, parlando di spopolamento, auspica un ritorno alla semplicità di quel “Sacro minore” di cui parla Arminio, alla semplicità delle relazioni e dell'incontro con l'altro, ancora possibili all'interno di un paese e della sua comunità. E l'ultimo incontro che faccio, e che chiude il cerchio, è quello con M. La conosco da poco M. e, mentre ci scambiamo le impressioni sul reading, raggiungiamo la sua macchina, parcheggiata in un piazzale in fondo al paese, a quell'ora deserto, percorrendo una via del centro. Nel tragitto mi racconta di lei, di una scuola di scrittura e di come sia stato forte scrivere la propria biografia, parole preziose. Mi lascia vicino a casa e, lì, il mio sguardo è catturato dalle ombre degli alberi proiettate su un muro di cemento. Alzo la testa verso la luce dei lampioni. Poi un po' più in alto, e guardo le stelle. Il mio "Sacro minore", oggi, l'ho trovato anch'io.
 
"Sacro non è raccontare
ciò che sai
ma quello che ti commuove
e non sai perché"
 
Sacro minore - Franco Arminio
 
Ponte del Dialogo - Festival Letterario Diffuso- prosegue fino a domenica 14 maggio. Per informazioni: pontedeldialogodronero@gmail.com.

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