CUNEO - Aspettando Sanrito: Dario Canal

Undici piccole interviste alla scoperta dei concorrenti che saliranno sul palco del "Piccolo Festival di Grandi Canzoni" all'Auditorium Foro Boario il 9 e il 10 febbraio

Francesca Barbero 23/01/2024 07:31

Il 9 e il 10 febbraio, torna “Sanrito -Piccolo Festival di Grandi Canzoni”, quest'anno giunto alla nona edizione. Nell'attesa di ascoltare dal vivo i loro brani, abbiamo fatto qualche domanda agli undici concorrenti che si esibiranno, accompagnati dalla Good Night Orchestra, sul palco dell'Auditorium Foro Boario. Oggi è il turno di Dario Canal (Grosseto), in gara con "Fregati".
 
Chi è Dario Canal? Come definiresti la tua musica?
“Dario Canal è un cantante che si sta trovando ad imparare a fare il musicista, e questa cosa lo diverte parecchio. Mi definisco un uomo fortunato. Sono fortunato perché a scuola ho imparato a scrivere qualche frase in lingua corrente, e grazie a questo posso comporre delle canzoni, come quella che sto portando in gara al Sanrito. Sono stato altrettanto fortunato perché ho avuto modo di suonare per tutta l'Italia con diversi progetti, primo fra tutti gli Etruschi from Lakota con cui mi sono tolto tante soddisfazioni, artistiche e umane. Un'esperienza che mi sta facendo comodo non solo per questo mestiere, ma anche nella vita di tutti i giorni. Inoltre ho avuto una gigantesca botta di culo perché caratterialmente sono un tipo che si diverte a provare a fare cose, sopratutto artistiche e affini, sicché in questo momento sono in concorso per cantare una mia canzone ad un festival, con tutto il meraviglioso carico emotivo che questo mi darà. La mia musica nasce dai tantissimi ascolti che faccio da sempre quotidianamente, dal cantautorato italiano, al rock inglese e americano, fino alle attuali forme del soul, del funk e dalle innumerevoli fonti musicali che oggi abbiamo la possibilità di utilizzare. Principalmente creo prendendo spunto dam momenti musicali che ricordo o che mi passano per la testa. Successivamente faccio lavorare l'immaginazione e poi scrivo, scrivo, scrivo fino a trovare una forma canzone/musica che mi sembra possa tornare. Non ho un genere definito, ho praticamente appena iniziato questa ricerca”.
“Fregati” è il titolo della canzone in gara. Quali tematiche affronta?
“Le tematiche di 'Fregati' riguardano il proprio personalissimo modo di vedere la società e la cultura che ci circonda. Un brano che cerca di prendere coraggio semplicemente esponendo un'idea: in un modo o nell'altro, noi esseri umani, ci stiamo fregando tra di noi. Ogni giorno ci accorgiamo che c'è qualcosa che non va, qualcosa che non funziona, qualcosa per cui sarebbe giusto rimboccarsi le maniche e provare a cambiare. Qualunque cosa sia, da un'idea utopica, fino allo smettere di fumare, cresce la consapevolezza che la propria condizione attuale non muterà e se lo farà, non sarà per nostra volontà ma per un destino più forte o legato alla sorte (rima cercata e voluta). Non che il nostro destino sia segnato, tutt'altro, ma è il nostro modo di reagire alle cose che rischia culturalmente di farci finire di poterci definire 'esseri sociali' comunemente detti. Di conseguenza quello che possiamo fare in risposta a questo è provare ad amare, come se l'unica arma contro questa trappola culturale ed esistenziale, siano proprio le emozioni e i sentimenti: se devo essere fregato, meglio che succeda per amore”.
Perché hai deciso di partecipare a Sanrito? È la tua prima volta al festival?
“Ho deciso di partecipare perché ho voglia di vivere nuove esperienze artistiche, di mettermi alla prova. In secondo luogo perché ho bisogno di questo tipo di avventura per dare coraggio a quello che faccio. In terzo luogo perché credo che la mia canzone possa crescere molto se orchestrata e diretta da una big band come quella del Sanrito. E' la mia prima volta come concorrente e la seconda volta come artista. Quando ancora si svolgeva il festival al Condorito, abbiamo avuto modo di essere presenti, assieme agli Etruschi from Lakota, con Simone Sandrucci, come 'ospiti stranieri'. Furono dei giorni veramente rock'n'roll”.
Il fil rouge dell'edizione di quest'anno sono i sogni. La musica è sogno? 
“Diciamo che quello che ci circonda, il reale, è la versione parziale dei nostri sogni, quello che umanamente siamo riusciti a tradurre dai nostri sogni. Mi piace pensare che la mia immaginazione sia un sogno continuo. Quello che poi riesco a trasportare dalla mia mente alla realtà è soltanto una parte di questo. La musica che vivo, che sento e che creo, è un immagine parziale dei suoni che ho nella testa. Inoltre la musica rimane difficilmente tangibile, è volatile, percettibile solo in parte, e solo in parte traducibile, forse è questo che crea ancora più vicinanza con il sogno, entrambi sono frutto costante della propria fantasia. Se dicessi che la musica è sogno, per me il sogno sarebbe un concerto senza fine”.
Salutiamoci con il ricordo del sogno che hai fatto ieri notte, un tuo sogno nel cassetto oppure uno già realizzato...
“Non poco tempo fa, ho sognato di essere seduto ad tavolino con un cantante e un chitarrista da spiaggia che stavano improvvisando una canzone. Sempre al tavolo avevo alla mia destra una mia amica e a capotavola la mia compagna. Mentre questi suonavano osservavo lo sguardo della mia ragazza che, sempre più rapita da questa musica, ad un  tratto mi prende la mano, come se avesse sentito la sua canzone preferita. Preoccupato che quei due musicisti, a lungo andare, la potessero far innamorare, ho iniziato ad ascoltare questa canzone per capirne il significato. Di colpo, 5 minuti prima che suonasse la sveglia, mi sono alzato, ho preso la prima chitarra che ho trovato e ho trascritto le parole che mi ricordavo di quella canzone. Ho registrato con ancora la bocca impastata e l'occhio bigio, una linea melodica di chitarra e voce sul mio telefono. Suona la sveglia, la mia ragazza si alza, mi trova in salotto mezzo nudo che strimpello, e mi chiede che cosa stessi facendo. Io nemmeno le ho risposto e sono tornato a dormire”.

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