CUNEO - Dentro l'anticamera di un sogno

Storie e ricordi del Nuvolari. Il 17 giugno 2004 i Karma's Blame aprivano il concerto dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Una performance indimenticabile per un gruppo agli inizi: tra sensazioni, maschere e abbracci con Davide Toffolo

I Karma's Blame insieme a Davide Toffolo

Francesca Barbero 05/03/2023 09:10

Una rubrica per raccontare il palco più importante della provincia cuneese, che oggi non esiste più: il palco del Nuvolari. Per rendere eterno un luogo nei ricordi di chi quel palco l'ha vissuto sopra, sotto e nel backstage. Un palco che in 27 anni - il Festival del Nuvolari Libera Tribù durava tutta l'estate - ha dato più di una scossa a una cittadina di provincia immobile e sonnolenta. Non un semplice amarcord per i tanti, troppi, nostalgici ma piccole istantanee dei live, della magia post concerto che, ogni notte, si ripeteva nel parco e di vita vissuta. Prove dell'esistenza di un'epoca in cui la scena musicale era più viva che mai. Un'idea nata per caso che non avrebbe mai preso forma senza le band, che hanno aperto i loro cassetti della memoria, e senza il prezioso aiuto di Andrea Ceraso, musicista, regista e amico. E ovviamente senza il Genius Loci del Nuvolari, con la sua capacità di dare vita a una dimensione particolarmente intima che avvicinava artisti e pubblico in modo unico. A tutti loro va il mio grazie.
 
“Una scalinata illuminata da tante piccole lucciole” collega il cuore della città alle rive di Gesso. È l'immagine di un ricordo, una visione un po' da "Sogno di una notte di mezza estate" anche se non è primavera e l'amore che va in scena è quello per la musica. Una visione che si è ripresentata per 27 estati a chi scendeva quelle scale per prender parte alla cerimonia. È la notte del 17 giugno 2004 e l'invito, rigorosamente sul libretto con la programmazione del Festival, annuncia il concerto dei Tre Allegri Ragazzi Morti e dei Karma's Blame, "giovanissimo gruppo rock cuneese molto promettente". Nati nel 2002 per "colpa del karma" che fa incontrare Antonio Ghio, Pietro Parola, Andrea Ceraso, Matteo Bonavia e Silvia Vada. L'ambizione e l'impegno li porta al raggiungimento di ottimi risultati e al palco del Pistoia Blues, dove qualche ora dopo di loro si sarebbe esibito Carlos Santana. La pressione autoindotta e l'inesperienza dovuta alla giovane età ne causano lo scioglimento nel 2005. Per i K5B, e per molte altre band locali, il Nuvolari è stato fondamentale. "Suonare qui è stato realizzare un sogno, entrare in un’anticamera concreta di quel teatro onirico che dentro di noi ha avuto in cartellone per molte stagioni sempre e solo lo stesso spettacolo a tutte le ore: vivere di musica", parole del chitarrista Andrea Ceraso che rivelano il valore di quel luogo. Il Nuvolari permetteva di uscire dalla sala prove e dai live nei locali per salire su un palco calcato dai professionisti, di ricevere nuovi stimoli, di vivere "una situazione e, ancora di più, sensazioni che diventavano un riferimento, una nuova unità di misura minima di quello che doveva accadere per essere sulla giusta strada professionale in musica. Un’esperienza straordinaria che sarebbe dovuta diventare ordinaria". L'apertura di un concerto di una band di quella portata, e il relativo confronto, era un'esperienza significativa per la consapevolezza di un gruppo agli inizi. "I TARM furono gentilissimi. Conserviamo delle foto dove sembriamo dei fan impazziti con tanto di abbraccio-ammucchiata sul frontman Davide Toffolo. Parlammo molto con lui e con il batterista Luca Masseroni. Ci regalarono delle loro maschere che indossammo per il primo brano, Tanto Vale. Un concerto incredibile, pieno di amici, conoscenti e tanti sconosciuti. Certo la stragrande maggioranza era lì per loro ma ricordiamo gli applausi di supporto e l’incitamento del pubblico che crescevano di pari passo con il nostro prendere confidenza con quel palco, che sembrava altissimo, e quell’atmosfera. L'ansia precedente l'esibizione, la paura, lo sguardo basso dei primi istanti. E ancora le luci calzanti. Le voci conosciute che si staccavano dal panorama sonoro rumoroso tipico di un live e l’applauso, alla fine del primo pezzo, liberatorio, intenso e, per noi, dannatamente significativo. Perfino il soundcheck era stata un’esperienza pazzesca. Un concerto vero, il primo come quelli che sogni fin da quando prendi in mano uno strumento" racconta Andrea. Anche l'accesso al backstage, spazio "così esclusivo e poco frequentato da noi, frequentatori abituali del Nuvo”, con le poltroncine, il frigo, il buffet e le pareti di lamiera, piene di firme e adesivi, avvicinava chi sognava di farcela e chi c'era riuscito. Era la norma quelle sere vedere gli artisti autografare libretti, chiacchierare, sorseggiare "una birra non proprio buonissima ma familiare" o giocare a calcio balilla, come uno "sconfitto" Samuel dei Subsonica. Un luogo che rinascerà, ma che non potrà mai più avere quella dimensione, con la speranza che "possa nutrirsi delle nuove proposte, in particolare culturali, facendo rivivere almeno un po' del suo vecchio spirito". In modo che i giovani, e chi scenderà quelle scale, possano ancora sognare e tornare a guardare la danza di quelle piccole lucciole nelle sere estive.

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