CUNEO - “I palazzi di Via Roma si raccontano”: la storia della “via maestra” nell’opera postuma di Roberto Albanese

Di fronte a un cinema Monviso gremito la presentazione dei tre volumi curati da don Gazzola. È l’ultimo regalo dello storico e architetto alla sua città

Andrea Cascioli 10/02/2023 19:00

Un cinema Monviso riempito in ogni ordine di posto ha fatto da sfondo alla presentazione dei tre volumi de “I palazzi di Via Roma si raccontano”. L’opera, edita da Primalpe e curata da don Gian Michele Gazzola, nasce dai materiali di ricerca lasciati dallo storico e architetto cuneese Roberto Albanese, per decenni tra i protagonisti della cultura locale e della riqualificazione della “via maestra”.
 
Albanese è scomparso a 67 anni il 7 luglio del 2020, vittima di un incidente stradale. La sorella Marinella ha donato alla Fondazione CRC la biblioteca e l’intero archivio, frutto di lavori che hanno portato alla riscoperta della storia architettonica e urbanistica dell’intera città. La sua morte prematura aveva lasciato incompiuta l’opera che avrebbe voluto pubblicare in tre successive uscite: la prima, “I segreti di Via Roma”, aveva già visto la luce nel 2018. La terza avrebbe dovuto riguardare il sistema delle botteghe di Via Roma ma difficilmente sarà possibile recuperarla, perché la ricerca era appena agli inizi.
 
All’attuale pubblicazione ha lavorato dopo la scomparsa di Albanese l’amico e collaboratore don Gian Michele Gazzola: si tratta di un’opera di circa 1200 pagine complessive in tre volumi, il primo dei quali è dedicato a un’analisi della strada e delle caratteristiche dell’abitare lungo i secoli. Gli altri due volumi, incentrati l’uno sul versante dello Stura e l’altro su quello del Gesso, approfondiscono le caratteristiche dei palazzi affacciati su quella che è da sempre la “spina dorsale” del corpo urbano. E che non cessa di regalare sorprese, come dimostrano le facciate e gli elementi architettonici riscoperti durante la riqualificazione.
 
Loggiati, scale a chiocciola, torri merlate e androni sono descritti con l’ausilio di un ricco apparato iconografico: “Si parte - spiega don Gazzola - dall’esperienza angioina, la Cuneo gotica con una ‘platea’ di un chilometro di lunghezza che verrà poi ridotta a 600 metri sotto i Savoia”. Nell’antica via Roma si raccoglie tutta l’intellighenzia e la nobiltà cittadina, sovente senza mai cedere il proprio “posto al sole” se è vero che alcune famiglie proprietarie nell’Ottocento sono quelle che risiedevano negli stessi palazzi dal Quattrocento. Cambia, in compenso, la fisionomia architettonica, specie quando la città seicentesca si ritrova a dover riutilizzare al massimo gli spazi esistenti. In tempi dove ancora non si badava alla conservazione in senso archeologico alcuni edifici vengono accorpati, come palazzo Giusiana, altri demoliti e ricostruiti ex novo, come accade agli attuali palazzi Lovera e Tornaforte. Solo nel Settecento spuntano i balconi, in genere concepiti come “dehor” del piano nobile: l’esempio più bello e innovativo è proprio quello di palazzo Tornaforte.
 
La storia di via Roma è anche la storia di quello che avrebbe potuto essere e - forse per fortuna - non fu. Si scopre ad esempio che esisteva un progetto d’età napoleonica per demolire la Torre Civica e la chiesa di San Sebastiano, realizzando una piazza con un arco di trionfo e un’arena che avrebbe dovuto dare respiro all’hotel de ville, ovvero il nostro municipio. La forma dei nuovi assi viari immaginati ricalcava, in maniera non casuale, il compasso massonico. Altro progetto abortito nel XIX secolo quello tramite il quale si pensava di “raddrizzare” il tracciato di via Roma, rendendolo rettilineo. Don Gazzola ipotizza con Albanese che la strada ricalcasse la centuriazione romana: alcune case presentano infatti una metratura corrispondente all’actus e allo iugero, unità di misura in auge nelle città sotto l’egida di Roma.
 
L’auspicio è che la nuova pubblicazione sia di stimolo a ulteriori iniziative: “Quello lasciato da mio fratello - ricorda Marinella Albanese - è un patrimonio culturale enorme: lo vorrei far vivere con progetti educativi e culturali, con l’aiuto delle scuole”. Il curatore dell’opera aggiunge: “Roberto immaginava un giro delle torri e delle case medievali, come percorso turistico. Mi auguro che questo materiale passi alle scuole e ai ricercatori, diventi in qualche modo seme che dalle ricerche di Roberto continui a portare frutto”.

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