MONTEMALE DI CUNEO - Nosto Reino Jano, la regina è ancora tra noi

Per i provenzali la Bella Giovanna d'Angiò rappresenta ciò che Maria Stuart è per gli scozzesi. A Montemale, secondo la leggenda, si conservano i resti del suo castello

Renato Lombardo 22/05/2022 18:16

Pubblicato in origine sul numero del 28 aprile del settimanale Cuneodice: ogni giovedì in edicola
 
“La Belle Jeanne est, pour nous autres Provençaux, ce que Marie Stuart est pour les Écossais: un mirage d’amours rétrospectives, un regret de jeunesse, de nationalité, de poésies enfouies. Et les rapports ne manquent pas entre les deux royales et tragiques enchanteresses”. La Bella Giovanna è, per noi Provenzali, quel che Maria Stuart è per gli Scozzesi: un miraggio di amori retrospettivi, un rimpianto di giovinezza, di nazionalità, di poesie sepolte. E le corrispondenze non mancano tra le due reali e tragiche ammaliatrici. Così chiosava Fréderic Mistral nella prefazione al suo dramma “La Rèino Jano”.
 
Ereditato il regno angioino dal nonno Roberto d’Angiò nel 1343, Giovanna I d’Angiò lo governò per 38 anni, come per Regina di Napoli, Sicilia e Gerusalemme, Duchessa di Puglia e Calabria, Principessa d’Acaia, Contessa di Provenza, di Forcalquier e di buona parte del Cuneese (la contea del Piemonte, con Cuneo capitale).
 
 
Il castello della Regina Giovanna a Montemale
 
Il 18 marzo 1342 il senescalco provenzale Bertrando de Baucio, Bertran del Baus, governatore risiedente a Cuneo, sede della senescalia della contea di Piemonte, in rappresentanza del Re Roberto d’Angiò, aveva ricevuto dal marchese di Saluzzo Tommaso II le terre di Dronero e della valle Maira, che entravano così a far parte della Contea angioina del Piemonte, che già comprendeva le valli del Piemonte meridionale, tra cui le valli Grana e Stura.
 
Montemale di Cuneo, un piccolo borgo collocato sulla displuviale tra la valle Grana e la valle Maira, nella prima metà ‘300 era territorio angioino. A distanza di sette secoli dalla fine del dominio degli Angiò su questi territori, a Montemale di Cuneo, come in molti altri luoghi della nostra provincia, ancora sopravvive la memoria della Regina d’Angiò, la nosto Reino Jano, qui conosciuta con vari appellativi: la Reire Jana, la Reli Jana, la Regi Jana. A breve distanza dall’abitato di Montemale, nei pressi della borgata Argillosa, su un poggio che domina l’abitato di Dronero e la bassa valle Maira, sorgono i resti di quello che, per dimensioni e tipo di struttura edilizia a grossi blocchi di pietra, fu senza ombra di dubbio un fortilizio, se non un addirittura un castello. Secondo la tradizione locale, queste sarebbero le vestigia di quello che fu il castello della Regina Giovanna.
 
Si tratta di un luogo che appartiene al mito, ma, come sempre succede in questi casi, la leggenda contiene un grumo di verità, in quanto possiede un incontestabile aggancio alla realtà storica locale. Nel 1350 Giovanna, allora ventiquattrenne, è sul trono da sei anni quando decide di fuggire una seconda volta in Provenza, per recarsi, come due anni prima, alla corte papale di Avignone in cerca d’aiuto. La regina vuole sottrarsi alle angherie del marito, Luigi di Taranto, che la tratta come una schiava, e affidare al pontefice Clemente VI il governo del regno. Il suo piano di fuga viene però scoperto e, il 15 gennaio 1350, la regina sarà costretta a una umiliante cerimonia di pubblica confessione in Castel Nuovo, la fortezza simbolo di Napoli, più conosciuta come Maschio Angioino.
 
Il 22 agosto di quello stesso anno, ai margini della sua contea di Piemonte, in un prato presso la chiesa di San Nicolao di Ricogno - in realtà quello non era più territorio angioino da quattro anni -, i rappresentanti delle comunità di Dronero, Montemale e Valgrana si riuniscono “...in quondam pascherio prope ecclesiam sancti nicholai de durcogno...” per stilare, arbitro Matteo dei signori di Costigliole, la sentenza arbitramentale che definiva i confini dei rispettivi comuni. Nel testo viene citato un castello (“…et a dicto loco montis pitoni sicut itur et recte tenditur versus castellare husque de subtus faetum pate…”) la cui ubicazione corrisponde perfettamente al luogo che la tradizione indica come sede del castello della sovrana di Provenza. Quel poco che resta di quel presunto maniero si trova a metà strada tra la borgata Ripoli di Dronero e il capoluogo di Montemale, poco sotto la borgata Argillosa.
 
Sulle carte topografiche dell’Archivio di Stato di Torino del 1750, nel luogo suddetto, che la sentenza del 1350, chiamandolo “castellar”, indica come termine di confine tra i due comuni, sono rappresentate le rovine di un grande edificio la cui denominazione è “Castello”. Sul foglio 79 della Carta d’Italia IGM, che riporta la situazione topografica definita dai rilevamenti del 1902, nello stesso luogo, a quota 791 m s.l.m., troviamo un simbolo grafico indicante la presenza di rovine. Tale simbolo è identico a quello riguardante i ruderi del sovrastante castello di Montemale.
 
Pochi i relitti oggi visibili di quell’improbabile fortezza angioina di cui fanno menzione documenti e carte topografiche. Molti, invece, i frammenti superstiti della leggenda che li riguarda. Di antiche vastità nascoste affiorano ancora oggi umili vestigia che, reggendo alle ingiurie del tempo, ci regalano l’illusione di un grandioso passato, nobilitato da un’augusta, venerata presenza.
 
La fortezza della Regina Giovanna era comunque coeva o addirittura preesistente al dominio degli Angiò sul Cuneese e non è del tutto fuori luogo l’accostamento del “castello” alla sovrana angioina.
 
(fine della prima parte)

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