CUNEO - Oltre agli eventi “mediatici”, che cosa resta della cultura cuneese?

L’originale produzione culturale nel Cuneese ridotta al lumicino, sovrastata dalla corsa ai volti noti della televisione

In coda per la mostra di Steve McCurry

d.b. 23/01/2023 09:06

Entusiasmo a Caraglio, in questi giorni, per i dati positivi sull’affluenza di visitatori alla mostra “Texture” di Steve McCurry al Filatoio. “La Stampa” scrive di un “enorme successo”. Siamo felici anche noi – come potremmo non esserlo - di questo come di altri successi ottenuti da eventi culturali nel cuneese: il festival “Nuovi mondi” in valle Stura, il festival della TV di Dogliani, “Collisioni” ad Alba, “Scrittorincittà” a Cuneo. C’è un filo rosso che unisce questi eventi e ne spiega il successo: il richiamo di nomi e volti noti grazie alla ribalta televisiva, non importa che siano fotografi o scrittori, filosofi o giornalisti. Il gusto del pubblico è ormai profondamente condizionato da quel che passa la televisione, spesso semplicemente amplificato dai social media. A Cuneo come a Milano o a Firenze i personaggi mediatici hanno un forte potere di attrazione. Un’altra considerazione su questi eventi di successo  riguarda i loro organizzatori e/o promotori: spesso sono esterni al territorio cuneese o col territorio hanno un rapporto meramente funzionale. La mostra del Filatoio, ad esempio, è un prodotto confezionato da un gigante del sistema culturale nazionale come “Civita Mostre e Musei”, fatto circolare in molte città italiane e approdato a Caraglio, con un nuovo allestimento, grazie a Fondazione Artea. 
 
Quando arrivano i vip, i cuneesi si mobilitano e riempiono teatri, piazze, spazi espositivi. Gli stessi giornalisti locali sembrano smaniare pur di avere un selfie o un video o un’intervista con uno di loro. Una volta questo atteggiamento si sarebbe definito “provinciale”, ma oggi anche questo aggettivo ha subito le conseguenze della società liquida e ha cambiato significato.
 
Dietro all’effervescenza dei festival e degli eventi da “tutto esaurito”, che piacciono tanto ai politici, agli operatori turistici e a qualche giornalista, qual è la situazione della produzione culturale nel cuneese? Con “produzione” ci riferiamo a progetti, eventi concepiti, sviluppati e realizzati in provincia di Cuneo. Il panorama non è certo esaltante, anzi. L’associazionismo e il volontariato culturale sono ai minimi storici e si concentrano per lo più sulla valorizzazione dei beni culturali e molto meno sulle attività creative. Si fa un gran parlare di comunità, di identità, di territorio, ma siamo ben lontani dalla stagione degli anni Settanta e Ottanta, quando Cuneo era all’avanguardia in questi ambiti. Per avere una produzione originale non bastano i soldi: sono fondamentali le persone e proprio queste sono venute a mancare o non trovano gli spazi e le occasioni per emergere. Se non si troverà il modo di fare davvero rete tra le piccole realtà culturali del territorio, se non si troveranno persone e temi in grado di catalizzare l’attenzione dei giovani, il cuneese è destinato a diventare un contenitore di eventi, come ce ne sono tanti in giro per l’Italia. Un cuneese al rhum di cui rimane solo l’involucro di carta: una carta luccicante, molto attraente, non c’è dubbio, ma senza più cioccolato e, soprattutto, senza più rhum.
 
Tra gli obiettivi che erano emersi dagli Stati Generali della Cultura, promossi dalla Regione Piemonte nel 2016, primeggiava “l’importanza di attivare e stimolare una partecipazione piena da parte dei cittadini conciliando la fruizione con il coinvolgimento attivo e diretto delle persone”. Non si è fatto molto in questa direzione, anzi possiamo dire che la situazione è regredita. Le motivazioni soni numerose e complesse, conseguenza di una società in continua e sempre più accelerata trasformazione. Proprio per questo varrebbe la pena di fermarsi a riflettere sull’importanza di promuovere una cultura diffusa e ben ancorata i territori  per orientarsi in periodi di crisi e di smarrimento. I “grandi” nomi attirano pubblico, accendono entusiasmi, ma non lasciano tracce durature. Più che sull’effimero, bisognerebbe tornare a puntare sulla sostanza, da bravi cuneesi (con rhum).

Notizie interessanti:

Vedi altro