CUNEO - Paolo Cognetti è ancora un ragazzo selvatico

Dopo la recensione su Cuneodice un inatteso scambio di email con l’autore

Paolo Cognetti

d.b. 11/12/2023 08:34

A volte succede. Molto raramente, ma succede. Mentre scrivevo la recensione sull’ultimo libro di Paolo Cognetti, Giù nella valle, ed esprimevo la mia amarezza perché il “ragazzo selvatico” che avevo apprezzato in altre opere, ormai ai miei occhi somigliava più a un giovin signore del sistema editoriale, speravo - in cuor mio - che potesse leggere le mie punzecchiature. Speravo che potesse arrabbiarsi e dirmi che mi stavo sbagliando, che lui era rimasto “un ragazzo selvatico”. Speravo in una reazione che mi facesse ricredere, non sul libro ma sull’autore. 
 
Quando il direttore di Cuneodice.it mi ha detto che Paolo Cognetti avrebbe voluto contattarmi, quasi non ci credevo. Ma guarda un po’, ho pensato, a volte, anche se molto raramente, i desideri si avverano. Paolo Cognetti mi ha scritto un’e-mail. Arrabbiato. Non tanto per la recensione del libro, quanto perché io avevo messo in dubbio la sua autenticità di uomo. È stato l’inizio di uno scambio di messaggi, in cui il personaggio pubblico “Cognetti” ha lasciato il posto a Paolo. Mi ha parlato del suo lavoro, della  sua insofferenza per tutta una serie di riti sociali che la pubblicazione di un libro comporta. Mi ha anche detto che non scriverà più sulla montagna. Un dialogo dai toni duri, ma sincero. In uno dei messaggi l’ho definito sanguigno e lui ha pensato all’accezione negativa del termine, che invece io usavo in quella positiva. Molto positiva, perché nelle sue email sentivo vita pulsante, umanità sofferta.  
 
In Giù nella valle uno dei due fratelli protagonisti del libro si rivolge all’altro dicendo che cosa vorrebbe: “Un bell’abbraccio da mio fratello. O anche fare a pugni, scegli tu. Qualcosa di vero”. Nel dialogo con Paolo si sono sfiorati i pugni, ma poi si è arrivati all’abbraccio. Soprattutto, è stato “qualcosa di vero”.  E se non cambio idea sul libro, sono molto felice di condividere con i lettori la mia soddisfazione di poter pensare e dire che Paolo Cognetti è rimasto quel ragazzo selvatico di qualche anno fa, che sbuffa per chi lo costringe a stare in pubblico, che ha ancora la grinta per arrabbiarsi e confrontarsi, faccia a faccia, con qualcuno da cui si è sentito  messo in dubbio come persona, non come scrittore.   

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