DRONERO - Quando la cultura fa centro

A Dronero unanimi consensi per la prima edizione del "Ponte del Dialogo"

d.b. 21/05/2023 12:35

Dronero per una settimana ha ritrovato lo smalto della città glamour di inizio Novecento, frequentata da politici, giornalisti, intellettuali, uomini di mondo, che animavano le sue splendide dimore gentilizie, affollavano i suoi caffè, i ristoranti, gli alberghi. Dal 9 al 14 maggio 36 scrittori provenienti da tutte le parti d’Italia hanno alloggiato negli alberghi di Dronero, hanno apprezzato i suoi dolci, il vino degli orti della Riviera, gli altri suoi prodotti. Soprattutto, sono rimasti affascinati dalla grazia e dalla bellezza del suo centro storico, dell’affaccio sul Maira, dell’accoglienza ricevuta. Gli agenti degli scrittori hanno chiamato gli organizzatori, nei giorni successivi al Festival, per comunicare l’entusiasmo degli autori, cosa che succede di rado, hanno assicurato. La previsione iniziale era che partecipassero agli eventi del festival 1.500 persone, invece sono state 2.520: una risposta eccellente, soprattutto per una prima edizione. Tutto il paese è stato coinvolto: non solo il teatro e i soliti luoghi della cultura, ma anche un bar, una birreria, la frazione di Monastero con il suo bellissimo convento. Se il clima lo avesse consentito, sarebbero stati utilizzati per gli eventi anche spazi all’aperto. Il momento forte del Festival è stato l’incontro con Gianluca Gotto, il sabato sera: più di 800 prenotazioni a fronte dei 250 posti disponibili in teatro. Tantissimi giovani, che sono rimasti in coda fin quasi all’una di notte per farsi firmare una copia del suo ultimo libro. Una serata che ha riportato un po’ di ottimismo nel futuro: su questi giovani – hanno pensato in molti – si può puntare per costruire qualcosa di buono. Oltre alla bravura di Gotto, ha colpito anche la freschezza e la preparazione dei due giovani che hanno conversato con lui, Alessia Tallone e Elia Romana. Altro momento forte del Festival è stato l’incontro con Franco Arminio e i suoi due figli, Livio e Manfredi: riflessioni sulla vita di paese, di periferia, tra poesia e musica, tra nostalgia e ironia. Una vera sorpresa i brani eseguiti da Livio e Manfredi, che hanno trascinato il teatro in risate e applausi scroscianti. E poi il finale, con il sindaco Mauro Astesano che ha tradotto, senza averlo visto prima, un brano di Franco Arminio in piemontese  e il pubblico invitato a cantare, in un crescendo di emozioni e di coinvolgimento. Una serata decisamente diversa dalle solite presentazioni di libri. E questa è stata una nota comune a molti eventi del Festival, che lo hanno distinto da altre kermesse letterarie: l’innovazione, l’originalità, il coinvolgimento del pubblico e – aspetto molto importante – di tutto il paese. Sorprendente, infatti, è stato l’intervento di Davide Longo, che ha intrattenuto il folto pubblico con una riflessione sull’armonia mentre preparava le ravioles della valle Varaita insieme a Katia Giordanino. Ravioles che sono poi state offerte ai presenti molto incuriositi e con l’acquolina in bocca.  Molto divertenti anche le conversazioni di Piero Dadone con Gianni Farinetti e Bruno Gambarotta: momenti di autentico intrattenimento garbato, ironico, il meglio della piemontesità. 
 
La cultura, con il Festival dronerese, ha fatto centro: ha coinvolto i giovani, sia nell’organizzazione sia come pubblico, ha coinvolto i commercianti e gli esercenti del paese, le associazioni, le scuole, le frazioni. Lontano dall’essere un “prodotto di nicchia” per i “soliti” intellettuali, il Ponte del Dialogo ha pienamente assolto alla sua missione di essere ponte, legame, connessione tra le diverse anime della comunità. E’ stato davvero confortante vedere le ragazze e i ragazzi dello staff darsi tanto da fare, presentare in modo eccellente Gianluca Gotto, prendersi cura della mascotte del Festival, il draghetto “Cello”. Erano allieve e allievi del corso di Istruzione Tecnica Superiore (IFTS) dedicato al turismo, organizzato dall’AFP di Dronero. Accanto a loro il giovane libraio di Dronero, infaticabile, insieme a ragazze e ragazzi della Pro Loco, di Dronero Cult e di altre associazioni. I commercianti di Dronero, riuniti nel “Bottegone” hanno omaggiato gli autori che venivano la lontano con una borsa piena di prodotti del territorio, molto apprezzati. Lo scrittore Gianni Farinetti, ad esempio, durante la notte trascorsa in albergo ha divorato tutti i Droneresi.
 
Molto efficace e sentita la partecipazione delle scuole: il laboratortio di scrittura con Farinetti all’Istituto Comprensivo, l’incontro sui migranti con Ermanno Giraudo al CFP, la conversazione con Bruno Gambarotta all’Istitutto Alberghiero e la straordinaria lezione di storia contemporanea di Carlo Greppi agli studenti di CFP e Alberghiero. Resterà nella memoria degli allievi delle scuole dell’infanzia e delle scuole primarie di tutta la valle Maira lo spettacolo di Pier Mario Giovannone al teatro Iris, per la presentazione del libro che l’autore ha scritto con Agostino, il figlio di 10 anni. E resterà anche vivo il ricordo della “Cena del Dialogo” curata dall’Istituto Alberghiero per il Comune, cui hanno partecipato autori, editori del territorio e rappresentanti delle associazioni di volontariato droneresi.
 
Infine un altro punto di forza del festival: aver coinvolto gli editori locali, che hanno partecipato sia attraverso l’allestimento di stand sia attraverso la presentazione di libri e autori del territorio: ben 22. In qualche caso si è trattato di vere e proprie anteprime, come  per “Grinour” di Franco Baudino (Associazione culturale “Il Maira”) o “Il buio che illumina” di Annamaria Fenoglio (Nerosubianco) o “Il segreto della vecchia guardia” di Andrea Dematteis (Fusta). Inspiegabilmente emarginati da Scrittorincittà, gli editori locali hanno dimostrato a Dronero tutta la loro vitalità e il loro ruolo di indispensabili promotori di cultura. Gli organizzatori hanno intenzione di coinvolgerli ancor di più nelle prossime dizioni del Festival.
 
A proposito delle future edizioni: il Comune di Dronero e la rete di partner creata per organizzare l’evento, hanno una grande responsabilità: far tesoro di questo successo, farlo lievitare, fare in modo che i suoi effetti positivi si riverberino su tutto il cuneese. Dronero ha dimostrato che non servono i grandi “guru” dell’organizzazione di eventi, quasi tutti torinesi, profumatamente pagati, per realizzare un evento coinvolgente, di buona qualità. Unendo le forze di una comunità si può fare qualcosa di straordinario, con risorse di gran lunga inferiori a quelle dei grandi eventi iperfinanziati da un sistema culturale che deve assolutamente snellirsi e rinnovarsi.
 

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