PEVERAGNO - Quando Peveragno sorgeva sull’isola di Rodi

La colonia agricola, fondata a fine anni Venti, fu intitolata al paese della Granda di cui era originario Mario Lago, governatore del Dodecaneso italiano. Oggi è una base militare greca

Andrea Cascioli 15/09/2019 07:50


Quella del colonialismo italiano è una pagina di storia patria tuttora poco frequentata dagli studiosi così come dai programmi scolastici, per varie ragioni. Ai più, i riferimenti all’epoca compresa tra l’acquisto della baia eritrea di Assab nel 1882 e la seconda guerra mondiale evocano immagini esotiche e controverse: le disastrose spedizioni in Abissinia culminate con le sconfitte ad Amba Alagi e Adua, la conquista della Libia, l’invasione dell’Etiopia e la campagna d’Africa del 1940-43.
 
Pochissimi ricordano che per un trentennio la bandiera tricolore con la croce dei Savoia sventolò anche su un possedimento coloniale in terra europea: parliamo delle isole greche del Dodecaneso, allora note come Isole italiane dell’Egeo. L’annessione di questo territorio è legata alle vicende della guerra italo-turca del 1911-12, quando i comandi militari organizzano un ‘diversivo’ per affrettare la sconfitta ottomana in Tripolitania: il 4 maggio un contingente di 8mila soldati guidato dal generale Ameglio sbarca a Rodi e sbaraglia le deboli difese turche. Nel giro di due settimane l’intero arcipelago, il più orientale nel mar Egeo, viene conquistato ed è ufficialmente annesso il 18 ottobre, dopo la firma della pace di Losanna.
 
Il periodo dell’occupazione italiana lascerà segni tangibili nelle isole, soprattutto a partire dagli anni Venti. L’impeto urbanistico del fascismo trova infatti un ideale ‘laboratorio’ in questi possedimenti d’oltremare: nella città di Rodi e sulle isole di Coo (Kos) e Lero, in particolare, sorgono alcune tra le più importanti realizzazioni architettoniche del razionalismo. Ma ci si sforza di modernizzare anche l’entroterra agricolo, con la fondazione di colonie destinate, qui come in Africa, a ospitare gli immigrati in arrivo dall’Italia.
 
Il primo villaggio rurale sorge nel 1929 per iniziativa della Società Anonima di Bonifica Agraria ‘Frutticultura di Rodi’, proprietaria di circa mille ettari di terreno a 20 km dal capoluogo. Nei primi anni Trenta vengono ultimati i lavori irrigui e di dissodamento dei poderi, la costruzione delle case coloniche e gli edifici pubblici principali. Il nome del nuovo centro, elevato a comune con decreto dell’8 agosto 1930, è indicato dal governatore del Dodecaneso Mario Lago, in omaggio al suo paese di origine in provincia di Cuneo: Peveragno Rodio.
 
Per un quindicennio, la Peveragno dell’Egeo sarà la colonia agricola più importante del Possedimento. Immagini dell’epoca e un elenco dettagliato dei lavori urbanistici si ritrovano nel volume di Simona Martinoli ed Eliana Perotti ‘Architettura coloniale italiana nel Dodecaneso 1912-43’, edito dalla Fondazione Agnelli: “Nel 1934 - si legge - si registra la presenza di 65 famiglie (400 persone) di coloni provenienti dalla Lombardia (soprattutto da Pavia), dalla Sicilia e dalla Puglia”.
 
Su progetto dell’architetto Bernabiti, la moschea del preesistente villaggio musulmano di Calamona viene convertita nella chiesa di Santa Maria delle Stelle, consacrata il 27 luglio 1930: l’abside del tempio, a tre navate, è ricavato dall’antica moschea, e così pure il minareto adattato a campanile. Nel 1932 iniziano i lavori dell’edificio destinato a ospitare la scuola e l’asilo e viene eretta la caserma dei carabinieri, con pianta a L e torrione ottagonale, nonché il municipio che alberga gli uffici comunali e del fascio, l’ambulatorio medico e la farmacia.
 
La tenuta nel frattempo ha raggiunto i 3500 ettari suddivisi in due comprensori di successiva bonifica. Continuerà a operare fino al 1947, quando il villaggio e l’azienda finiscono abbandonati dopo la cessione del Dodecaneso alla Grecia e gli abitanti fanno ritorno in patria insieme a quasi tutta la popolazione italiana dell'arcipelago.
 
Oggi quella che fu Peveragno Rodio prende il nome di Epano Kalamonas, e non è possibile visitarla né scattarvi fotografie: l’ex villaggio rurale ospita una base militare dell’esercito greco, che ha comunque mantenuto le originarie strutture anni Trenta. La chiesa e gli altri edifici si possono vedere dall’esterno passando lungo la strada che porta a Petaloudes, una delle attrazioni turistiche più conosciute dell’isola: la celebre ‘valle delle farfalle’ si trova infatti a poche centinaia di metri. È possibile invece avvicinarsi ai resti del comprensorio agricolo sulla strada tra Psinthos e Theologos, qualche chilometro più in là. Oltre alle strutture dei frantoi e della produzione vinicola, parzialmente in rovina, è ancora presente una bella fontana in stile déco.
 
La figura del peveragnese - ancorché savonese di nascita - Mario Lago è ben ricordata sull’isola delle rose anche per altri motivi. Governatore del Dodecaneso dal 1922 al 1936, Lago è interprete di un colonialismo assai poco autoritario, dove a un’amministrazione dinamica si affianca un’applicazione delle normative che lascia autonomia alla popolazione locale multietnica: il governatore, d’altronde, arriva dai ranghi della diplomazia, dove è entrato nel 1904 grazie ai buoni uffici di Giovanni Giolitti, compagno di scuola del padre. Nei suoi 14 anni di amministrazione, gli italiani organizzano il catasto e mappano le isole, costruiscono infrastrutture e opere stradali, danno impulso agli insediamenti produttivi e agli scavi archeologici.
 
Ma lo stile conciliante di Lago si scontra con le nuove esigenze della politica di Mussolini nel Mediterraneo. Nel novembre 1936, all’indomani della guerra d’Etiopia, il governo delle isole viene assunto da un pezzo da novanta del fascismo, il torinese Cesare Maria De Vecchi: quadrumviro della marcia su Roma ed esponente dell’ala monarchica e reazionaria del regime, De Vecchi darà ben scarsa prova nel Dodecaneso, attirandosi l’odio della popolazione locale con una serie di provvedimenti repressivi che impongono un’’italianizzazione’ forzata attraverso la chiusura dei giornali greci, le persecuzioni religiose contro ortodossi, islamici ed ebrei, il divieto ai matrimoni misti e più tardi l’applicazione rigorosa delle leggi razziali. Ormai emarginato dal regime, Lago si ritira a Capri ma viene comunque destituito dalla carica di senatore dopo la caduta del fascismo: morirà nel 1950, dimenticato da tutti.
 

foto: le immagini storiche di Peveragno Rodio sono tratte da S. Martinoli-E. Perotti, Architettura coloniale italiana nel Dodecaneso 1912-43, edito da Fondazione Agnelli

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