CUNEO - Un banco di prova importante

Storie e ricordi del Nuvolari. Una delle più belle realtà in Italia e punto di ritrovo nelle sere estive cuneesi. I Dogs For Breakfast si sono esibiti prima di nomi come Teatro degli Orrori, Bologna Violenta, Soulfly

Fotografia: Marco Roasio

Francesca Barbero 04/02/2023 07:46

Una rubrica per raccontare il palco più importante della provincia cuneese, che oggi non esiste più: il palco del Nuvolari. Per rendere eterno un luogo nei ricordi di chi quel palco l'ha vissuto sopra, sotto e nel backstage. Un palco che in 27 anni - il Festival del Nuvolari Libera Tribù durava tutta l'estate - ha dato più di una scossa a una cittadina di provincia immobile e sonnolenta. Non un semplice amarcord per i tanti, troppi, nostalgici ma piccole istantanee dei live, della magia post concerto che, ogni notte, si ripeteva nel parco e di vita vissuta. Prove dell'esistenza di un'epoca in cui la scena musicale era più viva che mai. Un'idea nata per caso che non avrebbe mai preso forma senza le band, che hanno aperto i loro cassetti della memoria, e senza il prezioso aiuto di Andrea Ceraso, musicista, regista e amico. E ovviamente senza il Genius Loci del Nuvolari, con la sua capacità di dare vita a una dimensione particolarmente intima che avvicinava artisti e pubblico in modo unico. A tutti loro va il mio grazie.
 
"Oltre al suonare era molto bello sedersi a un tavolino davanti a una birra e scambiare opinioni, confrontarsi con le altre band o con amici che suonavano in altri gruppi ma che erano comunque sempre presenti alle serate. Perché alla fine il Nuvo era anche un punto di ritrovo. Ottima musica, tanti e bellissimi concerti, bella gente, bella atmosfera…tutto molto figo insomma! E la fortuna di avere tutto questo a due passi da casa". Un luogo in cui ascoltare e fare buona musica che soddisfava quel bisogno di socialità e di confronto, una necessità giovanile e non solo. Aspetti che si ricordano bene le band della scena locale passate di qui nella doppia veste di musicisti e fruitori. Come i Dogs For Breakfast, attualmente Fabio Oliva (bassista e voce), Paolo Oliva (chitarrista), Andrea Peracchia (ex batterista ma ancora parte integrante della band) e Luca Lavernicocca (nuovo batterista), nati nel 2009 "dalle ceneri dei The Slaiver". I DFB, che fondono metal, sludge, noise e hardcore dai suoni ruvidi dando vita ad un impatto sonoro diretto e violento, per i quali "salire su quel palco era un onore", si sono esibiti prima di nomi come Il Teatro degli Orrori, Bologna Violenta e Soulfly. In precedenza, con la vecchia band dei The Slaiver, hanno calcato quel palco più volte con due indimenticabili aperture ai live di Converge e Zu. E poi, ovviamente, hanno suonato in tantissime serate dove protagonisti erano i giovani gruppi locali, e non solo. "Quel palco era importante…punto! Probabilmente una delle più belle realtà in Italia. E certamente di vitale importanza per le giovani band locali che hanno avuto modo di salirci agli albori della carriera, una super carica e allo stesso tempo un incredibile banco di prova. Per noi è stato davvero molto importante suonare su quel palco perché era un palco di un certo livello con una situazione tecnica perfetta che ti caricava a mille! E poi c'era la possibilità di aprire concerti di band affermate con le quali capitava spesso di relazionarsi. Come è successo con il Teatro degli Orrori, ed in particolare con il bassista Giulio Favero, a nostro avviso il miglior produttore italiano, dal quale abbiamo registrato il nostro primo EP (Rose Lane Was Tucker’s Girlfriend) e in precedenza anche l’ultimo EP della vecchia band, e il chitarrista Gionata Mirai che ha suonato in un paio di tracce del nostro disco The Sun Left These Places. Abbiamo passato dei bei momenti dietro al palco anche con Bologna Violenta, amici con i quali abbiamo condiviso uno split e alcune date" ricordano i Dogs For Breakfast. La dimensione di socialità non era limitata soltanto a un discorso di tipo professionale, vista la normalità di relazionarsi con le band affermate. Spesso, qui, nascevano legami che andavano oltre e amicizie. Un aspetto riscontrato un po' da tutti i fruitori dello spazio, e non solo dai musicisti, perché il Nuvo era un luogo con delle caratteristiche che si prestavano particolarmente a favorirli: dall'area concerti con il palco non troppo alto, che annullava le distanze tra pubblico e artisti, alla zona back stage, che era un grande open space come sa bene chi ha avuto la fortuna di frequentarla, fino agli spazi comuni del bar, dei tavolini o dei calcio balilla. Complice chiaramente la musica, per natura collante di anime e linguaggio universale piuttosto potente nell'unire le persone. Con la fine del Nuvolari "è venuto a mancare un luogo che ci ha segnato nel profondo e che ci ha regalato dei momenti favolosi. Ed è venuta a mancare una parte di storia musicale e culturale non indifferente della provincia e non solo". Non resta che provare a ricordare il significato di quel luogo per testimoniare l'esistenza di un periodo di grande fermento culturale. La bellezza di un fulmine che ha illuminato le notti d'estate dando più di una scossa alla sonnolenta e immobile provincia.

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