ELVA - Voci dall’anima delle valli cuneesi

Storie, figure, tradizioni nell’ultimo libro di Daniela Dao Ormena, solare e appassionata scrittrice di Elva

d.b. 13/02/2023 07:47

La produzione letteraria delle valli cuneesi, quanto mai rigogliosa negli ultimi tempi, si è arricchita di un nuovo volume: “Voci dall’anima” di Daniela Dao Ormena (Primalpe, 2022). In un periodo storico segnato dallo smarrimento generale, dalla mancanza di punti di riferimento si fa più forte il desiderio di ancorarsi alle proprie radici, di riscoprire e tramandare storie di persone che hanno affrontato e superato momenti difficili con dignità, determinazione, altruismo. Le valli cuneesi sono fonte pressochè inesauribile di storie, che alimentano il desiderio di dare nuova vita, nuova anima a luoghi che si riveleranno ben presto una risorsa preziosa per il futuro. Le conseguenze dei cambiamenti climatici, infatti, insieme alla necessità di utilizzare sempre meglio fonti energetiche non inquinanti porteranno sicuramente alla riscoperta e a una nuova, concreta valorizzazione delle valli. L’acqua e il patrimonio forestale saranno risorse preziosissime: è fondamentale, per il futuro di chi nelle valli ha resistito finora, che le decisioni sul loro utilizzo siano prese a livello locale e non da chi verrà da lontano solo per sfruttare un’opportunità.
 
Daniela Dao Ormena non è alla prima esperienza di scrittura: per Primalpe ha già pubblicato nel 2018 una raccolta di poesie, “Le radici chiamano…” e nel 2020 un volume di racconti, “Memorie di un tempo”.  Il suo attaccamento al paese d’origine è già testimoniato nel 2009, quando l’autrice aveva 27 anni, dalla realizzazione del primo sito amatoriale dedicato al paese di Elva: www.vivielva.it  Per sentire dalla sua voce quali siano le motivazioni che la spingono a documentarsi, a raccogliere foro, testimonianze, oggetti del passato della sua valle (e non solo), vi suggerisco di vedere su youtube il video “Memorie di un tempo. Intervista a Daniela Dao Ormena” (invalmaira.it).
 
Torniamo a “Voci dall’anima”: curiosamente il libro non ha un indice, quindi il lettore scopre di volta in volta, proseguendo nella lettura, quali sono le storie raccontate. E sono tante, perché è un volume di 291 pagine. Storie che coprono un arco temporale di almeno due secoli, perché si va da Giovanni Giacomo Zoccola, misuratore di terreni vissuto alla fine del 700, agli anni del Covid.
 
Preziose, soprattutto per i giovani, le informazioni che l’autrice inserisce nei suoi testi, come quelle sui nomi dei luoghi contenute in “Voler bene alla terra”: si scopre il significato di termini che continuamente si ritrovano in montagna, come Vilo, serre, ruà, grange, barmo, costo, coumbo… O come quelle sui momenti più significativi delle comunità alpine: “La tousounà” (la tosatura delle pecore), la ricetta delle “ravioles”, gli sci fatti con il legno di frassino, le tradizioni delle feste, i proverbi raccontati dagli anziani,le storie di emigrazione, la storia della “Beò de Blins”.
 
Il volume di Daniela Dao Ormena contiene anche interessanti riflessioni sul presente e sul futuro della vita in montagna, che si inseriscono a pieno titolo nel dibattito che si sta sviluppando proprio su questo tema. Nel capitolo “Il passato fa scuola!”, l’autrice ripropone una domanda che viene spesso rivolta a chi vive in montagna: “Chi te l’ha fatto fare di vivere lassù?” e che nasce dalla triste constatazione che le valli sono prive di servizi essenziali e che anche locali e strutture ricettive si scontrano con questa mancanza, conducendoli a volte alla chiusura. “Tutto ciò – scrive – fa riflettere sul fatto che per poter rinascere la montagna oggi ha bisogno di esplorare nuovi orizzonti, fornendo innanzitutto, a coloro che vogliono viverci, servizi essenziali quanto più possibile vicini, a partire dalla scuola”. A Bellino la comunità fin dal 1500 si prodigava per l’istruzione dei suoi piccoli abitanti, come si legge in antichi documenti. In alcuni periodi le famiglie si autotassavano per pagare i maestri. Nel Settecento e nell’Ottocento fu aperta una scuola in ogni borgata, con il contributo del Comune. Nel 1713 a Bellino il 76% degli abitanti era alfabetizzato: un dato straordinario, se pensiamo che centocinquant’anni dopo lo Stato italiano aveva il 74% della popolazione analfabeta. Forse la rinascita dei piccoli comuni di montagna sta nel trovare da sé il modo per sopravvivere, anche esplorando vie alternative ed investendo in servizi quanto più possibile in loco…Se si faceva già secoli fa, forse si può fare anche adesso, con lo sguardo rivolto verso il futuro, ma senza dimenticare che, ancora una volta, il passato fa scuola!”.
 

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