FOSSANO - Il 6 novembre Nicola Brizio ospite di Granda in Rivolta

Una chiacchierata con lo scrittore braidese per parlare di poesia, di "Interurbane notturne" e di provincia. Al Vitriol condurrà il pubblico in un viaggio nel cyberspazio

Francesca Barbero 23/10/2023 16:07

Lunedì 6 novembre, al Vitriol di Fossano, alle 21.15, si terrà il terzo appuntamento della rassegna “Granda in Rivolta”. Ospite della serata lo scrittore Nicola Brizio, che dialogherà con lo scrittore e giornalista Simone Giraudi. Nicola, braidese, classe 1993, dopo gli studi abbandona l'Italia e, nel 2013, trascorre due anni in Germania vivendo tra Hannover, Dortmund e Berlino. In quella parentesi estera svolge i lavori più disparati e inizia a coltivare la sua smisurata passione per  la lettura, la scrittura e il cinema. Rientrato in Italia, si fa conoscere a livello locale con la pubblicazione di alcuni racconti e cura le sceneggiature di quattro cortometraggi realizzati dal collettivo Utopia Underground Film, del quale è tutt'ora membro attivo. Ha pubblicato quattro romanzi di narrativa (“Fame plastica”, “L’ossessione della forma”, “Michele antagonista” e “Interurbane notturne”) ed è speaker radiofonico della web radio BraOnTheRocks dove conduce settimanalmente il suo programma “Radical Nik”, approfondimento sul mondo della letteratura e dell’editoria indipendenti.
Abbiamo fatto una chiacchierata per per parlare di poesia, del suo ultimo libro, dello stato di salute della cultura in provincia e per avere qualche anticipazione del viaggio nel cyberspazio in cui condurrà il pubblico...
 
Quando hai iniziato a scrivere?
"Abbastanza presto. A pensarci bene quello di scrivere un libro è stato uno dei pochi progetti a lungo termine che ho realizzato davvero".
 
E quando hai capito di essere uno scrittore?
"Quando ho firmato il primo contratto con Funambolo. La forma è importante. Oggi ci sono molti modi di pubblicare, alcuni per quanto mi riguarda sono discutibili, ma non è questo il punto. L’idea che un editore si assuma dei rischi, che punti su di te, che tu scelga di legarti a lui per alcuni anni rappresentano una linea di demarcazione netta. C’è un prima e un dopo. Una volta firmato un contratto sei dentro, con tutti gli oneri e gli onori del caso".
 
Sarai il prossimo ospite di “Granda in Rivolta”, rassegna poetico-letteraria che sta riscuotendo molto successo. La domanda è d'obbligo: che cos'è la poesia? Secondo te, perché oggi ne abbiamo così bisogno? Tu hai mai scritto poesie?
"Io penso che la poesia sia la forma di letteratura più legata in assoluto alla percezione. Questo non è necessariamente un bene perché la percezione comunque va filtrata e richiede una analisi e un lavoro di prospettive per essere messa in versi in maniera decente. Per intenderci, scrivere poesie non può essere ridotto al mettere in versi una manciata di pensieri senza senso come troppo spesso vedo fare. Oggi però, come giustamente specifichi nella domanda, ne abbiamo bisogno perché è proprio dall’analisi delle nostre percezioni che dobbiamo ripartire se vogliamo invertire la rotta di un mondo che vive la fase più travagliata della sua storia recente. Anche io ho scritto poesie, molte in realtà. Senza falsa modestia devo dirti che mi piacciono molto e che è la cosa che più mi diverto a scrivere in assoluto. Però credo che rimarranno dove solo per molto tempo, forse
per sempre".
 
La poesia è al centro de "Il grande scrittore" uno dei racconti del tuo ultimo libro, "Interurbane notturne".
"Ne 'Il grande scrittore riprendo un po’ questa dinamica. In realtà in quasi tutti i racconti riprendo dinamiche che conosco o che mi sono capitate. È un racconto che parla di poeti, di quanto è difficile fare determinate scelte all’inizio della carriera, della paura che qualcuno possa giudicarci in base a ciò che legge nelle nostre opere. I protagonisti de 'Il grande scrittore' sono due poli opposti: uno sogna la pubblicazione ad ogni costo, l’altro la rifiuta a causa del disprezzo che prova nei confronti del pubblico. Io mi sento un po’ uno e un po’ l’altro".
 
Raccontami delle tue "Interurbane notturne"...Dentro quali vite viene risucchiato il lettore? C'è un racconto a cui sei più affezionato? Io sono rimasta particolarmente colpita da “Milioni di Meteorine”. “La dinamica del dubbio” e “Colazione continentale” mi hanno invece particolarmente affascinata.
"Intanto ti ringrazio. Il mondo in cui i racconti sono ambientati è quello che io immagino, sperando di sbagliarmi, sarà quello che vivremo in un futuro non troppo prossimo. Ok, forse non ci saranno vampiri a guidare i taxi o nubi tossiche che oscurano il cielo, ma visto che cosa è successo negli ultimi tre anni chi può dirlo? Davvero possiamo permetterci il lusso di escludere qualcosa? Tornando seri, il mio processo creativo parte sempre da un imperativo categorico: prendere quello che vedo (la cronaca, la società, la politica, il costume), individuarne le nevrosi e le storture e su quelle puntare la lente d’ingrandimento. Di lì parte un lavoro di distorcimento e esagerazione, sempre nella speranza di non azzeccare mai le previsioni".
 
Sei uno speaker di Radio BraOntheRocks dove, il lunedì sera, vai in onda con "Radical Nik". Prendo in prestito una domanda della scorsa puntata per chiederti quale sia lo stato di salute della cultura e dell'arte nella nostra provincia...Immagino il tuo programma possa essere un buon osservatorio.
"Io sono di Bra che credo sia diventato in questi anni un polo nevralgico per la cultura e per l’arte della provincia di Cuneo. È soprattutto una questione di coraggio. Le istituzioni devono essere audaci e puntare sugli artisti e sui creativi emergenti che più ancora che di lettori e di feedback hanno bisogno di fiducia. Io non faccio parte delle istituzioni, ma la stessa cosa ho cercato di farla con Radical Nik, un programma che è nato con l’idea di far conoscere gli scrittori, gli editori e le riviste indipendenti che secondo il sottoscritto meritavano maggiore visibilità. A occhio e croce, ad oggi, ci siamo riusciti".
 
Nella stessa puntata raccontavi di essere scappato dalla nostra provincia e di aver vissuto alcuni anni in Germania per ritornare, poi, nel cuneese, "più innamorato di prima".Cosa ti ha riportato qui? L'attrazione chela provincia ha il potere di esercitare assomiglia di più a quella di un amante o di un'amata?
"Se vuoi la causa diretta che mi ha riportato qui credo sia da ricercare in uno stile di vita poco sano che mi aveva ridotto ai minimi termini. Poi però ci sono le concause e lì entra in gioco il ruolo dell’inconscio che, da turista della psicanalisi quale sono, non va mai sottovalutato. A mio avviso la provincia, per come l’ho vissuta io almeno, è più un’amata che un’amante, non per forza un’amata con la quale finisce bene, ma comunque un’amata che porti nel cuore anche se alla fine le strade finiscono per separarsi".
 
In "La comunione dei beni", una delle tue "Interurbane notturne" ambientata a Parigi, parli di provincia come "la terra di chi si accontenta"...
"Qualcuno la vede così. Forse è successo anche a me in gioventù".
 
Da scrittore come vivi la dimensione provinciale? Dove cerchi o trovi l'ispirazione? Quali sono i tuoi rituali?
"Io sto benissimo nella mia dimensione provinciale. Certo ci sono pro e contro, ma secondo me la bilancia pende dalla parte degli aspetti favorevoli. In una grande città è più facile arrivare a una platea molto ampia, ma è anche più complicato emergere, essere riconoscibili, creare affezione da parte del pubblico. Per quanto riguarda l’ispirazione di solito è lei a trovare me. Parto da piccoli fatti, conversazioni che non vanno da nessuna parte oppure notizie quasi irrilevanti, di quelle che si trovano nelle ultime pagine dei giornali. Di lì inizio a pensare a decine di potenziali diramazioni per una storia che magari è ordinaria per puro caso e che cambiando determinati fattori può diventare interessante. Non ho riti particolari se non quello di scrivere tutto a mano e poi copiare sul PC in un secondo momento. Io sono uno di quelli che pensano sempre alla morte, trovo che sia un bel mondo per lasciare qualcosa di fisico a chi verrà dopo, ammesso che possa nutrire un qualche interesse per quello che scrivo".
 
Al Vitriol dialogherai con lo scrittore e giornalista Simone Giraudi. Che combinerete? Mi spoileri qualcosa del vostro viaggio nel cyberspazio?
"Simone è prima di tutto un amico, uno scrittore vero al quale invidio un sacco di cose, prime fra tutte la dedizione e l’amore per la scrittura. Ogni tanto penso che il vero scrittore sia lui, mentre io sono solo uno che forse si è ritrovato un po’ di talento. Era molto tempo che volevamo fare qualcosa insieme, ma non riuscivamo a trovare la piattaforma giusta e quindi ringrazio Elisa Audino, Romano Vola e tutto lo staff di 'Granda in Rivolta' per questa bella opportunità. Grossi spoiler non posso farne, ma posso anticipare che sarà principalmente una chiacchierata tra scrittori. Niente paura, non vi faremo morire di noia, per fortuna l’argomento è abbastanza ampio e implica così tante situazioni che hanno a che fare con la nostra quotidianità da darci la possibilità di toccare decine di temi che in apparenza potrebbero non sembrare collegati direttamente con il cyberspazio. Ecco, credo che questo sia un ottimo motivo per ascoltare degli scrittori che parlano tra loro: scoprire nuovi punti di vista. E questo non perché gli scrittori siano degli illuminati o dei visionari, semplicemente osservare le cose del mondo partendo da un altro punto di vista è il nostro lavoro".

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