BRA - “Le Macabre”: la grotta che profumava di underground

Il 18 giugno al Cycledelic di Bra si rievoca l'atmosfera di un locale che era il simbolo di una provincia alternativa e libera, a 50 anni dalla sua nascita

I Fleshtones suonano sul bancone al Macabre
Dorina e Franco Riciu Busso nei primi anni di apertura del Macabre
Le Macabre negli anni 2000

Francesca Barbero 15/06/2022 17:08

Dalla notte dei tempi, l'immagine della grotta è inscindibile dal suo simbolismo. Dalla sacralità e misticismo del mondo classico alla metafora della ricerca di se stessi, o ancora al significato di morte e rinascita della tradizione cristiana, fino ad arrivare a un simbolismo che le lega alla psicanalisi. Ma, a un certo punto, tutte queste simbologie si perdono e la grotta attrae solo per la possibilità di estrazione dei minerali, e per un interesse di tipo economico. C'è una grotta, anzi c'era perché è stata distrutta, che racchiude un po' tutti questi significati, e che è stata anche il simbolo della cultura underground, non solo cuneese: Le Macabre di Bra. Qui sacralità e misticismo, esaltati dallo spazio ristretto, erano sempre presenti durante i live e molti ricercavano se stessi in quella che divenne la casa di tutti quei giovani che qui potevano essere liberi e trovare un'alternativa a una provincia immobile, spenta e moralista. Qui potevi lasciarti alle spalle tutto questo e rinascere. Senza fuggire dalla provincia ma creandone una nuova, diversa, fatta di libertà e scintille culturali. Anche al Macabre arriva il momento in cui gli interessi economici si intrecciano alla storia del locale, e prevalgono, con la chiusura, nel 2008, e la demolizione, per fare posto a un palazzo, nel 2013. Una demolizione che non è stata solo la fine di un locale ma la fine di un luogo che faceva cultura attraverso la musica, che riconosceva alla musica il valore di arte e di collante delle esistenze e di elemento capace di favorire la nascita di idee, collaborazioni e progetti.
 
La storia del Macabre inizia il 18 giugno 1972, all'inaugurazione del locale della famiglia Busso, guidato da Dorina e dal marito Franco e poi, successivamente, dai figli Luca, ora regista, Sara e Wally. Dorina e Franco, detto "Riciu", decidono di aprire questo locale che nei primi anni, su un'idea condivisa di un architetto torinese aveva un aspetto molto macabro: un bancone a forma di tomba, ragnatele, grate, pedane luminose con orme che si susseguivano come impronte di fantasmi e una grotta, con stallatiti e stalagmiti. La grotta sarà sempre il punto fermo in tutte le trasformazioni attraversate dal locale nel corso del tempo. Chi arrivava qui per la prima volta, dentro questo spazio seminterrato, entrava in un corridoio e percorrendolo raggiungeva la postazione con la cassa dove sedeva Dorina. Scostare quella tenda di velluto bordeaux e entrare nella grotta era varcare una soglia ed essere trasportati in una dimensione alternativa in cui "ti sentivi davvero in un altro mondo, un mondo libero e in cui ti riconoscevi". Libertà di esprimersi a partire dai vestiti, in un periodo in cui tutte le discoteche facevano selezione all'ingresso, per arrivare poi alla musica, quella che non si sentiva da nessun'altra parte in provincia.
 
Le Macabre divenne un punto di richiamo e riferimento all'interno della provincia per tutti quei giovani che negli schemi della provincia non si riconoscevano. In un periodo dove non c'erano i social, si organizzavano carovane di macchine per raggiungere il Macabre e connettersi, ma dal vivo, per toccarsi e guardarsi in faccia con persone dai gusti musicali e culturali e visioni di vita simili. Qui si ritrovavano tante sottoculture, unite, pur mantenendo la diversità, dall'essere alternative e anticonformiste e dalla consapevolezza dell'importanza di proteggere un luogo unico per la provincia. "Al Macabre le diversità non solo diventavano similitudini ma c'erano anche relazioni e scambi tra persone molto diverse tra loro. Ogni gruppo aveva scelto un suo preciso posto e noi da proprietari sapevamo, ad esempio, dove si sarebbero seduti i dark piuttosto che i mod. Tutti rispettavano questa scelta e poi ci si amalgamava in pista o al bancone del bar. Entrando si potevano vedere socializzare glam, dark, mod, rocker, punk, tutti con un'estetica sicuramente non esagerata come potevi vederla ad esempio a Londra. Dell'umanità del Macabre facevano parte anche chi arrivava con jeans e t-shirt, e gusti musicali ben definiti, e tante ragazze bellissime, non tirate. Ci si sentiva liberi davvero" racconta Wally Busso. Un'umanità, quella macabrina, variegata, per cui non ci fu mai bisogno di assumere buttafuori: "C'era tantissima tolleranza da parte di tutti. E poi mia madre era capace di fare una selezione pazzesca all'ingresso con il suo istinto. Ricordo un ragazzo, particolarmente rissoso, che tenne fuori per un anno intero. Questo ragazzo entrava nel corridoio e la pregava di fargli oltrepassare la tenda, ma lei era irremovibile e così passava la serata all'ingresso con lei. Quando finalmente poté rientrare continuò a stare lì perché ormai si era affezionato al posto, e a mia madre".
 
Tutti amavano la carismatica Dorina e lei era un po' la mamma di tutti, e la si poteva vedere dare consigli d'amore e consolare cuori infranti. Era molto rispettata e nessuno si ribellava alle sue decisioni. "Non abbiamo mai avuto bisogno del buttafuori, anche perché c'era un'atmosfera talmente carica di passione e amore per il Macabre che se succedeva qualcosa tutti si improvvisavano buttafuori, per fermare le risse sul nascere" continua Wally. Perché il locale era la casa non solo della famiglia Busso ma di tutti gli amici e clienti che passavano di qui, e che, frequentandolo, diventavano parte della famiglia. Spesso erano coinvolti anche nelle ristrutturazioni e c'era una collaborazione che dava vita a "una sorta di locale un po' di tutti e dove c'era davvero la mano di tutti". A partire dai fondali, che di anno in anno erano dipinti dai vari amici (il fotografo Alex Astegiano, in passato frontman e fondatore dei Marlene Kuntz, che qui era di casa, dipinse un rinoceronte ispirato a quello di Durer e altri soggetti), fino alle stalattiti ("dipingerle era un incubo che occupava l'intera estate"). E poi c'erano tutti quegli amici dj e musicisti che mettevano dischi o suonavano.
 
Le Macabre nasce come discoteca, una delle prime che si affiancava alle sale da ballo, e inizialmente ospitava spettacoli di cabaret (di qui sono passati anche Antonio Albanese e Luciana Littizzetto). Una discoteca in cui andare a ballare, nei '90, pezzi della new wave americana. È dagli anni '80 che il Macabre diventa rock club, quando il musicista braidese Giuseppe Napoli, tra gli organizzatori delle feste rock, coinvolge Paolo Bedini, allora agente e promoter dell'AZ music, nell'organizzazione di concerti. Nico dei Velvet Underground ("una donna affascinante e misteriosa. Quando è salita sul palco tutti erano in silenzio religioso, seduti uno sopra l'altro. Quella volta si creò un'atmosfera magica" ricorda Wally), Camper Van Beethoven e Thin White Rope sono solo alcuni nomi che suonarono nella grotta grazie al coinvolgimento di Paolo. Anche i Soundgarden dovevano suonare qui e non accadde solo per caso perché il primo itinerario del tour venne modificato in seguito a un cambio di una data europea. "Alle band che arrivavano dalla provincia americana piaceva moltissimo Bra, come anche altre situazioni di tipo provinciale. A differenza delle date che facevano in città come Roma o Milano, quando suonavano in provincia si innamoravano di questi posti perché capivano di stare suonando in un luogo molto importante per le persone. Non era il solito concerto che fai in altri tipi di locali. A molti di loro è rimasta impressa la grotta ed erano colpiti dalla situazione di uno spazio molto piccolo in cui scendevi dal palco, poco rialzato, ed eri in mezzo alla gente e dal fatto che una piccola città di provincia avesse un tipo di pubblico che normalmente potevi trovare in una città come New York, pur nella diversità di situazioni. Sono rimasto in contatto con alcuni di loro e il Macabre se lo ricordano. E se musicisti che girano il mondo se lo ricordano, evidentemente quel locale aveva un'anima che colpiva" racconta Paolo Bedini.
 
Tra i tantissimi gruppi che suonarono qui anche Marlene Kuntz (di casa), Diaframma, Disciplinatha, Casino Royale, Massimo Volume, Max Gazzè, Prozac+, Afterhours, Ustmamò. E i CCCP che dopo il loro concerto del 1985, memorabile per chi ebbe la fortuna di viverlo, diventarono il gruppo preferito di Dorina. Racconta Wally che sua madre rispondeva "i CCCP, che spettacolo...i veri musicisti", quando qualcuno le domandava quale fosse per lei il miglior gruppo passato di qui. La musica era la era protagonista, e il Macabre non solo ha avuto un ruolo importante nella formazione musicale di più generazioni, ma ha fatto di più perché con la musica "potevi staccarti da tutto il resto e non importavano più il tuo aspetto fisico o il tuo modo di vestire. Eri libero di essere davvero te stesso ed eri felice, insieme ai tuoi amici e alle persone a cui volevi bene o amavi. A Le Macabre si tornava all'essenza" ricorda Wally. Una sacralità amplificata dalle piccole dimensioni che facevano sì che ci fosse una vicinanza di corpi e di anime, di spettatori e musicisti in quel tempio che profumava di underground. Un profumo di corpi in movimento che si mischiava all'odore di sigarette, che in un periodo dove si poteva fumare nei locali ti rimaneva addosso fino a che non facevi una doccia, e dell'alcol dei drink rovesciati per terra. E di libertà.
 
Il profumo di un'atmosfera che si cercherà di rievocare il 18 giugno al "Get Back. Le Macabre torna per una sera ospite di Cycledelic” a Bra. Dalle 21.30 un programma con dj storici del Macabre, videoproiezioni con fotografie e video dal passato e un "combo" live con Luca Morino (Loschi Dezi, Mau Mau), Gianluca "Cato" Senatore (Africa Unite, Bluebeaters), Marco "Ciuski" Barberis (Ustmamò, Mau Mau) e Luigi Giotto Napolitano (Africa Unite, Giuliano Palma). Le prevendite sono esaurite ma per chi vorrà tentare la sorte c'è la possibilità di presentarsi al locale dalle 23.30, dopo la fine dei concerti, per accaparrarsi un posto fino al raggiungimento della capienza consentita.

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