CASTELMAGNO - A due passi da casa uno degli ultimi 'cieli neri' delle Alpi Occidentali: è buio come nel deserto

Astrofili e appassionati di fotografia percorrono le mulattiere della valle Grana in cerca dei punti ottimali per effettuare le loro osservazioni in un cielo da preservare

Gabriele Orlandi - Federico Pellegrino 16/10/2021 11:50

 
Pochi sanno che la valle Grana rappresenta uno degli ultimi luoghi di cielo oscuro e incontaminato delle Alpi Occidentali, in parte grazie alla particolare conformazione dell’arco alpino in questo territorio. Le creste, valli e dorsali di questo settore infatti possono essere considerate come altrettante barriere geologiche che schermano non solo la luce proveniente dalle zone limitrofe, ma anche quella che si irradia dalle fonti di luce ad altezza suolo nei paesi della zona. In parte è anche merito del basso grado di antropizzazione dell’alta valle se il buio dei cieli della valle Grana si è conservato fino a oggi nella sua integrità.
 
A saperlo sono sicuramente i numerosi astrofili e astro-fotografi che, da qualche anno ormai, percorrono silenziosamente i sentieri, le strade e le mulattiere della valle alla ricerca dei punti ottimali per le effettuare le loro osservazioni o prendere scatti unici. L’interesse di questi appassionati, le loro osservazioni e le foto messe in circolazione tra esperti e amatori hanno contribuito a fare dell’alta valle una meta ambita per l'astronomia e l’osservazione del cielo scuro, che può svolgersi tra le cime innevate e i panorami mozzafiato delle Alpi. In effetti, i siti per l’osservazione sono molti e distribuiti in tutta la lunghezza della valle, così che in tutte le stagioni ve ne siano almeno sempre alcuni accessibili. Se d’estate questi habitués del cielo stellato si dirigono verso il colle Fauniera e l’altopiano della Gardetta, che con i loro 2400 metri s.l.m. sono quasi sempre liberi da nuvole o polveri atmosferiche, d’inverno è comunque sufficiente fermarsi nell’area del santuario di San Magno che, con i suoi 1700 metri, appare limpida e priva di inquinamento luminoso. 
 
Chi, nutrito da passione e rigore scientifico, ha provato a effettuare misurazioni regolari per tutta la durata dell’anno solare in modo da poter valutare, dati alla mano, la qualità del cielo scuro della valle ha ottenuto risultati sorprendenti: il SQM (Sky Quality Meter) medio della zona del Colle Fauniera corrisponde in effetti a 21,77 mag/arcsec², con punte di 21.90 mag/arcsec². Tradotto per i “profani” questo significa che il cielo della valle Grana è buio quanto quello di siti desertici come il Namib africano o l’Atacama del Sud America. Nel Vecchio continente valori di questo tipo si ritrovano soltanto nella riserva internazionale del cielo scuro del parco francese Alpes Azur Mercantour (certificata dall'IDA, International Dark-Sky Association), e superano addirittura quelli dello Starlight Stellar Park dell’Osservatorio di Saint Barthélemy, in Valle d'Aosta.
 
Così, grazie all’iniziativa di alcuni appassionati e volontari, si è cominciato nel 2020 il percorso che potrebbe portare i cieli della valle Grana a ricevere la certificazione Heritage of Astronomy UNESCO nella categoria dark skies (it. “cieli scuri”), perché possano essere tutelati, a beneficio dell’umanità presente e futura, non solo questo il valore astronomico di questo territorio, ma anche tutto il patrimonio tangibile, intangibile, culturale e naturale correlato ai cieli della valle Grana e alle loro stelle. Da qualche mese ormai (giugno 2021) il Grana Valley Sky Sanctuary fa bella mostra di sé sul portale dell’iniziativa UNESCO per l’astronomia e il patrimonio, in attesa che possa essere riconosciuto come sito di eccezionale interesse per la combinazione di storia, cultura, flora e fauna con la bellezza di un cielo notturno quasi incontaminato.
 
Contemporaneamente però è necessario che si prendano delle misure per tutelare questo patrimonio che accompagna il cammino dell’umanità fin dai suoi primi passi. Sebbene spesso si fatichi a crederlo, i cieli stellati possono tornare a essere visibili senza che questo significhi privarsi della luce necessaria a svolgere in sicurezza le normali attività umane. Con luci opportunamente direzionate è infatti possibile continuare a spostarsi e stare all’aperto anche durante la notte senza per questo privarsi dell’opportunità di osservare il cielo stellato. Un'illuminazione focalizzata e attenta infatti ha delle ricadute positive, non solo per la flora e la fauna locale, che così ritrovano i loro ritmi fisiologici, ma anche per la nostra salute (in termini ad esempio di migliori cicli del sonno) e il nostro portafoglio, dal momento che essa si traduce in consistenti abbattimenti della domanda (e quindi dei costi) dell’energia elettrica e ci avvicina quindi alla transizione a utilizzare in futuro solo energie rinnovabili. La legge 3/2018 (Disposizioni per la prevenzione e lotta all’inquinamento luminoso e per il corretto impiego delle risorse energetiche), varata dalla Regione Piemonte il 9 febbraio 2018 può sicuramente essere considerata una delle più lungimiranti a livello nazionale. Si tratta quindi di prendere iniziative per impiegare correttamente la luce, perché si illumini non meno, ma meglio. Lasciando così spazio alle stelle.

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