CUNEO - Affrontare le paure dei bambini

La consulenza dello psicoterapeuta

04/11/2016 10:26

Alzi la mano chi non ricorda di avere avuto una paura da piccolo, il timore di qualcuno o qualcosa nascosto sotto il letto o negli angoli bui della casa. E adesso vedete le stesse paure, o simili, nei vostri bambini. Come aiutarli a stare meglio? Innanzitutto bisogna individuare a quale tipo di paura il bambino deve far fronte. Una volta era molto comune utilizzare la paura del bambino per controllarne la tendenza a combinare guai. Si usavano frasi come: “non andare là perché c’è il lupo!”. Un uomo anziano venne da me perché non riusciva a dormire a casa da solo. Quando era piccolo sua mamma era solita dirgli che, se avesse dormito coricato sul lato sinistro, sarebbe stato preso dal diavolo e se lo sarebbe portato via. “E non mi prenda per matto” mi disse, “ma da piccolo una volta il diavolo io l’ho visto davvero!”. Da allora si è sviluppata in lui una vera e propria fobia che lo ha accompagnato per tutta la vita. Con la psicoterapia abbiamo affrontato il problema in modo tale che egli potesse tornare a dormire sonni tranquilli, intanto però osserviamo come vi sia stato un grave errore educativo di base. Mi è capitato di aiutare una coppia di genitori il cui figlio aveva paura del lupo. Essi avevano delle stanze in casa in cui tenevano i termosifoni spenti, e per evitare che il bambino aprisse le porte in continuazione, gli dicevano: “di là c’è il lupo”. Ormai l’errore era commesso e non restava che porvi rimedio in qualche modo. Invitai allora il papà a organizzare una giocosa caccia al lupo: appena il bambino fosse arrivato con la paura di andare a dormire in cameretta il papà avrebbe dovuto prenderlo per mano e andare in giro per tutta la casa, accendendo tutte le luci e spostando tutte le tende per cercare questo famigerato lupo cattivo. Il bambino prese molto sul serio il gioco, ma nel contempo vide anche che il padre era molto calmo, sebbene simulasse uno stato di allerta. Il genitore infuse in questo modo la stessa tranquillità al figlio che da allora non manifestò più alcun tipo di timore. Più delicata invece è la paura della morte. Arrivata una certa età i bambini cominciano a porsi degli interrogativi scomodi che spesso riportano al genitore. Il consiglio è quello di rispondere con molta serenità, facendo vedere che siamo calmi mentre ne parliamo. Se la paura della morte disturba noi genitori allora disturberà di conseguenza anche il bambino. Il bambino è in grado di recepire la nostra paura anche quando noi cerchiamo di dissimularla, poiché egli è un bravo lettore del linguaggio del corpo e raccoglie ogni tipo di possibile espressione del viso, anche apparentemente impercettibile. Ai genitori che intendono dare un’impronta cattolica all’educazione dei figli consiglio sempre di dire al bambino che il caro defunto è andato in cielo, con Gesù, anche se il corpo è rimasto sulla terra, nella tomba. Ai  genitori atei o agnostici chiedo sempre come si rappresentano i loro cari. Spesso mi dicono “in cielo”, anche se non credono. Ciò che è veramente importante per il bambino è trasmettere un senso di continuità della vita, perché il bambino non è in grado di tollerare l’idea dell’annientamento, del non più esistere.
Portare i bambini al cimitero, presso le tombe dei loro nonni, li può aiutare a esorcizzare il terrore della morte, magari facendosi aiutare a innaffiare i fiori.  In caso di lutto, se il bambino lo chiede, consiglio sempre di permettere che questi veda il defunto nella bara, purché sia ben composto, per vedere che il viso del caro non è deformato dalla morte. Non permettergli di vedere la salma potrebbe portare il bambino a pensare che la morte trasformi le persone in qualcosa di orribile, di cui avere timore. Un altro errore molto comune è dire che il defunto sta dormendo. I morti sono morti. Non stanno dormendo. L’errore potrebbe portare il bambino ad avere paura di andare a dormire, associando la morte al sonno. I bambini sani sono per natura curiosi e hanno voglia di sapere come gira il mondo. Non si lasciano fregare o prendere in giro. Consiglio di rispondere sempre alle domande con tranquillità evitando di anticipare risposte a quesiti che non sono ancora stati posti, in quanto il bambino ha bisogno di metabolizzare i propri pensieri e maturare da sé nuovi interrogativi.


Dott. Christian Rinaudo

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