BUSCA - Alberto, da Busca a Bristol

Quando spirito di adattamento e umiltà fanno la differenza

Roberta Bima 20/02/2017 18:56

Continua il nostro “viaggio” conoscitivo di concittadini che per svariati motivi si trovano all’estero per periodi o più meno lunghi. Oggi vi presentiamo Alberto Noriega classe 1986.

Parlaci di te, dove sei nato e cresciuto?
Sono nato e cresciuto a Savigliano, da padre spagnolo e madre calabrese. Ho una sorella più grande che vive a Torino. Ci siamo trasferiti a Busca quando avevo 11 anni e dopo le medie ho frequentato il Liceo Artistico di Cuneo e dei corsi di missaggio audio a Milano. Ho fatto svariati lavori tra i quali l’odontotecnico, questo gli ultimi cinque anni di permanenza in Italia, di cui l’ultimo a Torino. Con i primi soldi guadagnati mi son comprato un giradischi ed ho cominciato a fare rap con mio “fratello” Dave Killah, di Mondovì (ai tempi mio compagno di classe). Negli anni ho costantemente continuato a collezionare musica e a suonare come DJ, organizzando spesso eventi (facebook: Nollie Nox). La passione per la musica ha giocato un ruolo importantissimo nella decisione di trasferirmi all’ estero.

In quale momento e perché hai deciso di trasferirti? E perché Bristol?

Ho capito che andarsene era la decisione giusta dopo aver pensato un intero mese alla mia vita, carriera, livello di inglese ed esperienze personali. E’ stata la voglia di  uscire dalla “zona comfort” a convincermi. Avevo voglia di qualcosa di nuovo, ripartire da zero, vedere se ce la facevo. La scelta è caduta su Bristol (sud - ovest inglese) perché alcuni amici, dopo esserci stati per un festival, decisero di trasferirsi lì ed io mi sono accollato: cittadina vivibile (grossa meno di Torino), opportunità di lavoro costanti ed una scena musicale fervida e matura a livelli mai visti.

La tua famiglia ti ha appoggiato fin da subito?
Non ho avuto alcuna resistenza ma solo supporto da parte dei miei genitori (che saluto e ringrazio). A dire il vero mia madre era dispiaciuta dal sapere che da quel momento in poi ci saremmo visti solo qualche volta all’anno, ma sapeva che stavo facendo la cosa giusta. Ho fatto a tutti un grosso ciao con la mano.

Cosa ti ha spinto a partire da solo? Fino a quando prevedi di rimanere lì?
Ero stufo di stare in laboratorio (odontotecnico) e vedere arrivare lavori con il contagocce tra il malcontento generale dei titolari. Avevo voglia di lavorare e non di aspettare il lavoro, anche i miei amici manifestavano lo stesso disagio. E dire che mi piaceva molto ed avevo a che fare con colleghi molto competenti e cordiali. Non voglio sputare nel piatto dove ho mangiato per quasi trent’anni, l’Italia, ma dopo 3 anni di esperienza all’estero mi son reso conto di quanto siamo arretrati su molte cose (e di quanto sfruttiamo male un paese che ha tutto: mare, montagna, cucina ed è praticamente un museo di arte e storia a cielo aperto). Vedremo le conseguenze post Brexit e i provvedimenti che prenderanno contro noi “europei che rubano il lavoro e fanno alzare i prezzi delle case”. Il mondo è grande quindi non credo che tornerò, almeno fino a che non avrò imparato qualcosa di utile che mi aiuti a migliorare il nostro paese.

Parlaci un po’ di questa tua esperienza.
Cerco continuamente di essere partecipe alle innumerevoli iniziative che la comunità cittadina offre. Quando uno vive all’estero ha questa sensazione di non potersi permettere di sprecare il tempo, ed è molto stimolante. Al momento lavoro in un’azienda di stock counting (inventari) la quale mi permette di scegliere in quali giorni lavorare in modo da poter continuare il volontariato in radio (BCFM) che ho cominciato a dicembre. Collaboro con un regista di Macerata che vive qui, il maestro Giacomo Pecci, editando e mixando la parte sonora dei suoi mediometraggi tra cui “Io sono la vita”, 2016. Ho alcune novità all’orizzonte ma non ne parlo per scaramanzia. Investo i soldi in musica, mi piace scoprire nuovi artisti e lasciarmi contaminare da stimoli nuovi, quindi concerti, festival, eventi o cinema. Talvolta surf. Mi tengo in forma, vado in palestra, giro in bici. Se non esco studio o faccio musica. O cucino forte. Vivo in una casa condivisa con altri 3 inquilini, tutti conosciuti qui, tra cui una ragazza di Piasco. Piccolo il mondo eh?

Raccontaci un episodio particolare vissuto ad oggi.
L’8 dicembre una mia amica ed io abbiamo organizzato una serata di beneficenza per i terremotati di Amatrice (facebook: Armonica Collective). C’era la coda per entrare. Non me l’aspettavo. Sapevo che la città sarebbe stata ricettiva a riguardo ma non di ottenere un successo del genere. Contentissimo.

La maggior difficoltà dei primi periodi?
La lingua inglese. Ed ero anche bravo quando lo studiavo a scuola! Ma quando lo sentii parlare i primi giorni rimasi incredulo. Sembrava tedesco quindi mi sono iscritto ad una corso e mi sono fatto coinvolgere in situazioni di scambi linguistici e questo mi ha aiutato molto a raggiungere il livello di inglese che parlo adesso. Poi il lavoro. Credo sia facile fare l’errore di giudicare una città in relazione lavoro che si fa visto che ci si passa la maggior parte del tempo. Quindi se si fa un lavoro odioso si corre il rischio di vedere tutto grigio anche al di fuori di esso. Trovare lavoro è più semplice che trovare casa, per fare un paragone, quindi bisogna cambiare o farselo piacere: è soprattutto una questione di agilità mentale. Vedo ingegneri-camerieri ed affermati produttori musicali fare i tuttofare in cucine. L’inglese all’inizio è quello che è e ci si deve accontentare, poi tutto si aggiusta con il tempo. E con gli sforzi.

Cosa ti manca di Busca? Come mantieni i contatti con l’Italia?
Mi mancano i cioccolatini (che considero un’eccellenza da mettere in valigia ogni volta che riparto), il pane della Morra ed alzare gli occhi e vedersi circondati dalle nostre splendide, alte montagne. Torno almeno un paio di volte all’anno, ferie permettendo, mentre per mantenere i contatti facebook e whatsapp aiutano alla grande. Nel 2017 comunicare all’estero è solo più una questione di forza di volontà.

Qualche consiglio a chi volesse seguire un percorso simile al tuo?
Parti solo se te la senti davvero, ho visto gente partire e tornare dopo sei mesi dicendo “c’ho provato”. Non è facile ma non è impossibile se sei deciso nulla è un ostacolo. Cerca di non farti ancorare dai beni materiali, se hai una macchina vendila, veri amici e famiglia rimangono, il vero amore durerà. Tutto il resto si sfoltisce e ti assicuro ti farà bene. Le occasioni vengono date a tutti basta saperle cogliere e sfruttare al meglio... Basta avere apertura mentale ed un’attitudine positiva: piove sempre? Si lavora più volentieri! La casa che hai trovato è in periferia? Comprati una bici e tieniti in forma! E metti da parte l’ego, perché qui siamo noi gli immigrati.

Un bell’esempio di giovane che ha dalla sua idee chiare, spirito di adattamento, voglia di fare e umiltà, in bocca al lupo o meglio break a leg.

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