CUNEO - Anche nella Granda la stagione delle grandi discoteche è giunta al tramonto

In provincia di Cuneo sono molte le “cattedrali nascoste sotto ai rovi”, scheletri di cemento che evocano ricordi di gioventù a chi ci passa davanti

L'interno del Cesar Palace - foto di Lorena Durante - Stories of decadence - esplorazioni Urbex
L'ex Little Italy, già Camaco e Cu.Bo, a Borgo San Dalmazzo
L'ex Egyptia, a Borgo San Dalmazzo
L'ex Target a Roccavione
L'ex Divina a Caraglio

Samuele Mattio 15/08/2022 08:11

La stagione delle grandi discoteche sembra oramai al tramonto. Appena tre estati fa si tenevano ancora discussioni sulle vacanze festaiole del ministro dell’Interno in carica Matteo Salvini, immortalato in infradito e costume al Papeete Beach di Milano Marittima. Ma si pensi che negli anni ’80 il vicepresidente del Consiglio socialista Gianni Demichelis aveva dato addirittura alle stampe un manuale. Non un trattato politico, bensì un saggio sulle discoteche italiane, una guida ragionata alle 250 balere più divertenti d’Italia. Titolo del volume: “Dove andiamo a ballare questa sera?”. Certo, anche all’epoca non erano mancate le polemiche, ma impressiona pensare a come l’idea della “disco” fosse diversa rispetto all’oggi. Fino a qualche mese fa tacciate di essere focolai del Covid e chiuse senza troppi complimenti, le disco vengono oggi guardate di sbieco dalla politica. Il trend discotecaro è in calo e già da tempo, anche in provincia di Cuneo, la contrazione del mondo della notte ha prodotto edifici abbandonati e tanta nostalgia.
 
Scheletri di cattedrali nascoste sotto ai rovi, così bene che non ci trovi alle uscite delle provinciali”. I Coma_Cose, il duo indie conosciuto dal grande pubblico grazie alla partecipazione a Sanremo 2021, alle discoteche abbandonate ha dedicato addirittura una canzone. Basta fare una rapida ricerca su Google per capire che l’argomento affascina non solo gli artisti, ma decine di appassionati di fotografia e videomaking, amatoriali e non. Il Cuneese, poi, è uno degli spicchi d’Italia dove se ne trovano in gran quantità.
 
Una cattedrale nel deserto: il Cesar Palace
 
Una delle strutture più importanti dal punto di vista della metratura è la discoteca di Magliano Alpi: ben quattromila metri quadrati, con la capacità di accogliere oltre 3 mila persone. Inaugurata nel 1975, è stata prima il Centro, poi Hippodrome e Cinecittà, fino alla più recente denominazione di Cesar Palace. In pochi ricordano il tentativo de L’Ultimo Impero, nome che riecheggia il mitico locale di Airasca, nel Torinese, con una costruzione distribuita su quattro piani e una capacità di oltre 8 mila persone (per un periodo fu addirittura la discoteca più grande d’Europa). Oggi ciò che resta del “Cesar” è totalmente abbandonato a se stesso e l’interno è stato più volte preso di mira dai vandali. Sono andate distrutte le statue classicheggianti e deturpate le colonne, con scritte senza troppo senso compiuto. L’area, compreso l’enorme parcheggio e un campo da calcio abbandonato, conta la bellezza di 86 mila metri quadrati e ha sfiorato in più occasioni alcune opportunità di recupero, ma tutti i progetti sono naufragati.
 
Una nuova vita per il Galaxy Pagoda
 
Aperto nel 1985 alle porte di Caraglio dalla famiglia Tomatis, il Galaxy Pagoda è stata a lungo una tra le discoteche più grandi a livello internazionale, con una capienza di oltre 3 mila persone già negli anni ’80. Ai fasti originari hanno fatto seguito il Divina e l’Arena. Il locale è oggi un enorme rudere di fronte al Metropolis e a poche centinaia di metri al ristorante La Pagoda. Attraverso gli anni ha ospitato grandi artisti, da Antonello Venditti a Anna Oxa, fino a Roberto Vecchioni. Nel ’93 fu sancito il passaggio di proprietà dalla famiglia che aveva creato la struttura. L’ultima inaugurazione, con il nome Divina, risale al 1998: madrina della serata fu Miss Italia 1996, Denny Mendez. Poi un lento declino, fino al degrado odierno, cionondimeno nelle scorse l’area è stata però acquistata da un imprenditore del posto che riqualificherà gli spazi destinandoli a un’attività produttiva.
 
Borgo San Dalmazzo, un Flash-Back al Cu.Bo
 
Un altro edificio lasciato alle intemperie è l’ex Flash-Back di Borgo San Dalmazzo, poi Paolina B e Egyptia. Commissionato nel 1974 dal commerciante Gianni Marengo e progettato dall’architetto cuneese Gianni Arnaudo, il locale fu davvero qualcosa di rivoluzionario per l’epoca, con un mix tra architettura neoclassica e orientale. Ancor più straordinari gli interni, organizzati su diversi piani e collegati con un sistema di scale ispirate dalle carceri d’invenzione di Piranesi e ai percorsi impossibili di Escher. Un tempo era frequentato da decine di giovani, oggi tra le mura del Flash-Back regna il silenzio. Neanche fuori la situazione è molto diversa, perché al momento non ci sono ipotesi di riconversione della struttura.
 
Fino all’inizio del millennio Borgo è stata destinazione privilegiata per il popolo della notte. Nella zona industrial-commerciale trovava spazio il Cu.Bo (ex Camaco), che negli ultimi anni poteva contare anche su una saletta dedicata ai giovani, ribattezzata Little Italy. Per decenni è stato un punto di riferimento, soprattutto grazie a orchestre e complessi di ballo liscio. Poco lontano, all’interno del parco commerciale Borgomercato, si trova il “Cabiria”, una piccola discoteca che fino a prima della pandemia ha animato le notti dei giovani e ora è prossimo alla riapertura. Nella vicina Roccavione è stato attivo fino ai primi anni 2000 il Target, conosciuto dai più agèe prima come Belsito, poi come Le Louvre, nome ispirato al brano dell’icona dance anni ’80 Diana Est, al secolo Cristina Barbieri. Una curiosità? Il brano venne partorito dalla raffinata penna di Enrico Ruggeri.
 
Cuneo e la pianura
 
Dove si balla? Si chiede Dargen D’Amico nel suo brano sanremese. Se fosse passato per la provincia di Cuneo, fino a una ventina di anni, avrebbe avuto l’imbarazzo della scelta. Dal Too like di Genola (anche Barcelona e Just Cavalli), frequentatissimo dall’ex agente dei vip Lele Mora, al mitico Macabre di Bra, ricordato con un sorriso nostalgico dall’ex Cccp Giovanni Lindo Ferretti in un incontro al festival della Montagna di Valloriate. Poi il Planet Hell a Centallo, l’Interno Uno a Saluzzo, il Popsy a Manta (oggi ha fatto posto a un supermercato), l’Altromondo ad Alba, il Fandango a Scarnafigi. Oggi, oltre all’intramontabile Evita di Cavallermaggiore, da sempre una delle disco più “in” della Granda, resistono, tra le altre, il Palà di Boves, l’Oriente di Carrù, il Ballalinda a Fossano.
 
Il capoluogo non ha mai avuto una vera e propria discoteca, ma indubbiamente ha perso anche quel poco di “clubbing” su cui poteva contare fino a una decina di anni fa. Dal Garage '92 di piazza Boves al pluricitato Nuvolari, tempio della musica indipendente e non. Da ricordare il Twister di Confreria, fino alla fine degli anni ’90 aperto anche la domenica pomeriggio. Succeduto dal Sabor Latino, oggi è stato riconvertito in night club: il Wasabi. Ma questa è un’altra storia. Oggi gli unici locali che offrono un po’ di musica fino a tarda notte, in città, sono gli Ex Lavatoi e la Birrovia all’ex stazione di Gesso, diversi tra loro per genere e stile.
 
Dove si balla (nelle valli)
 
Una delle ultime a salutare è stata l’O’Bacco ad Acceglio - discoteca per la verità atipica, perché gestita dai volontari della Pro Loco - nel luglio 2018. Ma l’elenco delle disco vecchio stile che hanno chiuso i battenti nelle valli è piuttosto lungo. In molti ricorderanno l’età d’oro di Lurisia, con due locali di successo: il Rouge et Noire e il Phoenix. Il primo ha resistito fino a pochi anni fa, mentre il secondo mollò già sul finire degli anni ’90. Tra chi resiste - o almeno lo ha fatto, fino a prima del blocco imposto dalla pandemia - ci sono La Biccocca a Sampeyre e le due di Limone Piemonte, La Lanterna e il Boccaccio. Sempre in attività anche il Merengue di Dronero, già Villino delle Rose, alle porte della val Maira. Non solo le località turistiche come Limone Piemonte e Lurisia contavano due locali notturni, ma anche l’insospettabile Monterosso Grana. Oltre allo Chalet c’era infatti la Cuccaracha, che non più tardi di qualche anno fa è stata riaperta per un breve periodo. Oggi i locali sono stati rilevati dalla cooperativa agricola La Poiana, che ha aperto un “agribar” e un punto di degustazione di formaggi e di prodotti tipici. Non si possono non menzionare infine il Capolinea di Entracque e il mitico Shock di Paesana, negli ultimi tempi finito nell’occhio del ciclone: oggetto delle polemiche, alcune controversie con l’amministrazione comunale dovute a mancati adempimenti burocratici per la riapertura.
 

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