MONTEROSSO GRANA - Quando Fabrizio De Andrè passò una settimana tra le valli del cuneese

Il celebre cantautore, spinto dalla curiosità, scoprì le origini del suo cognome e registrò un brano in lingua provenzale

Fabrizio De Andrè, Sergio Arneodo, Franco Mussida e Dori Ghezzi

Samuele Mattio 09/10/2017 14:55



Il 27 agosto scorso si è svolto a Sancto Lucio de Comboscuro (in valle Grana), il Roumiage 2017, che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Cristiano De Andrè. Che ci faceva l’apprezzato musicista polistrumentista tra Piemonte e Provenza? E Come mai gli organizzatori dello storico evento, da sempre attenti a percorrere il solco della tradizione, hanno pensato a un concerto dell'interprete genovese? 

La chiamata di Cristiano a Comboscuro ha delle radici che affondano nell’ottobre del 1993, quando il padre Fabrizio passò una settimana tra le montagne cuneesi, a due passi dalla Provenza. Faber arrivò nella Granda in compagnia della moglie Dori Ghezzi e dell’amico Franco Mussida, chitarrista di tanti concerti con la Premiata Forneria Marconi (band grazie alla quale il cantautore genovese ebbe un’importante evoluzione musicale e che segnò anche i dischi successivi). Ecco spiegata la scelta che ha portato l’erede del cantautore a suonare tra le montagne. 

E negli anni ’90? Come avvenne l’incontro con l’autore di ‘Crêuza de mä’? 
A condurre Fabrizio De Andrè in provincia di Cuneo fu la curiosità, che lo portò a scoprire la lingua e conoscere la civiltà provenzale alpina in Italia di cui Coumboscuro è la ‘capitale culturale’ dagli anni ‘50 del novecento. Artefice del grande lavoro storico-letterario fu il poeta Sergio Arneodo, che attraverso un’azione a tutto campo è riuscito far emergere dai secoli ed elevare a letteratura l’antica lingua dei trovatori, già parlata da generazioni.
A stuzzicare la fantasia dell’autore di brani che hanno lasciato traccia indelebile nella storia della musica e della letteratura italiana è stata anche la ricerca delle proprie radici. Pare che le origini del cognome del narratore degli ultimi siano nascoste proprio in Provenza (il cognome De André se letto in provenzale significa “della famiglia degli Andrea”). Forse è stato questo uno dei motivi che ha spinto Fabrizio De Andrè a passare una settimana in val Grana in compagnia dello stesso Arneodo. I due hanno così avuto modo di assaporare intimi momenti di confronto, stimolati dalla comune sete di cultura, per confrontarsi su spiritualità, creatività letteraria, sensibilità del vivere. Il tutto mentre la compagna dell’autore genovese, Dori Ghezzi, si divertiva a cercare funghi con i bambini di Sancto Lucio di Comboscuro.

È in quei giorni che Fabrizio De André registrò la canzone “Mis amour - I miei amori” con Li Troubaires de Coumboscuro - oggi Marlevar. Il brano in lingua provenzale entrerà nell’album “A toun soulei” (Target - Polygram). L’amicizia e la stima tra Fabrizio De André e Sergio Arneodo si mantennero nel tempo, nel solco di un rispettoso e prezioso equilibrio d’arte e creatività poetica, fino alla scomparsa del cantautore, l’ 11 gennaio 1999. Il brano “ Mis amour” è stato poi reinterpretato, nel concerto del 27 agosto scorso dagli stessi Marlevar insieme a Cristiano, dando vita a un’esibizione emozionante, che ha particolarmente colpito il pubblico presente.

Di certo per alcuni non abbiamo scoperto niente di nuovo, ma trattandosi di personaggi di tale importanza, abbiamo preferito rischiare di scrivere qualche riga di troppo, piuttosto che la perdita della memoria di aneddoti tanto rilevanti per la tradizione e la storia delle nostre valli. 
 

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