MACRA - Un invito al ballo della morte

A Macra e Saluzzo si conservano rari frammenti della “danza macabra”, un tema tardomedievale che ha affascinato artisti e musicisti attraverso i secoli

Particolare della danza macabra della cappella di San Pietro a Macra (Archivio Espaci Occitan, Paolo Viglione)

Francesca Barbero 04/06/2022 16:26

Pubblicato in origine sul numero del 5 maggio del settimanale Cuneodice: ogni giovedì in edicola
 
Che si affronti il tema della danza macabra da un punto di vista artistico o musicale, protagonista indiscusso è sempre il Memento Mori, un avvertimento per chi guarda o ascolta: l’esistenza umana è effimera e tutti riceveranno l’invito per il ballo della morte. L’iconografia parte dal Basso Medioevo per poi ripresentarsi, rivisitata, nel corso di tutta la storia dell’arte. Gli artisti hanno sempre avuto un sentimento ambivalente di fascino e paura nei confronti della nera signora. L’esempio più antico, e perduto, è la Danza Macabra del Cimitero degli Innocenti di Parigi del 1424. Il tema si diffonde dalla Francia in tutta Europa e non mancano due testimonianze importanti nel Cuneese, a Macra e Saluzzo.
 
Nella cappella di San Pietro a Macra corre, lungo tutto il registro inferiore del muro perimetrale, un quattrocentesco girotondo di ballerini scatenati dove scheletri e cadaveri, in diverso stato di decomposizione, si alternano a uomini e donne di ogni età e classe sociale. Tutti, senza distinzioni, prendono parte alla danza grottesca che presenta una drammaticità accentuata dalle scritte in francese antico con parole occitane. Nel Santuario della Consolata a Saluzzo si è conservato un frammento di una danza macabra, di fine ‘400, raffigurante un monaco che è letteralmente trascinato da uno scheletro nel ballo. “Ceste dance vous fait angoisse” le parole che accompagnano la scena e ne esplicitano l’angoscia.
 
In entrambe le scene c’è una grande musicalità, caratteristica che spesso era accentuata dalla presenza di musicisti infernali. Un visitatore particolarmente sensibile, forse, osservando queste rappresentazioni riuscirà a percepire il tempo in veste di batterista che scandisce il ritmo ineluttabile dell’esistenza. Parlandone a livello musicale vanno citate la Totentanz di Franz Liszt e la Danse Macabre di Camille Saint Saëns, ispirata al poemetto di Henri Cazalis dove nel chiarore lunare di un cimitero la Morte suona “note sinistre di uno scordato violino” e gli scheletri, richiamati da questa melodia spettrale, escono dalle tombe mettendo in scena una danza selvaggia. Visioni che prendono vita grazie alla musica. La danza macabra è un tema presente anche nel cantautorato italiano con citazioni o intere ballate a lei dedicate come il Ballo in Fa Diesis Minore di Angelo Branduardi o la Danza Macabra di Vinicio Capossela.
 
Ma la triste danzatrice ha affascinato anche il mondo del rock e del metal, da Dancing with Mister D. dei Rolling Stones a Dance of Death degli Iron Maiden. Da sempre fonte inesauribile di ispirazione anche per cinema, letteratura, fumetto e qualsiasi espressione artistica, la danza macabra permette di parlare dell’ultimo tabù della società contemporanea, quello della morte. 

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