Ci sono libri che aprono una finestra su mondi lontani, libri che raccontano le gesta di eroi straordinari. Poi ci sono libri che ci costringono a guardare più da vicino il mondo reale, magari da una nuova prospettiva: libri che parlano di persone comuni alle prese con scelte quotidiane. Sarebbe bello poter dire che Mi chiamo Marco e sono un testimone di giustizia (Einaudi Ragazzi, 2025) appartiene esclusivamente alla seconda categoria, ma sono in molti a vedere il suo protagonista come un eroe: una storia vera che ci mette davanti al fatto che, nel mondo in cui viviamo, fare “la cosa giusta” troppo spesso non sia ancora “la cosa normale”. L’occasione di aprire una finestra su questa storia di legalità sarà l’incontro con l’autore Davide Mattiello, che dialogherà con la giornalista Barbara Morra giovedì 6 novembre 2025 alle 18, presso l’Aula Magna dell’Istituto Comprensivo Giolitti a Dronero. L’appuntamento, organizzato in collaborazione con Libera Cuneo, rientra nel programma del festival “Ponte del Dialogo”. Mattiello ha scritto Mi chiamo Marco e sono un testimone di giustizia insieme a Marco M., il protagonista della storia. La storia di Marco Marco è un giovane imprenditore di Siracusa: cresciuto in un piccolo paese della Sicilia, fin da ragazzo ha dovuto fare i conti con la presenza della mafia e con quell’omertà diffusa che le permette di agire indisturbata. In questo contesto difficile, suo padre non ha mai ceduto ai compromessi, non ha mai chinato la testa davanti alla prepotenza, anche a costo di subire ritorsioni. È da questo esempio che nasce il senso di giustizia di Marco. Appassionato di motori, decide di aprire una concessionaria tutta sua, mettendo in campo ambizione e spirito imprenditoriale. Il successo attira presto attenzioni indesiderate: le minacce, le pressioni, le richieste estorsive della criminalità organizzata non tardano ad arrivare. Di fronte a quel ricatto, Marco sceglie di non piegarsi e denuncia. Una decisione che cambia tutto: la sua vita, il suo lavoro, la sua libertà. Costretto a lasciare la sua terra, entra con la famiglia nel programma speciale di protezione dello Stato, diventando un testimone di giustizia. Da quel momento, ogni giorno diventa una sfida: di fronte ai limiti dello Stato e del programma di protezione, Marco continua a credere nella legalità, portando avanti con responsabilità la propria scelta. Marco non è un eroe nel senso tradizionale del termine: è un cittadino, un padre, un lavoratore. Proprio per questo la sua scelta diventa ancora più potente, perché ci costringe a chiederci cosa faremmo noi, al suo posto. Chi è davvero un testimone di giustizia, oggi, in un Paese dove la corruzione e l’omertà spesso sembrano più forti del coraggio civile? Mattiello lo definisce “un eretico in questa Italia malata di corruzione, clientelismo e conformismo amorale”: una persona che, pur conoscendo i limiti dello Stato, sceglie di fidarsi della legge invece di piegarsi alla paura. La vicenda, nel libro, è raccontata da Marco in prima persona, con la voce di chi ha conosciuto da vicino la paura, l’isolamento e il prezzo della verità. A sostenerlo nel racconto e nella riflessione è Davide Mattiello, che intreccia la propria esperienza di impegno civile e politico a quella di Marco, costruendo un dialogo che diventa racconto collettivo. L’impegno di Davide Mattiello Torinese, classe 1972, Davide Mattiello si è laureato in Giurisprudenza e ha fondato diverse organizzazioni sociali dedicate alla promozione della cittadinanza attiva. È stato a lungo un punto di riferimento di Libera, l’associazione di don Luigi Ciotti, e tra il 2013 e il 2018 è stato parlamentare e membro della Commissione parlamentare antimafia, dove ha coordinato i lavori del comitato dedicato ai testimoni di giustizia. Oggi è presidente di Articolo 21 Piemonte, responsabile del Dipartimento “Legalità democratica e contrasto alle mafie” del PD Piemonte, membro del Comitato scientifico dell’Osservatorio agro-mafie di Coldiretti e blogger de Il Fatto Quotidiano. Biografia a parte, Mattiello è uno che arriva dritto al punto. È una di quelle persone che, quando parla, non ti lascia indifferente e ti cambia la prospettiva: quando lo ascolti parlare di legalità, ti squarcia la coscienza e ti costringe a guardarci dentro, a chiederti senza possibilità di fuga: “Cosa farei io? Cosa ritengo davvero giusto o sbagliato? Cosa sarei disposto a perdere, che prezzo sarei disposto a pagare per difendere la legalità?”. L’interrogativo che ci pone davanti con questo libro è altrettanto scomodo: “Quanto vale oggi la protezione della legalità, dello Stato? E quanto vale invece oggi la protezione del branco, del clan, della clientela?”. Un interrogativo che ci riguarda tutti, soprattutto in questo tempo.