DRONERO - Il coraggio della verità: Tiziana Ferrario, una vita per il giornalismo

Il prossimo 14 maggio sarà ospite del festival “Ponte del Dialogo” a Dronero

d.b. 03/05/2023 08:12

Tiziana Ferrario è stata uno dei volti più noti della RAI, fino a quando ha lasciato l’azienda, nel 2018, dopo quarant’anni. Nella redazione del TG1 fin dai primi anni Ottanta, è stata una delle principali anchorwomen del telegiornale: ha condotto per lungo tempo le principali edizioni, quella delle 13:30 e quella delle 20. Inviata di politica estera ha documentato crisi umanitarie e internazionali, dall'Afghanistan, al Medio Oriente, all'Iraq, al Sud-est asiatico, all'Africa tra il nord Uganda e il Darfur, agli Stati Uniti d'America. Per il suo impegno come giornalista inviata in zone di guerra, nel 2003 il Presidente della Repubblica Ciampi l’ha nominata Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Fece scalpore, nel 2010, la sua rimozione dall’incarico di conduttrice del TG1 per contrasti con il direttore Augusto Minzolini sulla linea editoriale da lui seguita, che lei riteneva troppo schierata con il governo Berlusconi. Nonostante una vera e propria levata di scudi contro quella decisione, che parve a molti una epurazione, Minzolini non cambiò idea. La Ferrario ricorse alla magistratura e Minzolini fu condannato in primo grado per abuso d’ufficio nel 2015, ma nel 2019 il reato venne prescritto dalla Cassazione. 
 
Tiziana Ferrario non hai mai smesso di combattere per difendere i suoi diritti e, più in generale, quelli delle donne e di chi è più fragile. E’ stata ed è un esempio di giornalista che non si adegua al volere del potente di turno, ma rivendica con forza la sua autonomia di giudizio. I suoi libri sono in gran parte dedicati alle battaglie delle donne per difendere i loro diritti: Il vento di Kabul, Ed. Baldini Castoldi Dalai, 2006 (quattro edizioni in tre mesi),
 
Orgoglio e pregiudizi. Il risveglio delle donne ai tempi di Trump, Chiarelettere, 2017; Orgoglio e pregiudizi. Le donne al tempo di Trump. Dal movimento #MeToo alla corsa per la Casa Bianca, Chiarelettere, 2019; La principessa afghana e il giardino delle giovani ribelli, Chiarelettere, 2021.
 
Il suo ultimo libro, appena pubblicato da Chiarelettere, La bambina di Odessa, raconta la storia di Lydia Franceschi, una donna coraggiosa e tenace, fonte di ispirazione per i giovani, un esempio per quanti a volte si sentono soccombere sotto il peso delle sventure.
 
Nata a Odessa nel 1923 da genitori italiani che volevano sfuggire al fascismo, Lydia Franceschi sperimentò ben presto il dolore: morta la madre a pochi giorni dal parto, trasferitasi in Italia, rimase orfana a 12 anni, quando il padre venne ucciso dal cognato fascista. Partecipò alla Resistenza come staffetta partigiana, poi diventò insegnante e madre di due figli. Il destino, però, aveva in serbo per lei altre sofferenze: il 23 gennaio 1973, cinquant’anni fa, suo figlio Roberto, leader del movimento studentesco, fu ucciso ad appena vent’anni da un proiettile sparato dalla polizia. Cominciò da quel momento una nuova, lunga battaglia per ottenere giustizia. Il processo si aprì nel 1979, fra reticenze, omissioni, “non ricordo”. Era stato individuato un capro espiatorio, un agente di polizia, per risparmiare i vertici che avevano guidato l’operazione in cui era stato ucciso il ragazzo. Ma non fu mai condannato, né lui né altri. Lo Stato, con un iter sofferto, doloroso e paradossale, dopo 20 anni, nel 1999  riconobbe in via definitiva un risarcimento economico alla famiglia, che lo utilizzò per costituire una fondazione intitolata a Roberto Franceschi. 
 
Lydia è morta nel 2021, a 98 anni, pochi mesi dopo aver inaugurato un monumento alle donne partigiane. "La Resistenza continua anche oggi,non è solo quella del ‘45 - amava affermare -. Continua sotto forma diversa ogni volta che riusciamo a sconfiggere la paura di schierarci per la pace contro la guerra, per la difesa delle persone più deboli contro coloro che usano il loro potere per opprimere. È Resistenza quando superiamo forme di razzismo che serpeggiano nel nostro paese…Ho lottato su altri fronti rispetto alla mia prima Resistenza: qeuello della giustizia, per il diritto di ogni cittadino di conoscere la verità; quello della scuola, per il diritto degli strudenti a un luogo che non sia sordo e cieco ai loro bisogni, alle loro richieste di rinnovamento".
 
Tiziana Ferrario parlerà della Bambina di Odessa domenica 14 maggio, alle ore 21, al Teatro Iris di Dronero, nell’ambito del Festival “Ponte del Dialogo”. Per partecipare all’incontro è necessario prenotarsi scrivendo a pontedeldialogodronero@gmail.com. L’ingresso è gratuito. L’autrice sarà presentata dal giornalista de “La Stampa” Mario Bosonetto. Il Festival dronerese si chiuderà, dunque, con un incontro in cui si parlerà di argomenti che toccano da vicino il mondo dei giovani, esattamente come previsto nella giornata iniziale del 9 maggio. I proventi della vendita del libro di Tiziana Ferrario saranno destinati alla Fondazione Roberto Franceschi Onlus, che svolge attività nel settore della ricerca scientifica di interesse sociale, principalmente nell’ambito della prevenzione, diagnosi e cura di patologie sociali e forme di emarginazione sociale. Sostiene studi e ricerche, assegna borse di studio e premi di laurea a studenti universitari meritevoli, i cui studi  contribuiscano direttamente all’attività di ricerca scientifica della Fondazione; realizza progetti nelle scuole e produce strumenti didattici e di consultazione scientifica con modalità tali da restituire benefici diretti alla collettività in generale.

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