CUNEO - Una conferenza per ricordare Luigi Pareyson, il ‘filosofo della libertà’ cuneese

Oggi pomeriggio al cinema Monviso il presidente della Consulta Giovanile approfondirà le opere del pensatore esistenzialista nativo di Piasco, maestro di Eco e Vattimo

Andrea Cascioli 17/02/2020 11:01

 
È stato senza dubbio uno dei filosofi italiani più importanti del Novecento, sebbene il ricordo di Luigi Pareyson sia oggi poco coltivato nella stessa città in cui cominciò la sua attività di docente occupando, giovanissimo, la cattedra del liceo classico Silvio Pellico negli anni terribili della guerra.
 
L’UNITRE (Università della Terza Età) offre un’occasione di approfondimento con la conferenza “Dalla verità alla libertà in Luigi Pareyson” in programma quest’oggi alle ore 15,30 presso il cinema Monviso. Relatore dell’evento è Pietro Carluzzo, presidente della Consulta Giovanile di Cuneo.
 
Al ‘filosofo della libertà’ si deve la prima affermazione in Italia delle elaborazioni dell’esistenzialismo tedesco di Jaspers e Heidegger, in un momento storico in cui l’intera accademia - dalla cultura di regime agli oppositori incarcerati o esuli interni - era permeata dalle tesi dell’idealismo esemplificate nelle figure di Giovanni Gentile, Benedetto Croce e Antonio Gramsci. Luigi Pareyson sarà a sua volta interprete originale, nel segno di un cristianesimo tragico e dialettico, di una corrente di pensiero che affonda le sue radici in Kierkegaard e si presenta - per citare le parole di Francesco Tomatis - come “antidoto radicale alle filosofie e ideologie ottocentesche all’origine delle catastrofi novecentesche”.
 
Nato a Piasco in Val Varaita il 4 febbraio 1918, da genitori entrambi originari della Valle d’Aosta, Pareyson mostra una precocissima profondità di pensiero che viene notata quando nel 1937 presenta un’esercitazione scritta a un seminario tenuto dal suo maestro Augusto Guzzo, titolare della cattedra di filosofia morale a Torino. Guzzo la sottopone alla lettura di Giovanni Gentile, il quale gli domanda quale filosofo torinese ne fosse l’autore: non sospettava di certo che si trattasse di un diciannovenne.
 
L’anno dopo è proprio il grande accademico, padre dell’attualismo e massimo ideologo del regime fascista, a ospitare sul suo ‘Giornale critico della filosofia italiana’ la prima pubblicazione del giovane Pareyson, Note sulla filosofia dell’esistenza. Fin dall’autunno del 1935, ad appena diciassette anni, il futuro docente tiene supplenze al liceo Cavour di Torino. Negli stessi anni frequenta Karl Jaspers ad Heidelberg. Laureato e abilitato all’insegnamento poco dopo, ottiene la cattedra di filosofia che già fu di Gioele Solari al liceo classico di Cuneo, dove insegnerà tra il 1940 e il 1944. Tra i suoi allievi degli anni cuneesi si annoverano futuri protagonisti del mondo della filosofia: Carlo Arata, Michelangelo Ghio, Valerio Verra.
 
Ma sono anche anni di impegno civile per Pareyson, che insieme al collega Leonardo Ferrero e a Duccio Galimberti costituisce il primo nucleo cuneese del Partito d’Azione nel 1942. Nel marzo 1944 viene sospeso dall’insegnamento, arrestato e interrogato dall’ufficio politico della Federazione fascista. Rilasciato dopo alcuni giorni di prigionia, opererà in semiclandestinità fra Torino, Cuneo, Alba e Piasco come responsabile dell’ufficio comando delle formazioni di Giustizia e Libertà, in stretto contatto con Galimberti. La sua attività di pedagogo prosegue anche in questo periodo con la fondazione del CLN-Scuola piemontese e la pubblicazione in forma anonima di una serie di articoli su ‘L’Italia libera’ e di documenti programmatici sulla riforma della scuola e dell’educazione.
 
Nel dopoguerra, tra il febbraio 1946 e l’ottobre 1988, insegnerà all’università di Torino prima come titolare della cattedra di estetica e pedagogia, poi di filosofia teoretica e infine di filosofia morale. Numerosissimi i suoi allievi illustri, a cominciare da Umberto Eco e Gianni Vattimo, laureatisi entrambi con Pareyson rispettivamente con tesi su Tommaso d’Aquino e su Aristotele. Da menzionare anche Giuseppe Riconda, suo successore alla cattedra di filosofia teoretica e primo presidente del Centro Studi filosofico-religiosi ‘Luigi Pareyson’, Mario Perniola, tra i massimi studiosi di estetica in Italia, e l’ex segretario del Partito Liberale Italiano e ministro Valerio Zanone. Circondato fino agli ultimi anni dall’affetto di tanti ‘discepoli’ e segnato dalla malattia, il filosofo si spegne a Rapallo l’8 settembre 1991, mentre sta concludendo l’ultima elaborazione del suo pensiero che uscirà nel 1995 con il titolo di Ontologia della libertà.
 
Direttore della ‘Rivista di estetica’ e di diverse collane filosofiche, Pareyson ha lasciato opere di rilievo a partire dai primi lavori: La filosofia dell’esistenza e Carlo Jaspers (1939, 1940), Studi sull’esistenzialismo (1943, 1950), Esistenza e persona (1950). In esse evidenzia quello che sarà il nucleo centrale del suo pensiero, ereditato dalla concezione kierkegaardiana dell’esistenza. I risultati maturi di questa elaborazione si ritrovano in Estetica. Teoria della formatività (1954) e in Verità e interpretazione (1971), nonché nelle opere postume su Dostoevskij (1993), la già citata Ontologia della libertà e Essere libertà ambiguità (1998).

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