Il filo e l’ago rinnovano, con gesti e parole, il passato delle valli del Monviso. Un percorso di conoscenza e coscienza che recupera un’intelligenza valoriale, un saper fare dell’umanità che si è andato perdendo. Per qualcuno potrebbe anche rappresentare un baluardo di resistenza all’incidere, nella nostra vita, dell’intelligenza artificiale.
Questo è “Teresa, ovvero la sarta che voleva ricucire il firmamento”, spettacolo gratuito in programma sabato 30 agosto, alle 21, sotto l’Ala Mercatale di Venasca in piazza Caduti. L’appuntamento, organizzato da Comune di Venasca e Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo, in collaborazione con la Casa degli Alfieri di Castagnole Monferrato, si inserisce all’interno del progetto sviluppato in questi mesi dalla Fondazione dal titolo “Il Gomitolo della Valle”, che promuove e sviluppa iniziative di valorizzazione storica e culturale della valle Varaita.
La rassegna a sua volta rientra nell’ambito del macro-progetto pluriennale “Il Saluzzese: alla scoperta di un antico territorio, tra monti e pianura, e della sua Comunità”, finalizzato alla promozione e alla conoscenza del territorio dell’antico Marchesato.
TRA SARTORIA, INTROSPEZIONE E COSMO
Nel cuore della cultura della valle Varaita vige e vive un antico sistema festivo che affonda nelle origini montanare della tradizione. Un simbolico sistema calendariale che ha origine dalla femminile capacità sartoriale di far sbocciare i fiori d’inverno, con il sapiente uso di una moltitudine primaverile di nastri e coccarde di seta. Un prezioso patrimonio, che si tramanda nelle generazioni, destinato a diventare patrimonio immateriale dell’umanità.
Spiegano i produttori dello spettacolo: "Teresa, mentre cuce, rammenda la propria anima. L’anima che ha una veste fatta di ricordi, di polenta, di speranze, di sentimenti; è il vestito della memoria che ci dice chi siamo, anche quando tutto sembra svanire e ciò che è vero si confonde con ciò che è immaginato. L’opera esplora il cucito come un nuovo linguaggio espressivo, intimo e trasformativo. Lo spettacolo di parla dell’Amore, delle sue trame e dei suoi ricami".
Teresa, la sartoira, nella sua bottega ha rammendato e cucito per tutto il paese. Quando cuce le fan compagnia il radiodramma preferito, la preziosa macchina da cucire, una foto con sorrisi ormai sbiaditi. Patrizia Camatel, scrittrice e attrice, mette in scena l’arte popolare e artigianale del cucire l’abito, come si cuce la vita. La messa in scena trae spunto dal racconto del poeta della meraviglia Antonio Catalano e intende favorire una ricerca volta a costruire una mappa dei valori delle comunità della Valle.
ALLA RICERCA DEI VALORI DELLA COMUNITÀ
“Teresa, la sarta che voleva ricucire il firmamento”, lo spettacolo realizzato da Casa degli Alfieri Un poetico e dolce racconto che unisce l’inconfondibile stile narrativo di Catalano con aneddoti autentici intorno al mestiere dei sarti, figure che tramandano un’antica sapienza delle mani in grado di curare il cuore e l’anima degli esseri umani.
La pièce è arricchita dall’installazione “Firmamenti emotivi. Mappe di universi collettivi”, a cura di Barbara Mugnai, che ha curato anche l’allestimento tessile e i costumi.
Durante il workshop collettivo “Ricucire il firmamento”, i partecipanti hanno dato forma ad emozioni, ricordi e memorie imbastendole sulla propria pagina di tessuto grazie ad ago e filo: un gesto antico, ritmico e meditativo; un'occasione di ascolto, di presenza e di cura. Ogni telo rappresenta la mappa di un firmamento, di un cielo cucito a mano: un invito a fermarsi, a osservare con meraviglia, come si guarda il cielo nelle notti limpide, in cerca di bellezza, di senso e di connessioni invisibili.
Il progetto continuerà nel prossimo inverno e ci sarà il tempo delle narrazioni a veglia per dialogare, raccogliere, riportare alla luce i ritmi sartoriali della tradizione che ancora scandiscono il tempo contadino.