CUNEO - Bongioanni spara ad alzo zero sul ministro Dadone: ‘Chi abbiamo mandato a Roma a governarci?’

Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia risponde alle critiche rivolte a Cirio con un attacco senza mezzi termini all’esponente M5S e al sindaco di Torino Appendino

Redazione 06/11/2020 17:56

 
È un attacco a tutto campo quello che Paolo Bongioanni, capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Lascaris, lancia nei confronti del ministro Fabiana Dadone e della collega di partito nonché sindaco di Torino Chiara Appendino.
 
Nel mirino del Kaimano, come è soprannominato l’ex direttore dell’Atl cuneese, ci sono le dichiarazioni che l’esponente del governo ha rilasciato solo ieri (5 novembre) “bacchettando” il presidente della Regione Cirio. Oggetto del contendere la scelta dell’esecutivo di includere il Piemonte nella cosiddetta “zona rossa” dei protocolli anti-Covid, scelta che ha fatto storcere il naso ai piani alti di piazza Castello: “Potrei chiederti perché dopo le ore dedicate al confronto tra Governo e Regioni ora racconti che non siate mai stati coinvolti, perchè giorni fa chiedevate azioni forti e oggi dite che sono troppo forti” la pronta replica della giovane ministro.
 
Cui fanno seguito le dure parole odierne di Bongioanni: “Noto con sorpresa che la ministra Fabiana Dadone di Carrù si è svegliata miracolosamente dal torpore, accompagnata a ruota dalla sindaca di Torino Chiara Appendino. Da piemontese e cuneese mi sarei aspettato che si prodigasse per difendere la sua terra dalla delirante collocazione in zona rossa da parte di un governo che rivela, per l’ennesima volta, incapacità e inadeguatezza, invece la ministra si è svegliata per attaccare il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, semplicemente perché quest’ultimo vuole avere chiarezza dal ministro Speranza, sapere perché si siano utilizzati dei dati vecchi di 11 giorni per calcolare i parametri che vanno a ferire, sfregiare e distruggere il polmone pulsante dell'economia della nostra terra, la piccola e media impresa del Piemonte e della Lombardia, oltre che a privare totalmente della libertà i cittadini di quattro regioni italiane”.
 
Il capogruppo meloniano non risparmia l’attacco personale a Dadone, accusata di essere “un ministro della Repubblica italiana che come curriculum ha fatto qualche mese il praticante avvocato ed è stato bocciato all'esame di Stato per poi diventare deputato e quindi ministro”. Ironie anche sulla bocciatura elettorale alle comunali di Mondovì del 2012, che portano Bongioanni a concludere: “E allora la considerazione che faccio è: ma chi abbiamo a Roma che ci governa? Chi abbiamo a Roma che ci amministra? Chi abbiamo a Roma che fa le leggi? Non dovremmo mandare a Roma la nostra migliore classe dirigente?”.
 
“Alla nostra ministra - continua il consigliere - non riesce neanche la polemica nel tentativo di mettersi in vista. Le mancano le motivazioni credibili, le manca l’ironia necessaria. Cosa significa attaccare il governatore Cirio, responsabile di concrete prese di posizione, sbandierando che i piemontesi fanno poche chiacchiere e lavorano sodo? Ma lei parla con la gente comune, ascolta le loro doglianze, le loro esigenze, le loro attese, agendo di conseguenza? Lei legge mai le cronache drammatiche dei nostri giornali locali riguardanti le proteste di intere categorie di produttori e di lavoratori? Perché non risponde alle grida di dolore dei suoi concittadini monregalesi e invece annuncia loro che sono arrivati alle scuole (chiuse) di Mondovì i banchi con le rotelle?”.
 
La vis polemica di Bongioanni non risparmia nemmeno Chiara Appendino: “Ve la ricordate la Torino a post olimpica, quella di Sergio Chiamparino, la Torino dei grandi eventi, la Torino che non era più quella dei miei tempi dell'università, quella che era diventata una città pulita, turistica, viva, la Torino dove sentivi parlare in lingua straniera, quella dei convegni internazionali, la Torino che era servita da stimolo a noi della Granda per diventare la capitale della gastronomia, del turismo outdoor e della nuova frontiera dello sci? Bene di tutto quello non esiste più niente, un pallido ricordo per qualcuno, è tornata la città sporca, invasa dai centri sociali, la città dove non si sa cosa voglia dire la parola turismo e sono bastati cinque anni di governo Appendino, prendete solo il Valentino… dove sono i sette locali che vi erano cinque anni fa?”.
 
Unica consolazione, conclude con una nota perfida il politico, è il pensiero che “ci sono dei casi ben più grotteschi di quello della ministra Dadone, eclatanti come quello del bibitaro Luigi Di Maio ministro degli Esteri. Ma la domanda ritorna: per quale motivo stanno cercando di distruggere l'economia che tiene in piedi l’Italia? Tutte domande a cui dovremmo dare una risposta, e che sicuramente io cercherò di dare nei prossimi giorni, ma la prima che mi viene a caldo è: “Perché abbiamo mandato a Roma gente che non ha mai lavorato un giorno nella vita e che è completamente avulsa dal mondo del lavoro, dell'impresa e della produzione?”. Forse la colpa di tutto questo è semplicemente nostra, di tutti noi che li abbiamo votati e che oggi permettiamo loro di stare seduti sugli scranni dove ieri sedevano De Gasperi, Einaudi, Moro, Almirante e Berlinguer. Svegliamoci prima che sia troppo tardi perché se no questa volta non la salveremo più”.

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