CUNEO - Botta (LeU): 'Non ci sono più le classi sociali, ma le categorie esistono e lo Stato deve tutelare i più deboli'

Intervista al coordinatore provinciale di Articolo UNO-MDP, candidato al Senato per Liberi e Uguali

Fabio Rubero 05/02/2018 12:27

Fabrizio Botta è nato a Cuneo 48 anni fa, sposato con un figlio, vive a Centallo. Diplomato ITIS Informatica, è attualmente impiegato presso CSI Piemonte. Consigliere e Capogruppo al comune di Cuneo dal 1995 al 2010, è stato membro del Cda di Novacoop dal 2001 al 2004 e presidente delle Farmacie Comunali di Cuneo dal 2010 al 2013. Attualmente è Coordinatore Provinciale di Articolo UNO – MDP ed è candidato alle elezioni politiche del prossimo 4 marzo nel collegio plurinominale Piemonte 2 del Senato (che comprende tutte le province piemontesi tranne quella di Torino) in seconda posizione.

D. Botta, perchè ad un certo punto ha deciso di uscire dal PD senza, di fatto, approdare in un'altra forza? E come è avvenuto poi l'avvicinamento e l'adesione ad Articolo Uno prima ed a Liberi e Uguali poi?
R. Sono uscito dal PD nel 2014 per il jobs act. Siamo usciti in tanti, non organizzati, e ci siamo presi una pausa di riflessione. Con l'avvicinarsi delle elezioni politiche, da fuori cercavo di convincere gli amici del PD a compiere il mio stesso percorso, facendo notare loro come le scelte del partito, soprattutto in politica economica, sul lavoro e sulla scuola, non fossero sostenibili per persone di sinistra come noi. Pochi mesi prima della scadenza elettorale c'è stata la scissione che ha portato alla nascita di Articolo Uno il cui approdo è stato per me scontato e naturale così come quello a Liberi e Uguali.
 
D. In cosa si è sentito tradito dal Partito Democratico?
R. Italia bene comune, la coalizione che comprendeva il PD, si è presentata nel 2013 con un determinato programma ed ha governato in questi cinque anni sulla base dei voti presi in quella tornata elettorale con Bersani segretario del PD. Di quella piattaforma programmatica, presentata 5 anni fa, pochissimo è stato fatto tanto che gli elettori potranno ritrovare parecchi di quei punti nel programma di Liberi e Uguali.  Al contrario, tanti "fiori all'occhiello" del PD di questi anni di governo non erano assolutamente presenti in quel programma. Io non dico che si debba "morire" attaccati ad un programma, tuttavia non può
neppure essere che le cose che avevi detto non le fai, mentre le cose che fai non le avevi dette. 
 
D. Non è che forse il programma è cambiato perchè sono cambiati gli alleati? Il PD si è presentato nel 2013 alleato alla sinistra, ma in questi anni ha governato con i cosiddetti "centristi" che sicuramente, essendo numericamente decisivi, hanno imposto le proprie regole.
R. Il discorso della coalizione e della governabilità non è sufficiente per spiegare perchè il primo partito della coalizione non ha fatto nulla di quello che era stato promesso in campagna elettorale. Basti pensare che il primo punto era lo "ius soli". Io nel 2013 ho fatto campagna elettorale per il PD e su quella piattaforma chiedevamo i voti, non sulla faccia di Bersani. Per questo sono uscito. Ero in difficoltà alla macchinetta del caffè con i colleghi a giustificare certe scelte. 
 
D. Bersani ha detto di puntare di recuperare voti dal grane bacino elettorale che rappresenta oggi il primo partito italiano, quello degli astensionisti. Come pensate di riuscirci?
R. E' vero, abbiamo anche questo obiettivo ed io sono la rappresentazione plastica di questo elettorato. Fino ad un anno fa, io mi definivo un elettore del Partito Democratico che non si sentiva più rappresentato da questo partito. Oggi, con Liberi e Uguali, ho finalmente ritrovato una casa politica da cui mi sento pienamente rappresentato. Come me, tante elettrici e tanti elettori di sinistra che non si recavano più alle urne poichè non sapevano chi votare. Ed è una teoria anche suffragata dai numeri. In una regione "rossa" come l'Emilia Romagna l'ultima volta che si è votato, il 63% degli elettori è rimasto a casa e sappiamo benissimo che si tratta di un'astensione meditata e consapevole. Il PD pensa di recuperare questi elettori candidando Casini? Non sono andati a votare Bonaccini, che è uno storico esponente del PD, e dovrebbero votare Casini?  Ecco, anche per ridare una casa a questi elettori è nato Liberi e Uguali.
 
D. Le due precedenti esperienze a sinistra del PD come la Sinistra Arcobaleno e Rivoluzione Ciivile sono stati pesanti fallimenti. Cos'ha di diverso Liberi e Uguali per non dover pensare ad un flop anche questa volta?
R. Personalmente non ho vissuto dall'interno le esperienze di Sinistra Arcobaleno e Rivoluzione Civile che mi sembravano più unioni forzate di piccoli partiti per superare lo sbarramento che un soggetto unitario come è invece Liberi e Uguali che non è ancora diventato un partito soltanto per la scadenza elettorale imminente e dunque per l'impossibilità di fare un congresso. Ma tutti noi sappiamo già che il giorno dopo le elezioni, a prescindere da quello che sarà il risultato, proseguiremo il nostro cammino insieme fino a diventare un unico soggetto politico. E non dimentichiamo Pietro Grasso, un leader autorevole del quale è difficile pensare ad un flop. Per me le esperienze da lei citate non sono paragonabili con la nostra.

D. Il segretario del PD, Renzi, ha già richiamato più volte gli elettori del centrosinistra al famoso "voto utile" e sicuramente lo farà fino alla fine della campagna elettorale. E' un aspetto che temete?
R. Noi e il PD siamo sulla stessa barca.  A parte che a forza di chiedere il voto utile in Sicilia la gente ha votato il Movimento 5 Stelle. Liberi e Uguali propone un suo tipo di centrosinistra, il PD ne propone un altro. Gli elettori sceglieranno, perchè interferire? Poi voto utile a cosa? Parliamo della nostra zona. Qui in provincia di Cuneo i collegi li perdeva l'Ulivo nel suo massimo splendore, pensano di vincerli ora? Poi, il paradosso. Che il PD dica che perde i collegi, sulla base di una legge elettorale che hanno fatto loro, per colpa mia, è semplicemente grottesco. Insomma, soprattutto in provincia di Cuneo, il voto utile non esiste perchè nemmeno insieme si vinceva.
 
D. Come sta andando la campagna elettorale?
R. Noi essendo piccoli dobbiamo massimizzare le energie dunque difficilmente ci vedrete a quei vernissage che tanto amano i politici "classici". Noi preferiamo le strade, le piazze ed i mercati, per incontrare la gente comune. Guardi, le cito un esempio per farle capire la differenza tra noi ed i partiti più "grandi". Quando è venuto Pietro Grasso a Boves, noi di Liberi e Uguali siamo rimasti composti ad osservarlo. Quelli che si accavallavano per stare vicino a lui erano quelli del PD, tanto che alcuni mi hanno chiamato chiedendomi se Mino Taricco fosse candidato con Grasso. Ripeto, preferiamo un profilo più basso per concentrarci sulle questioni più concrete che interessano i cittadini. 
 
 
D. Quale denominatore comune hanno i candidati alle elezioni politiche di Liberi e Uguali?
R. Sono persone molto diverse tra loro che credono fermamente nel progetto, che non sono politici di professione, ma che hanno una grande passione per la politica e per i propri ideali.
 
D. Qual è la percentuale al di sopra della quale si potrà parlare di un successo di Liberi e Uguali?
R. Con questa nuova legge elettorale, è molto difficile fare previsioni, anche per gli stessi istituti di sondaggio. Sono comunque sicuro che faremo un risultato migliore rispetto a quello che ci viene attualmente accreditato.
 
D. In conclusione, perchè il 4 marzo un'elettrice o un elettore dovrebbe scegliere Liberi e Uguali?
R. Perchè Liberi e Uguali è l'unica nuova proposta del panorama politico attuale. Non nuova per nuovismo, ma per la sua precisa proposta politica che vuole rappresentare una classe sociale, un ceto ben definito e non un generico interclassismo che, populisticamente, vuole mettere tutti insieme. La nostra forza ha il chiaro obiettivo di tutelare le fasce di popolazione più in difficoltà. Ci proponiamo per il governo del paese per rappresentare gli interessi specifici dei molti e non dei pochi, che poi è il nostro slogan, con la consapevolezza che sono molti gli italiani che si svegliano il mattino presto per andare a lavorare, che lavorano tutto il giorno e ciò nonostante faticano ad arrivare a fine mese. Non sono più i tempi delle classi sociali, ma le categorie esistono e quando lo stato fa determinate politiche deve farle in favore delle classi più deboli.
 

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