CUNEO - 'Chi dice che gli 80 euro di Renzi non sono seviti a nulla non conosce la difficoltà di arrivare a fine mese'

Riceviamo e pubblichiamo un'interessante intervista al viceministro cuneese alle Politiche Agricole Andrea Olivero sui provvedimenti degli ultimi due governi contro la povertà

Ufficio stampa 22/12/2017 09:51

Secondo i dati forniti di recente dall’Istituto Statistico dell’Unione Europea (Eurostat) l’Italia ha 10.547.600 persone che faticano a tirare avanti, a pagare regolarmente l’affitto, a permettersi un pasto proteico ogni due giorni, a poter affrontare spese impreviste, a riscaldare in modo adeguato la casa, a comprarsi un paio di scarpe per stagione e abiti decorosi. Un numero che, purtroppo, la pone in cima alla classifica dei Paesi europei. Cosa si può fare in questa situazione così drammatica? Molto impegno lo dedicano le associazioni caritatevoli. Ma anche gli ultimi due Governi di Renzi e Gentiloni hanno avviato almeno tre iniziative importanti. Tra i componenti di entrambi gli esecutivi c’è il il cuneese Andrea Olivero: viceministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ex presidente nazionale delle Acli e tra i promotori, alla guida di quest’ultima organizzazione, dell’Alleanza contro la povertà.
Con primo ministro Renzi è diventato strutturale il bonus di 80 euro al mese in busta paga per i lavoratori dipendenti che non superano i 26.000 euro lordi all’anno di reddito. I detrattori del provvedimento sostengono che non sia servito. Cosa risponde il viceministro Olivero? “Ad affermare che non sono serviti a nulla sono persone che non conoscono la difficoltà di arrivare a fine mese. Certo 80 euro non cambiano la vita, ma sicuramente aiutano ad assicurare dignità”.

Sempre con il Governo Renzi, nell’agosto 2016 c’è stata l’approvazione definitiva, da parte del Senato, della Legge contro gli sprechi alimentari. Obiettivo? Recuperare, nella misura maggiore possibile, le 5 milioni di tonnellate di cibo buttate ogni anno nei rifiuti, con un controvalore di 12 miliardi di euro. L’iter parlamentare del provvedimento è stato seguito con particolare impegno da Olivero. Alcuni mesi fa, a un anno dall’entrata in vigore del provvedimento l’obiettivo raggiunto è stato soddisfacente: il cibo recuperato e donato ai più bisognosi, attraverso le tante associazioni che si occupano del sostegno alla povertà, è aumentato, passando da 550.000 a un milione di tonnellate. E il percorso è ancora in crescita. “Si tratta - sottolinea Olivero - di uno dei provvedimenti più importanti varati dal Governo Renzi dopo l’Expo. Una colonna portante dell’impegno collettivo del nostro Paese verso nuovi modelli di sostenibilità, che partono proprio dall’azzeramento degli sprechi”.

Con l’esecutivo di Paolo Gentiloni ha preso forma, in questo ultimo periodo, un altro strumento capace di dare un aiuto a chi naviga in cattive acque economiche: il reddito di inclusione. Dallo scorso 1º dicembre si possono presentare le domande e dal 1º gennaio 2018 diventerà operativo. Si tratta di un assegno che sarà corrisposto per il massimo di un anno e mezzo alle famiglie in maggiore difficoltà. Quelle cioè con una soglia Isee non superiore ai 6000 euro, un patrimonio immobiliare, diverso dalla prima casa di abitazione, al di sotto dei 20.000 euro, e un patrimonio mobiliare (depositi, conti correnti) inferiore a 10.000 euro. L’importo dell’aiuto varia a seconda della situazione: 187 euro al mese nel caso di uno solo componente del nucleo familiare; 294 euro per due; 382 euro per tre; 461 per quattro e 485 euro per almeno 5 persone.  

In cambio si chiede ai beneficiari soprattutto l’impegno ad affrontare un percorso di inserimento lavorativo. Anche su questo fronte il viceministro Olivero, per la sua sostanziosa esperienza maturata nel sociale, ha condiviso tutto l’iter burocratico. Si poteva fare di più? “Sicuramente - risponde Olivero - bisognerà nei prossimi anni incrementare le risorse, ma credo che si sia fatto un primo passo molto importante, perché non si tratta di un bonus ma di una misura strutturale, come le associazioni dell’Alleanza contro la povertà (Acli, Caritas, Forum del Terzo Settore, Banco Alimentare) hanno richiesto in questi anni. Si parte con un progetto limitato, ma comunque impegnativo e che riguarderà circa 500 mila famiglie, per un totale di 1 milione e 800 mila persone: in particolare anziani e minori”.

Qual è la sua ricetta per combattere la povertà? “E’ necessario avere un mix di politiche e di strumenti per poter affrontare il problema, cresciuto enormemente durante la crisi. Serve aiuto concreto, anche di assistenza, per le fasce più deboli, che deve essere fornito con l’aiuto delle associazioni di solidarietà - che spesso sono le uniche che conoscono davvero le situazioni più difficili - e servono strumenti per l’accompagnamento al lavoro di quanti lo possono svolgere. E’ infatti sempre il lavoro lo strumento principale per dare dignità alle persone”.

La situazione in provincia di Cuneo? “Nel Cuneese, anche grazie a tassi di disoccupazione più bassi e a servizi pubblici efficienti, la situazione è meno drammatica di altre parti d’Italia ma, come segnalano le associazioni e gli enti caritatevoli, che ogni giorno distribuiscono pasti e pagano bollette per le famiglie impoverite, le persone in difficoltà stanno crescendo. Quindi, pure per il nostro territorio, il reddito di inclusione può rappresentare una risposta importante. Ed è bene informare tutti i cittadini di questa opportunità affinché chi è nel bisogno presenti la domanda: non si tratta di chiedere la carità, ma di vedere riconosciuto un diritto”.

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