Con una lunga nota firmata dal presidente provinciale William Casoni anche la federazione cuneese di Fratelli d’Italia prende posizione sul caso dei cori fascisti a Parma. Lo fa in maniera indiretta, esprimendo “tutta la nostra solidarietà” a Gioventù Nazionale, l’ala giovanile del partito di Giorgia Meloni. Sullo sfondo c’è infatti la polemica tra il circolo saluzzese di Gn e il “patriarca” della destra cuneese Paolo Chiarenza, 87 anni compiuti a gennaio, una vita trascorsa all’ombra della fiamma tricolore fin dai tempi del Movimento Sociale Italiano di cui fu “federale” e consigliere in Provincia e nel Comune di Cuneo. Chiarenza aveva usato parole molto dure nei confronti dei ragazzi di Gioventù Nazionale, fermi nel condannare i fatti di Parma come “estremismi beceri e illiberali”. Una posizione secondo lui dettata “dalla volontà di mettersi in gara con gli antifascisti nostrani” e bollata come controproducente. Senza nominarlo neanche una volta, Casoni mette nel mirino la sua “nemesi” locale - fu proprio lui a succedere a Chiarenza agli albori di Alleanza Nazionale, intraprendendo una carriera che lo avrebbe portato a diventare vicepresidente della Regione con Ghigo. “Chi interviene da posizioni personali, senza incarichi e senza tessera, non parla a nome del partito e non ne interpreta la linea politica” si legge. È lo strascico di una polemica che va avanti fin da quando, un paio d’anni fa, l’ex assessore regionale aveva “blindato” la comunicazione con una circolare interna nella quale si vietava, sotto pena di deferimento agli organi disciplinari, l’invio ai giornali di “articoli, lettere o opinioni personali presentate a nome del partito” senza la previa approvazione del suo leader locale. Una mossa da “centralismo democratico” d’antan che non ha comunque scoraggiato la verve oratoria di Chiarenza, isolato nel partito dopo l’ultimo congresso ma non domo. Congresso che, peraltro, aveva visto una contrapposizione limitata alle liste per il coordinamento provinciale, senza nessuna velleità di sfidare l’unico candidato alla presidenza. È finita nel peggiore dei modi, con la componente di minoranza che ha denunciato come “oltre 150 iscritti, in regola con il pagamento della tessera, non sono stati ammessi al voto”, un successivo ricorso a Roma e infine una ratifica del coordinamento provinciale giunta a un anno di distanza. Dal coordinamento si era subito chiamata fuori Carla Sapino, l’unica rappresentante della componente identitaria sconfitta, che non è più stata surrogata. La stessa Sapino aveva parlato di un tentativo, sdegnosamente respinto, di cooptare tre o quattro esponenti della minoranza nel direttivo per tacitare le polemiche. Alla luce di tutto questo, appare singolare l’insistenza di Casoni nell’accanirsi sulle “recenti ricostruzioni apparse sulla stampa locale” e nel proclamare enfaticamente che “Fratelli d’Italia nella provincia Granda non ha due anime: ha un solo cuore politico, saldo nei valori e nella lealtà verso la nostra comunità nazionale”. A far sorgere qualche dubbio, senza bisogno di tornare a due anni fa, basterebbe ricordare la reazione in ordine sparso alla recente levata di scudi contro Guido Giordana, per le note dichiarazioni sull’“alterità” tra lotta di resistenza e costituzione: a Savigliano il consigliere di FdI Maurizio Occelli si è schierato contro l’ordine del giorno di censura - poi affossato dalla stessa maggioranza. A Saluzzo addirittura è stato l’esponente locale del partito, il quasi omonimo Nicolò Giordana, a proporre come primo firmatario una mozione - approvata all’unanimità - nella quale si esprimeva l’auspicio che “la memoria della Resistenza non venga strumentalizzata o politicizzata”. A Cuneo, infine, i due consiglieri locali hanno tenuto una posizione mediana, non partecipando al voto ma evitando altresì di difendere il collega di partito, per il quale invece si è speso l’ex aennino Beppe Lauria. Le “due anime” insomma esistono eccome, per quanto resti evidente il predominio di quella istituzionale, “benedetta” da tutti i maggiorenti a partire dal ministro Guido Crosetto, su quella identitaria. I cui margini di manovra, va detto, si sono ridotti a maggior ragione dopo il rientro nei ranghi della consigliera regionale Federica Barbero Invernizzi e l’ultima tornata congressuale della scorsa primavera, che ha visto la fronda accettare candidature unitarie in tutti i circoli. Di passaggio notiamo soltanto quanto siano lontani i tempi “eroici” di Fratelli d’Italia, quando nel 2018, con la prima elezione di Monica Ciaburro alla Camera, Casoni lodava l’impegno di Paolo Chiarenza: “Con la solita grinta, ha svolto umilmente un ruolo disinteressato e prezioso. ‘Chi non ha radici, non ha futuro’ dice una massima a noi cara. Caro Paolo questo risultato è anche merito tuo”. Parole che oggi difficilmente verrebbero ripetute.