CUNEO - Dadone litiga con Di Battista: “Ci vuole fuori dal governo”. Lui replica: “Siete diventati ciechi”

Su Facebook il ministro commenta la scissione di Di Maio stigmatizzando “le sirene degli uomini della provvidenza”. L’ex compagno di partito risponde per le rime

Andrea Cascioli 25/06/2022 16:15

Non c’è pace tra le (cinque) stelle. Non bastassero la scissione di Di Maio e i risultati elettorali disastrosi dell’ultima tornata - a Cuneo, solo per fare un esempio, si passa dal 5,6% del 2017 all’1,7% attuale - ci si mettono i bisticci con gli illustri “ex”, in questo caso Alessandro Di Battista.
 
Galeotto fu il post con il quale Fabiana Dadone, la carrucese ministro delle Politiche giovanili e membro dei probiviri pentastellati, commenta l’uscita dai ranghi del movimento di quello che ne era stato fino a pochi giorni fa il più alto rappresentante nel governo: “Perdere tanti colleghi ed amici senza preavviso ha spiazzato tutti ed ammetto che sono giorni in cui è importante fare autocritica ma senza rinnegare chi siamo, perché siamo qui e perché è importante non commettere altri errori. Lasciatemi però dire che non ritengo un errore la fiducia nel prossimo, la tolleranza e il rispetto reciproco”.
 
Dadone rivendica la “responsabilità di governo” portata avanti dal 2018 “nonostante i costanti giochi di palazzo, dal Papeete alle bugie sul MES” e loda ecumenica sia l’azione di Giuseppe Conte in Europa sia “gli sforzi diplomatici per la pace di Luigi Di Maio”. Prendendosela invece con chi vorrebbe vedere i pentastellati recuperare lo spirito barricadero d’antan e abbandonare i lidi governativi: “So che è più facile far saltare il banco ad agosto, non sarebbe neanche una novità, ma non abbiamo mai cercato soluzioni semplici a problemi complessi. Non esistono. Le sirene degli uomini della provvidenza che ci vogliono fuori dal governo dovrebbero restare in vacanza”.
 
Chi siano questi “uomini della provvidenza” il ministro non lo scrive, ma a sentirsi chiamato in causa è il fuoriuscito per antonomasia, l’ex diarca del primo grillismo - assieme al rinnegato Di Maio: Alessandro Di Battista. “Ancora una volta signora ministro il problema sono io, un libero cittadino che vive del proprio lavoro (senza essere pagato con denaro pubblico a differenza sua)” replica a stretto giro, nello stesso post, l’ormai ex leader e attivista (ha lasciato il M5S nel febbraio 2021, in polemica contro la fiducia al governo Draghi). Che ora ironizza: “Il problema sono io, sempre io. Mica Renzi con il quale governa. Mica l’ignobile legge Cartabia che ha avuto il coraggio di votare. Mica Brunetta che le siede accanto nel CDM. Mica l’avvocato di Berlusconi sottosegretario alla giustizia. Siete diventati ciechi. O qualcosa vi ha accecato. Auguri”.
 
Non bastassero le parole di fiele di Di Battista (approvate da parecchi commentatori), a rincarare la dose ci si mette la sua compagna Sahra Lahouasnia: Nel 2018 portavi Alessandro sul palmo della mano quando fece il tuo nome per un posto nel governo” la sua chiosa. C’eravamo tanto amati.

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