CUNEO - Il bilancio di Fratelli d’Italia: “Abbiamo lavorato per il territorio”

Invasi, trasporti e infrastrutture al centro dell’azione del partito della fiamma, che plaude al ritorno delle province dopo la “riforma mortuaria” del 2014

Redazione 01/07/2023 12:46

Riceviamo e pubblichiamo:
 
Egregio Direttore,
come militanti politici ed amministratori di Fratelli d’Italia ci siamo riuniti per riscontrare il consuntivo di attività politica svolto in questi anni per il territorio cuneese. Esame doveroso, lusinghiero e incoraggiante in preparazione dell’inizio, dopo la pausa estiva, degli obiettivi impegnativi riguardanti le elezioni europee, regionali, provinciali e comunali del 2024. Non c’è settore di rilievo che non ci abbia visto impegnati a studiare, proporre, programmare e sostenere in vario modo le nostre idee, argomentazioni, indirizzi.
 
Per consolidata storia di pensiero abbiamo sempre ritenuto che la realizzazione di grandi infrastrutture - intese nella tutela della vita degli uomini e dell’ambiente, come già prevedeva la legge Bottai del 1939 sull’ambiente ancora oggi fondamentale - è forte fattore di sviluppo economico e sociale e di aumento dell’occupazione, nonché di qualificazione dell’azione di governo. Fin dal 1985 la Destra è stata convinta sostenitrice dell’autostrada Asti-Cuneo, opera che è stata lungamente tormentata da contrasti, divisioni di vedute e di progetti, polemiche, contestazioni delle sinistre di ogni genere, degli ambientalisti e dei grillini.
 
Per la costruzione del nuovo tunnel di Tenda, l’originario progetto di base della Provincia (ing. Vassallo) è datato 1993. Siamo stati i primi a promuoverlo, fra molti scetticismi. Poi anni di problemi politici e burocratici fra Italia e Francia, per arrivare all’accordo intergovernativo del 2013 e al definitivo progetto dell’Anas del 2017.
 
Per la realizzazione di invasi per uso plurimo delle acque e soprattutto per irrigazione, abbiamo costantemente insistito - assistiti assiduamente dal tecnico delle acque ing. Selleri - per richiedere una politica per gli invasi e per riconsiderare i progetti di fattibilità accantonati di dighe medio-grandi in grado di risolvere adeguatamente il fabbisogno di acqua, come quello di Isola sul Tanarello, di Torre Mondovì sul Casotto, di Pian Marchisio sull’alto Ellero, di Stroppo in Valle Maira, e soprattutto di Moiola in Valle Stura.
 
Il collegamento stradale-autostradale Cuneo-Nizza, attraverso il traforo del Mercantour (Valle Stura-Tinèe), come nuovo passaggio delle Alpi Marittime tra il Piemonte e la Francia meridionale (Accordo intergovernativo Italia-Francia del 1993, legge regionale Piemonte del 1997) era il logico proseguimento dell’autostrada Asti-Cuneo per il collegamento della Pianura Padana (attraverso Carcare e Predosa) all’asse Marsiglia-Barcellona. Così la provincia di Cuneo, da “marca di frontiera”, diventa strategica provincia “cerniera”.
 
Abbiamo affiancato ogni iniziativa - specialmente quelle della Camera di Commercio - per il traforo di Armo-Cantarana, indispensabile per accorciare e facilitare il percorso tra Ormea e Imperia, e per fronteggiare l’intenso traffico della S.S. 28 tra il Sud Piemonte e la Liguria di Ponente. Il pre-foro pilota è stato effettuato nel 1992.
 
Innumerevoli sono state le nostre denunce e appelli e le documentazioni per la realizzazione della variante stradale Demonte-Aisone-Vinadio in Valle Stura (S.S. 21). Le problematiche sono note: 1) Diritto alla salute di chi abita nel centro storico di Demonte, esposto a respirare sostanze cancerogene e tossiche provocate dall’intenso traffico veicolare pesante, nonché sicurezza dei cittadini e stabilità degli edifici. 2) Percorso insostenibile stretto e pericoloso per il traffico che percorre tutta la Valle Stura che conduce al Colle della Maddalena diretto in Francia.
 
Abbiamo fin dall’inizio sostenuto, tra il disinteresse generale di certo mondo politico ed imprenditoriale, l’esistenza e lo sviluppo dell’Aeroporto di Cuneo-Levaldigi. Abbiamo insistito per il rilancio della ferrovia Torino-Cuneo-Nizza, un tempo di forte rilevanza economica e turistica, oggi pressoché in disarmo. Ugualmente abbiamo insistentemente sensibilizzato le autorità competenti per la valorizzazione della linea ferroviaria Cuneo-Fossano-Cavallermaggiore-Bra-Alba-Asti-Casale Monferrato-Mortara-Milano, per aprire quei territori verso la Lombardia.
 
Da sempre la Destra ha indicato nell’ente Provincia una forma di organizzazione decentrata che con un forte radicamento appartiene alla storia d’Italia, e argina il centralismo e le insufficienze della Regione e le inidoneità dei piccoli Comuni. Nel 2014 la legge Delrio, voluta dal governo di centrosinistra, ha varato una “riforma mortuaria” della Provincia, annullandone il ruolo e riducendone i finanziamenti, pur mantenendone funzioni di “area vasta” (viabilità, trasporti, scuola, energia, irrigazione). Il presidente non è più eletto dai cittadini e così pure i consiglieri, che sono drasticamente ridotti di numero e non sono emanazione delle diverse aree territoriali. L’intento era di cancellare le Province e dopo un periodo di transizione, affidare le relative funzioni a Regioni e Comuni. Soltanto Fratelli d’Italia e Lega si sono opposti a questa riforma. Finalmente il governo di centrodestra ha trainato trasversalmente la volontà di ricostituire l’Ente.
 
A questi temi, per cui tanto c’è ancora da impegnarsi, se ne aggiungono altri: la sanità sul territorio, la vita e il lavoro nelle “terre alte”, le condizioni dell’agricoltura, l’avvio dei lavori dell’invaso di Serra degli Ulivi (Pianfei), la costituzione del Parco Nazionale delle Alpi Marittime.
 
Per ribadire che abbiamo lavorato bene per la provincia di Cuneo, pur trovandoci spesso ad affrontare l’inerzia di certa politica locale, l’ottusità della burocrazia, l’indisponibilità di mezzi finanziari, la mancanza di progettualità, nonché pregiudizi ideologici e indifferenza collettiva, avevamo programmato per questi giorni a Borgo San Dalmazzo un convegno informativo sulle riforme avviate da FdI da Roma a Torino a Cuneo. I nostri vertici provinciali hanno però preferito non dare adito a congetture relative a supremazia politica, a rivendicazioni numeriche, a rincorse elettorali. FdI non vuole rivendicare primogeniture o competenze nei confronti degli alleati, con i quali non ci deve essere concorrenza, ma unità di intenti pur nella differenziazione dei percorsi.
 
All’interno del centrodestra si deve comprendere che gli obiettivi da interessare e perseguire devono riguardare fronti elettorali e di consenso diversificati: quello popolare, quello liberale-moderato, quello di appartenenza territoriale. Tutte componenti di partito che con differenziazioni e sensibilità che sanno comprendersi e convergere rendono coeso, attivo e vincente lo schieramento di centrodestra.
 
 
Paolo Chiarenza, Guido Giordana, Enzo Tassone, Federica Barbero, Ambrogio Invernizzi, Pier Antonio Invernizzi, Luca Ferracciolo, Mario Pinca, Fabio Mottinelli, Mario Franchino, Rosalia Grillante, Maurizio Occelli, Denis Scotti

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