CUNEO - Il caso Gallo imbarazza il Pd. Manassero: “Auspico che vicende come queste non siano più possibili”

Dopo le accuse al padre del capogruppo in Regione, la sindaca di Cuneo fa appello a Schlein. Intanto la sfida tra Calderoni e Marello scompagina le vecchie correnti

Andrea Cascioli 09/04/2024 12:20

C’è imbarazzo, non solo nel Pd torinese, per le vicende che in questi giorni stanno scuotendo la politica all’ombra della Mole. Tutto nasce dall’inchiesta Echidna, un’operazione dell’antimafia di Torino che ha acceso i riflettori sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia.
 
Dall’indagine originaria si è aperto un ulteriore filone - qui la criminalità organizzata non c’entra - che coinvolge l’84enne Salvatore Gallo: storico esponente del Psi, ex manager della Sitaf (la società che gestisce la A32) ma soprattutto signore delle tessere del Partito Democratico e padre di Raffaele, il capogruppo - dimissionario - dei dem in Consiglio regionale. Per Gallo senior le accuse sono di peculato e violazione della normativa elettorale: gli si contesta di aver promesso favori in cambio di voti per i “suoi” candidati - quelli del think tank IdeaTo, al quale fanno riferimento tre consiglieri torinesi - alle comunali del 2021.
 
Una tegola bella grossa caduta in testa al Pd quando meno ne sentiva il bisogno. Cioè a due mesi esatti da un voto regionale che già partiva sotto i peggiori auspici per il centrosinistra, dopo il tira e molla per trovare un candidato e il naufragio della trattativa con i 5 Stelle. “Prendo le distanze, con fermezza, dalle vicende di questi giorni in cui peculato, estorsione e corruzione elettorale sarebbero stati usati come metodo di lavoro politico da alcuni esponenti PD nel Torinese e nel Barese: è comportamento immorale che mina alla radice i valori e le regole della democrazia”: così commenta Patrizia Manassero, in un messaggio sui social.
 
Dalla sindaca di Cuneo, sostenitrice della mozione Schlein alle ultime primarie insieme alla deputata Chiara Gribaudo, arriva un appello alla segretaria “perché ponga in maniera inequivocabile la questione della difesa della legalità alla base della campagna elettorale che si sta aprendo”. Insieme a un’esortazione: “Auspico che vicende come quelle di cui leggiamo in questi giorni non siano più possibili all’ombra del Pd. Esorto tutti e tutte, a qualsiasi livello di responsabilità, a lavorare con la schiena dritta, nel rispetto delle regole e con comportamenti corretti: queste sono le carte vincenti per un sistema democratico veramente tale, per una politica pulita, in cui io credo e per cui lavoro ogni giorno”.
 
Auspici a parte, c’è una campagna elettorale da portare avanti. Il Pd cuneese l’ha inaugurata ieri sera a Bra, primo a presentare la lista: ci sono più donne (la braidese Daniela Blengio, la fossanese Ivana Borsotto e la cuneese Franca Giordano) che uomini, ma a giocarsi il posto a palazzo Lascaris saranno questi ultimi, il sindaco uscente di Saluzzo Mauro Calderoni e il consigliere regionale in carica ed ex sindaco di Alba Maurizio Marello. Tra i due si profila un derby “Alba vs resto della provincia” dove gli equilibri territoriali pesano molto di più di quelli di corrente: alle primarie infatti Marello aveva sostenuto Schlein, assieme a Manassero e Gribaudo, mentre il segretario provinciale Calderoni - pur formalmente equidistante - guardava a Bonaccini. Ora la “trimurti” tra i sindaci di Cuneo e Saluzzo e la deputata di Borgo, l’asse che ha governato il Pd in questi anni, si è ricomposta attorno alla candidatura di Calderoni in Regione, sostenuta anche dalle due leader della corrente Schlein.
 
“Credo sia la volta buona per una candidatura di un’area allargata della Granda, come da tempo fanno gli amici delle Langhe e del Roero” ha detto il candidato nella sua presentazione saluzzese. Alle regionali 2019 Marello prese 5800 voti, staccando di oltre duemila la braidese Sibille, seconda classificata. Ma il “derby” tra i due è anche una questione politica: Marello, proveniente dall’area cattolica, è stato un oppositore “moderato” sui banchi di palazzo Lascaris (fin troppo, dicono i maligni, accusandolo di eccessiva vicinanza al suo concittadino e avversario Alberto Cirio). Calderoni, esponente della sinistra interna, non ha lesinato bordate al centrodestra regionale nei suoi anni da amministratore cittadino: tantomeno ci si può aspettare che lo faccia ora, nel momento di salire sulle barricate.

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