CUNEO - 'L'Italia che resiste' (anche alla neve) in piazza contro il Decreto Sicurezza

L'iniziativa si è svolta nel pomeriggio in largo Audiffredi. Valmaggia: 'C'è bisogno di un risveglio delle coscienze'. Manassero: 'Preoccupati per l'integrazione'

Samuele Mattio 02/02/2019 16:23

“L’Italia che resiste” non si è fermata davanti alla neve scesa copiosa su Cuneo nel primo pomeriggio di oggi, sabato 2 febbraio, e si è riunita per manifestare il suo disappunto contro il Decreto Sicurezza varato dal Governo Conte. L'iniziativa ha unito il capoluogo della Granda a tante altre città italiane e ha continuato il cammino iniziato sotto la sigla "Minerali clandestini", che dal mese di ottobre dello scorso anno ha raccolto l'impegno unitario di 57 sigle sindacali, politiche e associative.

In largo Audiffredi c’erano esponenti del Partito Democratico, di Rifondazione Comunista e di gran parte dell’associazionismo cattolico e di sinistra. Dopo una serie di interventi i presenti (circa centocinquanta persone) hanno dato vita a una simbolica catena umana intorno a Palazzo Civico, sede del Municipio cittadino.

Presente anche l’assessore regionale alla Montagna, Alberto Valmaggia, tra i leader dell’associazione ‘Monviso in Movimento’: “Condivido il messaggio e i contenuti. C’è bisogno di un risveglio delle coscienze”. Stuzzicato su quanto sarà decisivo il tema dell’immigrazione alle prossime elezioni europee, l’ex sindaco di Cuneo ha risposto: “Sicuramente è un tema importante, ma non il più importante: è un argomento gonfiato nella percezione, bisogna riportarlo alle giuste dimensioni e trattare anche le altre tematiche. È necessario puntare l’attenzione sui temi veri: i giovani, il lavoro e la ripresa economica”.

Il vicesindaco Patrizia Manassero si è invece soffermata a margine della manifestazione, interpellata da un nostro cronista, a spiegare gli effetti pratici della nuova legislazione: “Il progetto Sprar del Comune di Cuneo avrà conseguenze relative - ha detto l'ex senatrice del Partito Democratico-. Noi avevamo un progetto impostato, per motivi organizzativi e non politici, su chi ha già lo status di richiedente asilo. La nuova legislazione va invece a incidere sui nostri progetti futuri di allargamento dell’accoglienza: la filiera aveva un senso logico nel creare integrazione, la vediamo interrotta e siamo preoccupati per questo”. Manifestazioni analoghe si sono svolte nei principali centri della provincia.

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