CUNEO - Lauria e ItalExit, prove d’intesa in vista delle comunali

Il battitore libero prepara la quarta candidatura a sindaco: con lui potrebbe esserci il partito no euro di Paragone. Il centrodestra avrà ancora un nemico a destra?

in foto: Alessandro Balocco e Beppe Lauria

Andrea Cascioli 08/07/2021 16:45

 
In tempi ormai lontani si diceva che il primo caposaldo nella strategia elettorale del Pci fosse riassumibile nella massima “nessun nemico a sinistra”. Il centrodestra cuneese, al contrario, non è mai riuscito negli ultimi tre lustri a chiudere lo spazio alla sua destra, dove dal 2007 preme una spina nel fianco.
 
Beppe Lauria, decano del Consiglio comunale (vi siede ininterrottamente dal 1995, l’anno della prima elezione diretta del sindaco) e campione di preferenze nella fu Alleanza Nazionale, è pronto a scendere in pista il prossimo anno per la quarta tornata consecutiva in solitaria. Dall’8,51% della sua prima candidatura a sindaco si è assestato sul 5,40% del 2012 (il centrodestra allora si era presentato diviso tra Lega e Popolo della Libertà) e sul 5,94% delle ultime elezioni, quando la coalizione unita ha toccato il minimo storico con il 14,03% dell’ex sindaco democristiano Giuseppe Menardi. Molta acqua è passata sotto i ponti in questi quattro anni e c’è chi preme per un cambio di passo: se finora ci si è accontentati di “perdere con onore”, peraltro con esiti scoraggianti perfino in quell’ottica, questa volta toccherà impegnarsi di più.
 
L’addio del primo cittadino in carica Federico Borgna apre possibili spiragli sul fronte delle opposizioni, specie nell’eventualità che l’attuale maggioranza si ritrovi di nuovo in un impasse simile a quello del 2012, quando Partito Democratico e centristi finirono su sponde opposte. Occorre però fare i conti fin d’ora con il nemico a destra, perché le possibilità di ricomporre la frattura con il frondista Lauria sembrano ridotte al lumicino. L’ex assessore provinciale, candidatosi con CasaPound alle ultime europee, non ha mostrato una grande intesa con i colleghi consiglieri a palazzo civico. Sintomatico lo sgarbo dell’aprile scorso, in occasione dell’elezione del vicepresidente della commissione per il nuovo ospedale. In quel frangente Lega e Fratelli d’Italia hanno preferito convergere sulla consigliera di Cuneo Città d’Europa Maria Luisa Martello piuttosto che sostenere la candidatura di Lauria.
 
Quel che è certo è che quest’ultimo non è rimasto con le mani in mano. Ieri (mercoledì 7 luglio) c’è stato l’incontro con Alessandro Balocco, responsabile provinciale di ItalExit. Il partito del senatore ex grillino Gianluigi Paragone punta a recuperare i voti dei 5 Stelle delusi con un messaggio sovranista, ispirato all’antieuropeismo senza se e senza ma. È certa l’intenzione di essere presenti alle comunali di Cuneo il prossimo anno, anche se per ora non filtrano indiscrezioni su possibili candidature. Alle ultime amministrative Lauria mancò per un soffio l’elezione di un secondo consigliere, finito proprio al Movimento 5 Stelle per una quarantina di preferenze (il conto sui resti premiò Silvia Cina). Per una lista esordiente l’intesa con l’ex aennino potrebbe quindi assicurare una chance più concreta di raggiungere lo scranno consiliare in via Roma.
 
Cosa succede, intanto, nelle file del centrodestra? La settimana scorsa, in visita nel capoluogo della Granda per un impegno giudiziario, Matteo Salvini ha spiegato che il “dossier Cuneo” è già sulle scrivanie romane. Al pari di Torino, la città dei sette assedi non ha mai visto una giunta di centrodestra da quando esiste l’elezione diretta del sindaco: curioso primato per un luogo di solidissime tradizioni democristiane, specie considerando che nel frattempo il forzaleghismo ha espugnato perfino arcigne roccaforti rosse come Bologna e Sesto San Giovanni, un tempo “Stalingrado d’Italia”. Il capoluogo paga la distanza dai centri decisionali dei partiti, più che mai spostati verso la pianura - nel caso della Lega con Bergesio e dei Fratelli d’Italia con il dominus “ombra” Crosetto - o l’Albese (Forza Italia, almeno fino a quando Alberto Cirio resterà nel partito del Cavaliere). Non è un caso se, in mancanza di una solida classe dirigente cittadina, il candidato sindaco della coalizione non è mai stato scelto tra i consiglieri comunali. La tradizione del “papa straniero” potrebbe riproporsi anche il prossimo anno se è vero che il più accreditato resta a tutt’oggi il capogruppo regionale di Fratelli d’Italia Paolo Bongioanni, villanovese d’origine. Avrà anche lui, come i suoi predecessori “civici” e politici, un nemico da cui guardarsi a destra?

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