CUNEO - Meno di un anno all'election day 2024: tra sorprese, conferme e ipotesi

L'analisi delle grandi manovre politiche in vista delle prossime elezioni. Nella Granda si voterà per le europee, le regionali e per le amministrative in 179 Comuni

Chiara Carlini 31/07/2023 08:21

Quest’autunno, sul piano politico, si preannuncia essere una stagione ricca di sorprese, conferme e new entry. Fervono grandi manovre in Piemonte in vista dell’election day 2024: più precisamente il giorno prescelto sarà domenica 9 giugno. Infatti, tra il 6 e il 9 giugno ci sarà il rinnovo del Parlamento europeo in tutti i 27 Paesi dell’Ue e, quella stessa domenica si svolgeranno in Italia anche le elezioni regionali e comunali (nella Granda saranno chiamati al voto i cittadini di ben 179 comuni su un totale di 250). Ma non solo. Se dovesse passare la Riforma delle Autonomie, potrebbero tornare anche le elezioni Provinciali. Ricordiamo che il percorso in Parlamento non si è ancora concluso dalla presentazione, a fine giugno, in Commissione Affari costituzionali del Senato, del Ddl per il ritorno all’elezione diretta del presidente della Provincia. Sembra ci sia un braccio di ferro nel Governo tra Lega e Fratelli d’Italia. I primi con Calderoli vorrebbero far votare a giugno, mentre il partito della Meloni spinge per l’autunno.
 
Insomma, comunque vada la questione delle Province, la tornata elettorale 2024 sarà un vero e proprio test sull’andamento politico e sul posizionamento di partiti e coalizioni. Le consultazioni, più o meno sotterranee, sono già iniziate e gli scenari a destra come a sinistra, sono sempre meno definiti.
 
CENTRO-SINISTRA. Si voterà in cinque Regioni, due a Statuto speciale. Per il Piemonte la sinistra si sta preparando senza una linea chiara e sembra ostaggio delle correnti. Il segretario piemontese del Partito Democratico, il consigliere regionale uscente Domenico Rossi, ha recentemente rilasciato molte dichiarazioni esprimendo un chiaro desiderio di riscatto dopo anni di opposizione. Lancia una campagna elettorale che veda il centrosinistra impegnarsi fin dall’autunno per recuperare terreno rispetto alle destre. Alcuni rumors parlano anche dell’ex sindaca di Torino e oggi parlamentare, Chiara Appendino, o di Daniele Valle, consigliere uscente e delfino di Chiamparino, come possibili candidati alla presidenza, ma non raccolgono consensi unanimi intorno ai loro nomi. Rossi da molti mesi è alla ricerca di un nome forte da condividere con la coalizione come punto di partenza per contrastare un centrodestra guidato, con ogni probabilità, dal governatore uscente Alberto Cirio. Gli obiettivi ambiziosi di Rossi sono chiari: coalizione larga cercando di unire tutte le forze di sinistra e nome del candidato da ufficializzare entro novembre. Sulla questione correnti, intervistato da Torino Oggi, Rossi ha cercato di sorvolare e ha parlato di superare veti e divisioni. Divisioni che, però, sembrano essere il nuovo filo conduttore in crescendo, da Roma fino a Torino, del partito della Schlein.
 
Nel cuneese, oltre al consigliere uscente Maurizio Marello, già sindaco di Alba e consigliere provinciale, che si ricandiderà quasi sicuramente, si rincorrono da mesi anche i nomi di due sindaci vicini alla corrente Bonaccini: Mauro Calderoni, segretario provinciale del Pd e primo cittadino uscente di Saluzzo, e Davide Sannazzaro, sindaco di Cavallermaggiore. Nomi non troppo benvoluti dalla deputata Chiara Gribaudo, che punta su Marello e che potrebbe correre in prima persona per le europee. E i Cinque Stelle? Si potrebbe ricandidare l’albese Ivano Martinetti, già consigliere comunale e con un mandato in regione. Ma al di là dei nomi la vera questione sul tavolo dei grillini sarà quella di presentarsi in alleanza con il Pd. In Piemonte i sondaggi segnano una progressiva perdita di consensi per i pentastellati e bisogna vedere se i cantieri di larghe intese, messi in campo da Schlein e Conte, resisteranno fino a giugno 2024.
 
CENTRO-DESTRA. A destra, lo ricordiamo, il governatore azzurro Alberto Cirio ha di fatto confermato l'intenzione di ricandidarsi per la guida del Piemonte, ma per fare il bis aspetta un segnale chiaro e forte da Roma, dalla presidenza del Consiglio. E conferme al momento sembra non ce ne siano. Nel frattempo il suo capo di gabinetto, Gianluca Vignale, apprezzato ed efficiente grand commis a Palazzo Lascaris, sembra stia lavorando da molti mesi a una formazione civica, “Cirio Presidente” o, molto più probabile, “Cirio per il Piemonte”. Potrebbero aderire a questa lista alcuni dei sindaci più vicini al presidente, e tra questi spiccano il sindaco di Lagnasco, Roberto Dalmazzo, e il sindaco di Busca, Marco Gallo.
 
Per Forza Italia invece le elezioni 2024 saranno un test importante del dopo Berlusconi, soprattutto alla luce dell’eventuale fuoriuscita dal partito di una figura forte come il governatore Cirio. I sondaggi registrano ancora per FI delle percentuali importanti, inaspettate. In Piemonte, e nel cuneese in particolare, il partito degli azzurri sarà capitanato da Franco Graglia, già sindaco di Cervere e a Palazzo Lascaris dal 2014, e con lui potrebbe tornare nell’agone politico Marco Perosino, già senatore con una lunga esperienza come consigliere provinciale e sindaco di Priocca.
 
Ma se non fosse Cirio il candidato presidente, chi potrebbe succedergli alla guida della coalizione? Da molto tempo si rincorre la voce di un candidato del partito della premier Meloni. In pole position i consiglieri uscenti, la biellese Elena Chiorino, assessore al Lavoro, e il monregalese Paolo Bongioanni, capogruppo in Regione di Fratelli d’Italia e con grandi ambizioni e aspettative sulla prossima tornata elettorale. Entrando nel campo del partito di Governo, sono tanti i nomi in lizza per la prossima tornata elettorale. Ricordiamo il recente ingresso tra le file del partito della Meloni di Claudio Sacchetto, già assessore regionale all'Agricoltura con la Lega, tra i più apprezzati, imprenditore originario del saluzzese che dopo una pausa dalla politica si è deciso a tornare in pista e si è reso disponibile per le prossime elezioni regionali. Il suo nome è anche tra quelli che girano per le europee. Così come si fa il nome di Federica Barbero, architetto affermato e rappresentante per il partito della Meloni nell’area del Saluzzese, sia per Palazzo Lascaris che per Bruxelles. Tra le new entry si fanno i nomi di alcuni amministratori locali, da Corrado Marchisio, sindaco di Cervere, a Emanuele Bolla, assessore al turismo del Comune di Alba, da Alberto Deninotti, rampante assessore di Marene a un altro marenese, Giovanni Crosetto, nipote del ministro della Difesa e attuale consigliere comunale a Torino che potrebbe essere inserito nel listino. Sempre per il listino si fanno anche altri due nomi: l’imprenditore di Peveragno, Enzo Tassone, e Roberto Russo di Bra, già assessore provinciale.
 
Per la Lega si ricandideranno sicuramente l’assessore alla Sanità uscente, Luigi Icardi, Paolo Demarchi e Matteo Gagliasso. Ma sembra difficile che possano ritornare alle percentuali del 2019 perché la crescita di Fratelli d’Italia potrebbe pescare, in Piemonte, nel bacino elettorale dell’alleato Salvini. Per la Granda, comunque, si ipotizza che ne passi solo uno invertendo i numeri attuali di tre a uno con Fratelli d’Italia. Il consigliere Demarchi si vorrebbe giocare la carta di candidato per la coalizione di centro-destra per Saluzzo. Ma potrebbe rientrare in gioco anche Gianna Gancia che insieme alla ricandidatura per le europee potrebbe presentarsi anche alle regionali.
 
Ecco alcune delle novità della nuova legge elettorale approvata il 7 luglio
- I 50 seggi saranno distribuiti in modo misto: 40 seggi vengono attribuiti con sistema proporzionale in liste circoscrizionali concorrenti, mentre 10 sono assegnati con sistema maggioritario sulla base di listini abbinati al candidato Presidente.
- Le liste regionali (listini) sono composte da 10 candidati e da un numero di “candidati supplenti” che va da 2 a 4 e che entrano a farne parte solo in caso di eventuale esclusione di uno dei 10 indicati.
- La soglia di sbarramento sarà al 5% per le coalizioni e al 3% le singole liste.
- Il premio di maggioranza determina che alla coalizione vincente vada almeno il 55% dei seggi, ovvero 28 (22 all’opposizione) in caso di vittoria con una percentuale inferiore al 45%. In caso di vittoria uguale o superiore al 45% e inferiore o uguale al 60% dei voti validi, alla maggioranza sarà assegnato il 60% dei seggi, cioè 30. Infine, con percentuale uguale o superiore al 60% dei voti validi, il premio di maggioranza sarà del 64%, quindi 32 seggi (18 all’opposizione).
- È ufficialmente sancita l'incompatibilità tra il ruolo di assessore regionale e quello di consigliere regionale e viene istituita la “supplenza dei consiglieri assessori”. Le funzioni di consigliere vengono dunque sospese per il periodo in cui svolgono quelle di assessore.
- Per la parità di genere viene stabilito che nessuno dei due sessi sia rappresentato nelle liste circoscrizionali e in quelle regionali, in misura superiore al 60% dei candidati, tenendo anche conto dell’alternanza fin dove sia possibile. Viene introdotta la preferenza di genere permettendo all’elettore di esprimere fino a 2 preferenze di sesso differente. Annullata la seconda preferenza in caso di scelta di due candidati dello stesso sesso.
 

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