CUNEO - Quando le sorgenti del Po erano uno dei simboli del sogno della Padania

Sabato la Lega torna a Crissolo, ma sono lontani i tempi dell'ampolla e del secessionismo. La prima volta nel 1996: da allora è rimasta solo la polentata

Samuele Mattio 29/08/2019 19:00

Sabato 31 agosto la Lega tornerà a Crissolo, ma sono lontani i tempi in cui la cerimonia dell'ampolla ai piedi del Monviso era un appuntamento irrinunciabile per i militanti del Carroccio, allora guidati da Umberto Bossi. Da quei giorni sono cambiate molte cose nel partito di via Bellerio. Oggi venti secessionisti e l'utopia della Padania hanno lasciato il posto alla politica 'sovranista' di Matteo Salvini, che ha portato il partito a percentuali inaudite, attraverso momenti in cui ha rischiato di sparire dalle stanze del potere, travolto dagli scandali e lacerato dalle divisioni. 
 
La prima volta che Bossi salì al Pian del Re era il 13 settembre 1996. In seguito all'esperienza fallita del primo governo Berlusconi la Lega Nord passò una politica secessionista, abbandonando il progetto federalista portato avanti nei suoi primi anni di esistenza nell'agone politico. Espressione di quel processo, pochi mesi dopo, il cambio di nomenclatura: da 'Lega Nord – Italia federale' a 'Lega Nord per l'indipendenza della Padania'.  
 
Il prelievo dell'acqua alle sorgenti del Po, raccolta per essere poi versata nell'Adriatico, alla riva dei Sette Martiri (poi degli Schiavoni) di Venezia, era il rito di apertura della Festa dei Popoli Padani, uno dei due eventi annuali più popolari per la Lega con il raduno di Pontida. Il senatore di Cassano Magnago aveva intuito che per plasmare l'identità collettiva dei militanti c'era bisogno di riti e miti comuni. Fu in quel contesto che, due giorni dopo aver riempito per la prima volta l'ampolla preparata per l'occasione dal vetraio di Murano Massimo D'Este, Umberto Bossi pronunciò la dichiarazione d'indipendenza della Padania: “Noi, popoli della Padania, solennemente proclamiamo: la Padania è una Repubblica federale indipendente e sovrana. Noi offriamo, gli uni agli altri, a scambievole pegno, le nostre vite, le nostre fortune e il nostro sacro onore”. 
 
Erano giorni ad altissima tensione. In quel contesto la Lega arrivò alla formazione di un governo provvisorio, di una Costituzione e della 'Carta dei diritti dei cittadini padani'. Nel maggio dell'anno successivo il partito organizzò il Referendum per l'Indipendenza della Padania, al quale votarono quasi cinque milioni di persone, con il 97% del consenso. Nell'ottobre dello stesso anno vennero organizzate le prime elezioni per un parlamento ombra, anche qui i votanti furono molti (circa 4 milioni). In quegli anni nacque il quotidiano 'La Padania', di cui il giornalista Gianluigi Paragone – oggi senatore grillino riluttante al governo giallorosso – fu direttore dal 2005 al 2006. Un'emittente locale, Radio Varese, diventò 'Radio Padania Libera', diffusa in Lombardia, in Veneto, Liguria, Piemonte ed Emilia. Nel 1998 Sara Venturi divenne la prima Miss Padania. Tornerà sulle pagine della cronaca rosa nel 2006, per il matrimonio con il giornalista di Rai Due Milo Infante. Qualche mese dopo nasceranno Telepadania e la scuola della Lega, mentre il leader menava fendenti contro il Papa Karol Woyjtila e Silvio Berlusconi 'mafioso', ma fu un fuoco fatuo.
 
Negli anni successivi il Carroccio rientrò tra le fila del centrodestra e il progetto secessionista fu abbandonato in favore di un progetto di devoluzione ('devolution'), vale a dire il trasferimento di significative competenze legislative e amministrative alle Regioni e l'attuazione del federalismo fiscale, rimasto incompiuto con la bocciatura al referendum del 2006.
 
Il Sole delle Alpi e Alberto da Giussano rimasero nella simbologia leghista per molti anni, così come per molti anni restò nella base l'idea secessionista. Anche il rito dell'ampolla e la Festa dei Popoli Padani si svolse ancora per molto tempo, fino al 2015. Saltarono le edizioni del 2004, per la malattia invalidante che colpì il segretario Umberto Bossi e quella del 2013, quando le pagine dei quotidiani nazionali si occupavano della laurea albanese di Renzo 'Il Trota' Bossi, dei celebri diamanti e del tesoriere genovese Franco Belsito.
 
Nel 2015 l'ultima festa dei Popoli Padani, per il rito dell'ampolla e per il ritrovo di Pian del Re fu un lento declino: già l'anno successivo i big nazionali disertarono l'evento. Matteo Salvini, ben conscio della valenza simbolica delle sorgenti del Po per la base leghista, decise di abbandonare il Monviso per preparare il mutamento del suo soggetto politico, portandolo dal 4 al 34 percento delle ultime elezioni europee, 'rottamando' i vecchi maggiorenti e facendone crescere di nuovi. Oggi il fondatore - e segretario della Lega Nord per oltre un ventennio -  Umberto Bossi assiste dai banchi del Senato, indebolito dagli scandali del 2012, ma comunque 'presidente federale a vita'. Un partito che oramai ha poco da spartire con quello che era il progetto dell'ideologo della Lega Gianfranco Miglio, scomparso nel 2001 dopo essersi allontanato ante mortem da quella che, per molti versi, è stata una sua creatura. La modifica del simbolo e la troncatura del Nord dal nome sono stati il processo conclusivo di un processo di iconoclastia all'interno del partito, del quale il passaggio dal verde al blu non è stato un dettaglio, ma probabilmente un passaggio per completare la fagocitazione degli alleati nelle urne. 
 
All'appuntamento di sabato 31 agosto a Pian della Regina, l'unico big annunciato, oltre ai parlamentari di riferimento della zona Flavio Gastaldi e Giorgio Bergesio e alla coppia Gianna Gancia - Roberto Calderoli (che in provincia di Cuneo è 'di casa') è il segretario piemontese Riccardo Molinari. Difficile pensare che il plenipotenziario alessandrino non parlerà del nascente governo tra Partito Democatico e l'ex alleato Movimento Cinquestelle e dello strappo estivo del 'Capitano' Salvini, che ha provocato la caduta del Governo Conte I. Mentre, nonostante l'invito, è difficile che il ministro dell'Interno uscente passerà per Crissolo, a meno di nuove e clamorose svolte.
 
Ai discorsi dei parlamentari seguirà polentata alla Baita della Polenta, una delle poche cose rimaste intonse dal 1996.


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