CUNEO - Referendum sul taglio dei parlamentari, le ragioni del Sì e quelle del No

'Intervista doppia' a due attivisti locali impegnati a difendere posizioni opposte: Antonello Portera (M5S) e Filippo Blengino (Radicali)

Antonello Portera, schierato per il Sì, e Filippo Blengino, sostenitore del No

Samuele Mattio 15/09/2020 09:58

Con il referendum del 20 e 21 settembre gli italiani saranno chiamati ad esprimersi sulla modifica degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione, al secolo “sul taglio dei parlamentari”. Abbiamo deciso di mettere di fronte, in una sorta di ‘intervista doppia’, un sostenitore del Sì e uno del No per chiarire meglio le ragioni di entrambi gli schieramenti con il fine di aiutare i nostri lettori a effettuare una scelta libera e consapevole.
 
Per il Sì abbiamo scelto Antonello Portera, avvocato e consigliere comunale a Savigliano in quota Movimento Cinque Stelle. Nel 2017 si è candidato a sindaco nella città che diede i natali a Santorre di Santa Rosa, sfiorando il ballottaggio e ottenendo il miglior risultato pentastellato alle amministrative nelle sette sorelle della Granda.
 
Di fronte a lui, a sostenere le ragioni del No, Filippo Blengino. Segretario dei Radicali Cuneo e ‘anima’ del sit in contro l’ordinanza antibivacco firmata dal sindaco di Cuneo Federico Borgna organizzata lo scorso sabato davanti a palazzo Civico. Il giovane è anche referente della Provincia di Cuneo dell’Unione Atei e Agnostici Razionalisti (UAAR)
 
 
Perché voterà Si/No?
 
Portera - Ci sono almeno tre i motivi che mi inducono a votare Sì, a partire dal fatto che da anni si parla della riduzione del numero dei parlamentari, un tema sul quale storicamente c’è convergenza di più parti politiche, ma tutti i tentativi di riforma sono naufragati.
 
Nell’ottica del superamento del bicameralismo perfetto i 945 parlamentari sono eccessivi. Oggi, rispetto al 1963 (anno in cui si è stabilito il numero dei parlamentari n.d.r.) la tecnologia consente una maggior facilità di contatto tra gli eletti e gli elettori. Inoltre la rappresentatività si è estesa alle Regioni e al Parlamento Europeo, per i quali allora non si votava.
 
Va detto che il ‘trend' è stato avviato di recente con la riduzione di consigli comunali e regionali. È stato dimostrato che un taglio non intacca nessuno dei principi democratici, tant’è che nessuno si è accorto della diminuzione dei rappresentanti avvenuta negli enti locali.
 
Indubbiamente il Parlamento non ha mai visto di buon occhio la riduzione del numero dei propri membri, per ovvie ragioni. Con il Sì al referendum questo ‘ostacolo’ potrebbe essere superato e la strada per le riforme potrebbe diventare in discesa.
 
Un’ultima osservazione. Una delle obiezioni più frequenti quando si parla della riduzione del numero dei parlamentari è l’equazione ‘meno parlamentari uguale meno democrazia’? Non è così, altrimenti sarebbe vero il contrario e aumentandoli avremmo più democrazia. È necessario trovare un numero equilibrato e questa riforma lo fa.
 
Blengino - No perché il taglio dei parlamentari diminuisce la rappresentanza dei cittadini e dei territori, senza guardare in faccia il vero problema: il bicameralismo paritario. Due camere fotocopia rimarrebbero attive, mantenendo identico l’iter legislativo, e quindi i tempi. Ogni parlamentare passerebbe dal rappresentare 96.000 cittadini a 151.200 e diventeremmo, in una triste classifica, l’ultimo Paese dell’Unione Europea per persone rappresentate da ogni eletto. 
 
Non diminuiranno i costi ma aumenterà la casta: i parlamentari saranno scelti dai capi partito e molto probabilmente i perdigiorno sarebbero rieletti, dato che ricoprono, in molti casi, importanti cariche in grandi partiti. 
 
No perché si tratta di un finto risparmio, pari allo 0,007% della spesa pubblica, meno di un caffè all’anno per italiano. Le riforme vere che permetterebbero alle casse pubbliche di non piangere sono altre. 
 
L’Italia nella sua storia ha sempre fatto debito su debito, il tutto sulle spalle di noi giovani. Pochi anni fa con 15 anni di contributi si andava in pensione. Ma i nostri governanti la lezione non l’hanno capita, e preferiscono continuare ad indebitarci in nome di riforme spot “piglia voti”. Vogliamo davvero risparmiare? Allora perché mantenere quota cento, il reddito di cittadinanza e i bonus a pioggia?
 
 
Quali saranno le ripercussioni politiche del voto? Avrà conseguenze sulla tenuta del Governo?
 
Portera - Spero vivamente che su questa questione ci sia un confronto che non abbia nulla a che fare con il Governo attuale. Caricare il peso del voto sulle spalle dell’esecutivo sarebbe miope da parte di qualunque schieramento politico. È una riforma buona o non è buona? Se è buona la facciamo passare altrimenti no.
 
Blengino - La democrazia non ha un costo e indubbiamente non vale un caffè. Votare in un determinato modo per mantenere un Governo in carica non ha senso, perlopiù se la posta in gioco è altissima.
 
 
Secondo lei gli italiani sono sufficientemente informati su questo referendum?
 
Portera - Un referendum, come tutti gli strumenti di democrazia diretta, aiuta a informare di più, ma temo non abbastanza. Personalmente ne desidererei sempre di più. Molti voteranno Sì o No per una scelta indotta e non per una scelta ponderata, ritengo però che il Sì abbia ragioni molto più profonde. 
 
Blengino - Assolutamente no. Domenica scorsa eravamo a Mondovì con un presidio di Radicali Cuneo per il No al Referendum. Molte persone ci hanno guardato con incredulità. Ricordo una signora che mi ha detto, molto convinta, che qui in Piemonte non si voterà per nulla. Furbamente il Governo ha accorpato, per la prima volta nella storia, le amministrative con il Referendum, il che è molto grave dato che si tratta di due cose completamente diverse. I grillini, da falsi difensori della democrazia quali sono, hanno fatto bene i calcoli: votare subito dopo agosto, con gli italiani giustamente in vacanza e lontani da banchetti politici e tavoli di confronto, aggiungendo perlopiù l’emergenza Covid-19 e le restrizioni, ha annientato praticamente ogni voce di opposizione.
 
 
Alcuni parlamentari dopo aver votato la riforma hanno cambiato idea e si sono schierati con il No. Che ne pensa?
 
Portera - Sono frange dei partiti che sostengono la parte del No. Evidentemente anche a coloro che in un primo momento hanno votato sì sempre stato inviso questo tipo di riforma, ma devono essere loro a giustificare il cambio di idea. È indubbio che il Parlamento non abbia mai visto di buon occhio la riduzione del numero dei propri membri, per ovvie ragioni. Con Sì al referendum questo ‘ostacolo’ potrebbe essere superato, spianando la strada per le riforme.
 
Blengino - Sul fatto che qualche parlamentare voti No per paura di perdere la poltrona al prossimo giro non ci piove. Ma le faccio una domanda io: se la sua squadra di calcio è debole, lei taglia i giocatori o li cambia, magari scegliendone di migliori? Ecco, perché non cambiare rappresentanti prima di rendere zoppo il parlamento? Così, per sfizio almeno. I pelandroni che vediamo in alcune famose foto dormire in aula qualcuno li deve aver votati. Occorre cambiare loro, non stravolgere la Costituzione. Una riforma serve, ma ben scritta: noi radicali proponiamo un’unica camera composta da 600 eletti, in modo da eliminare il bicameralismo perfetto e rendere più snella e semplice l’attività parlamentare, mantenendo la piena rappresentanza della popolazione.

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