CUNEO - Retroscena: già nel gennaio 2018 Giuseppe Conte lavorava per formare una squadra di Governo

La rivelazione di Carlo Cottarelli a Scrittorincittà: ‘Nel gennaio 2018 incontrai un tizio che mi chiese la disponibilità a fare il Ministro dell’Economia con i Cinque Stelle’. Nascono nuovi interrogativi sul presidente del Consiglio…

Samuele Mattio 14/11/2019 12:30


Che Carlo Cottarelli fosse stato per lungo tempo corteggiato dalla politica è cosa nota. Dal momento in cui è balzato agli onori delle cronache per il suo incarico di Commissario per la Revisione della Spesa Pubblica nei governi Letta prima e Renzi poi, ‘Mister forbici’ è stato accostato più volte a questo e a quel partito. L’economista era già salito al Colle nel maggio 2018 per ricevere da Sergio Mattarella l’incarico di formare un governo, dopo un primo fallimento dell’intesa gialloverde. Quel che invece non è noto è che già nel gennaio di quell’anno era stato contattato da un emissario grillino per far parte della lista di ministri che il candidato premier Luigi Di Maio avrebbe presentato agli elettori pochi giorni prima delle elezioni del 4 marzo.

È stato lo stesso Cottarelli a raccontare l’aneddoto durante l’incontro inaugurale di Scrittorincittà, il festival letterario che si sta svolgendo in questi giorni a Cuneo. “Due mesi prima del marzo del 2018 mi telefona un tizio dicendomi che voleva farmi una proposta riguardante i Cinque Stelle. Mi ha detto che quando lavoravo come commissario per la  revisione della spesa avevo fatto delle proposte che piacevano anche a loro”. Cottarelli decise dunque di incontrare l’emissario: l’appuntamento è all’antico Caffè Greco di Roma, nella centralissima via Condotti. “Lui inizia a spiegarmi che pur non essendo iscritto, stava lavorando per il Movimento Cinque Stelle” racconta Cottarelli. “Mi chiese se volevo entrare in lista come ministro dell’Economia”. Cottarelli ci pensò su e decise di rifiutare. “Mi telefonò nei giorni successivi e gli dissi di no”.

Fin qui nulla di clamoroso. Cottarelli, tra la direzione monetaria del Servizio Studi della Banca d’Italia e il Fondo Monetario internazionale, ha certamente un curriculum degno della posizione ed è del tutto legittimo che un movimento politico che in quel momento doveva selezionare la sua classe dirigente abbia fatto un sondaggio con uno degli economisti italiani più autorevoli.

Ciò che invece sorprendente è che il personaggio che chiese a Cottarelli di entrare a far parte della squadra di governo pentastellata non sarebbe stato altri che l’attuale presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Nel suo racconto Cottarelli non lo cita espressamente, almeno in pubblico. E quando il giornalista di Repubblica Carlo Griseri e poi una spettatrice gli chiedono il nome di quello che fino ad ora aveva definito un ‘tizio’, lui abbozza, senza dare risposte. Ma a quel punto l’identità dell’attuale primo ministro era già chiara.

Capita di rado che gli intrecci della politica nazionale passino dalla provincia di Cuneo, ma in questo caso è proprio dalla terra tra la Bisalta e il Monviso che piovono interrogativi sulla figura dell’attuale presidente del Consiglio e sul ruolo che questi aveva ed ha all’interno del Movimento Cinque Stelle. Sia nell’accordo di governo con la Lega che in quello in vigore con il Partito Democratico la figura del primo ministro è sempre stata ‘venduta’ come superpartes. Nella narrazione pentastellata nel gennaio 2018 Conte non era altro che un professore ordinario di Diritto privato all'Università di Firenze, poi inserito pochi giorni prima delle elezioni nella lista dei ministri di Di Maio premier come titolare del dicastero della Pubblica Amministrazione.

Il racconto di Cottarelli denuncia invece un’altra realtà. Ovvero che due mesi prima delle elezioni l’allora sconosciuto Conte stava lavorando attivamente per formare quella stessa lista: la squadra di governo del candidato premier Luigi Di Maio. Oltre a mettere in dubbio l’imparzialità della figura dell’’avvocato del popolo’ rispetto al PD, quanto emerso al Centro Incontri apre il dibattito sulla reale leadership di Di Maio all’interno del Movimento. Come mai nel 2018, con l’attuale ministro degli Esteri candidato premier, a incontrare i papabili membri di un possibile esecutivo era un professore universitario neppure iscritto al Movimento Cinque Stelle? Sembrerebbe evidente che, anche nella prima fase, il ruolo di Conte non fosse così subalterno come si è raccontato nelle cronache politiche dell’ultimo anno.

E se le prime due questioni che abbiamo evidenziato sono di natura squisitamente politica, il terzo caso che si apre va oltre e riapre il possibile conflitto d’interessi denunciato dal Financial Times su una consulenza legale effettuata da Conte al gruppo Fiber 4.0. L’allora 'avvocato semplice' Conte aveva sostenuto che per ribaltare l’esito di acquisto di una società telecomunicazioni era necessario che il governo applicasse la cosiddetta 'Golden Power’, cosa che poi effettivamente avvenne con Conte premier (anche se questi si astenne in Consiglio dei Ministri). In una nota palazzo Chigi aveva dichiarato: “In quel momento (della consulenza n.d.r.), ovviamente, nessuno poteva immaginare che poche settimane dopo un governo presieduto dallo stesso Conte sarebbe stato chiamato a pronunciarsi proprio sulla specifica questione oggetto del parere”. No, davvero? Ai lettori l’ardua sentenza.

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