CUNEO - Se incontrate Alberto Cirio evitate di offrigli un Campari

il rischio è che vi mandi a quel paese. L'eurodeputato albese scalpita per correre verso la presidenza della Regione...

Samuele Mattio 04/03/2019 17:10

 
Se incontrate Alberto Cirio in questi giorni evitate di offrirgli un Campari. Non per questione di gusti personali, che peraltro non conosciamo, ma piuttosto per ragioni di opportunità. “Non è forse vero che l'attesa del piacere è essa stessa il piacere” recita un riuscito spot del bitter italiano più conosciuto nel mondo. Se gli venisse in mente è probabile che vi mandi a quel paese. 
 
Lui, che attende ansioso l'ok della Lega alla sua candidatura alle regionali, non gradirebbe l'ironia. Era il giorno di San Valentino (14 febbraio) quando l'europarlamentare albese era uscito allo scoperto dicendosi disponibile a correre verso Torino. A quasi tre settimane di distanza dal suo comunicato stampa, coloro ai quali l'assist è stato rivolto (gli alleati della coalizione di centrodestra) non hanno ancora tirato in porta. Ad oggi all'operazione 'Cirio presidente' manca il benestare della Lega di Matteo Salvini, che oggi è l'azionista di maggioranza del raggruppamento di centrodestra. 
 
I rapporti di forza all'interno di quella che fu 'La Casa delle Libertà' sono totalmente stravolti rispetto a quando Berlusconi era un Alessandro Borghese 'ante litteram' capace di ribaltare o di confermare i pronostici dei sondaggi con un serie di apparizioni televisive studiate a tavolino. Chi ha più di vent'anni ricorderà certamente le proverbiali rimonte del fu 'Cavaliere'. 
 
Oggi quei tempi sono lontani. La Lega, abbandonati i venti di secessionismo e rimpiazzatasi su posizioni identitarie (o 'sovraniste' come si suol dire negli ultimi tempi) ha letteralmente cannibalizzato gli alleati e se Fratelli d'Italia sembra tenere botta forte dello zoccolo duro degli ex Alleanza Nazionale, anche se su percentuali piuttosto basse, Forza Italia teme un'ulteriore riduzione dei propri consensi. Berlusconi, al netto delle mille resurrezioni, sembra perdere colpi e il suo modo di comunicare, tanto efficace negli anni '90 e nei primi duemila, è oramai reso obsoleto dal consolidamento del web come mezzo di propaganda. Proprio dove l'alleato Salvini e gli odiati 5 stelle hanno saputo trovare la gallina dalle uova d'oro. 
 
I luogotenenti azzurri temono lo strapotere leghista e il Piemonte sarà il primo banco di prova dove la Lega potrebbe sfondare per davvero. Gli analisti politici hanno liquidato il voto in Abruzzo e in Sardegna sostenendo che il partito di Salvini, a conti fatti, non avrebbe vinto senza l'appoggio degli alleati. Vero, ma è altrettanto vero che in entrambe le regioni in cui si è votato il Carroccio non era presente al giro di cinque anni prima (2014), mentre oggi si attesta su percentuali record per una lista 'inedita'. Se in Piemonte Molinari e compagni (di militanza) si aspettano di confermare quello che è il trend nazionale dopo le mosse politicamente azzeccate dal loro leader, con l'assorbimento dei consensi di molti delusi dai Cinque Stelle, è facile immaginare che l'appuntamento per la presa di Torino sia molto sentito in via Bellerio. 
 
Già lo scorso 4 marzo la Lega aveva fatto incetta di consensi all'ombra delle Alpi e ora punta a monetizzare i sondaggi, sia che esprima il candidato presidente o meno, magari con una giunta a trazione verde. L'attendismo salviniano nei confronti di Alberto Cirio parrebbe ad alcuni più una strategia volta “a far capire chi comanda” che un vero e proprio disegno per mettere un proprio uomo alla guida del Piemonte, mentre secondo altri il 'Capitano' vorrebbe aspettare il risultato dell'ultimo test prima delle regionali piemontesi, vale a dire le elezioni in Basilicata, per poi decidere se 'scaricare' Berlusconi. La seconda ipotesi è però piuttosto improbabile, in quanto in questo momento la formula 'centrodestraunito' è una macchina da voti.  
 
In ogni caso se così fosse prima del pollice alzato dovrebbero passare altre tre settimane (le elezioni a Potenza e dintorni saranno il 24 marzo). Gli alleati puntano sul fatto che la Lega correrebbe il rischio di logorare (ulteriormente) Cirio, che nel frattempo sta girando il Piemonte in lungo e in largo da candidato in pectore, ma Salvini ben sa che le regionali sono un voto politico con qualche sfumatura di amministrativo e pensa di poter vincere anche partendo in ritardo rispetto al competitor. Ne sono prova le sue continue esternazioni sul TAV, che sembrano più volte a togliere spazio mediatico a Chiamparino che a un effettivo interesse al completamento dell'opera, sulla quale la Lega non si è mai strappata i capelli. 
 
Al netto di tutto questo è probabile che (a meno di clamorose sorprese) il candidato del centrodestra unito sarà Alberto Cirio, ma è probabile che se provaste a chiederglielo sarebbe lui stesso a confermarvi che quest'attesa di piacevole non ha proprio nulla. 

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