A Bernezzo c’è un luogo dove la cura per gli animali selvatici si intreccia con il desiderio di fare comunità. È il Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS), una realtà che da oltre vent’anni accoglie, cura e, quando possibile, restituisce alla libertà gli animali in difficoltà.
Il Centro è operativo 24 ore su 24 per garantire interventi tempestivi sul territorio della provincia di Cuneo, con un nobile obiettivo: offrire a ogni animale una seconda possibilità. Siamo andati a conoscere questa realtà attraverso un servizio video (al fondo dell'articolo), scoprendo una struttura che va ben oltre al recupero di animali feriti.
La sua storia comincia con Remigio Luciano, ex gestore dello zoo di Cuneo. Dopo la chiusura della struttura del capoluogo, negli anni ’80, decise di trasferire a Bernezzo gli animali che poteva ospitare, trasformando la sua casa di campagna in un piccolo zoo. Col tempo, quel luogo cambiò pelle: grazie alla sensibilità di chi iniziava a portare animali feriti, nacque un centro dedicato al recupero della fauna selvatica. Nel 2001 arrivò l’autorizzazione ufficiale, nel 2004 la fondazione dell’associazione CRAS ODV.
Oggi, dopo la recente scomparsa di Remigio, la guida del centro è passata a Matteo Attolico, al fianco del fondatore fin dai primi anni. “Abbiamo costruito gabbia dopo gabbia, pezzo dopo pezzo – racconta – fino a dare forma a questo progetto che ormai è un punto di riferimento per tutto il territorio, ma anche a livello nazionale”.
Un luogo di salvataggio, ma anche di relazioni
Chi immagina il CRAS solo come un rifugio per animali feriti, si sbaglia. Come spiega Federico Pellegrino, collaboratore del CRAS e coordinatore di Sideralis, il Centro è anche uno spazio di socialità e formazione: “Qui si lavora con studenti, volontari, persone in percorsi di reinserimento. Organizziamo attività didattiche, progetti con le scuole, fino alla recente Summer School che ha coinvolto decine di ragazzi. Il Cras permette di fare comunità, permette di fare cultura, diventando un punto di riferimento, un fulcro per il territorio, non solo per la tutela degli animali”.
Cuore pulsante di queste attività è il Dark Sky Hub, un’aula didattica completamente ristrutturata, nata grazie a progetti condivisi con il Comune di Bernezzo ed associazioni come Sideralis e Noau Officina Culturale. Grazie al sostegno di Fondazione CRC e Compagnia di San Paolo, è diventato uno spazio polifunzionale: sportello ambientale, laboratorio per le scuole, luogo di progettazione partecipata e persino sede di sperimentazioni tecnologiche, come la stampa 3D per creare supporti e protesi per animali con menomazioni permanenti.
La tecnologia entra in gioco anche con la realtà virtuale, che permette di mostrare al pubblico aree normalmente inaccessibili – come l’infermeria o le voliere di degenza – per raccontare in modo trasparente il lavoro svolto e sensibilizzare sul benessere animale.
Tra le novità c’è anche la “biblioteca degli oggetti”: zaini con binocoli, fototrappole, guide naturalistiche e schede per fare osservazioni sul campo. Strumenti che permettono a chiunque, scuole comprese, di praticare la citizen science (scienza partecipativa), contribuendo alla raccolta di dati utili per la conoscenza e la tutela della fauna.
Un altra struttura del CRAS è in allestimento per ospitare una biblioteca tradizionale, con testi e materiali di studio per studenti, tirocinanti e ricercatori. Qui si trova un originale plastico realizzato dai ragazzi della Summer School, ai quali è stato chiesto di immaginare il CRAS del futuro. Con rami, materiali di riuso, pietre e tanto altro ancora i bambini hanno dato vita a quello che Pellegrino definisce un laboratorio di architettura creativa: “Quello che hanno prodotto rispecchia un esempio di quelle che sono le idee che poi i ragazzi svilupperanno domani da adulti. Ci piacerebbe che questo rimanesse il ricordo di come tutto è iniziato”.
Gli animali e le loro storie
Ogni angolo del centro racconta una storia. Come quella dell’avvoltoio monaco recuperato a Sampeyre, debilitato e ridotto a soli quattro chili di peso, ora pronto per tornare in libertà con un GPS per monitorarne i movimenti. Lo stato del suo ritrovamento fa riflettere sulle conseguenze del cambiamento climatico: “Con la riduzione dei ghiacciai e con la mancanza di neve, e quindi di valanghe, iniziano a scarseggiare anche quelle che sono le risorse di cibo dei rapaci necrofagi, cioè mancano le carcasse degli animali che muoiono durante l'inverno a causa di eventi come appunto valanghe e slavine”.
C’è poi la storia delle quattro scimmie ospitate da oltre quindici anni, arrivate da sequestri o abbandoni. “Ci chiamarono per una scimmia a Demonte, eravamo increduli - racconta Attolico - . Remigio riuscì a catturarla. Sui giornali locali venne pubblicata la notizia e così, qualche giorno dopo, davanti al portone del centro trovammo una gabbia con un’altra scimmia. Le altre due scimmie invece vennero da sequestri”.
Nel video al fondo dell’articolo potrete ascoltare un aneddoto che testimonia quanto queste creature siano intelligenti e sensibili, ma anche quanto soffrano la vita in cattività.
Ci sono poi le tartarughe terrestri sequestrate perché detenute senza documenti, le tartarughe palustri europee minacciate dalle specie aliene, la pericolosa tartaruga azzannatrice recuperata in un laghetto, i procioni abbandonati a Milano, la cerva che essendo troppo "imprintata" non può essere reintrodotta in natura, le nutrie un tempo allevate per la loro pelliccia poi passata di moda, le volpi e tanto altro ancora, oltre a una moltitudine di rapaci – falchi, poiane, gufi, civette – alcuni dei quali, non potendo essere reintrodotti in natura, resteranno al centro per scopi didattici.
Ogni recupero è una sfida, ogni liberazione un traguardo. Lo dimostra il caso del giovane gheppio curato dopo l’impatto con una vetrata e poi restituito al cielo davanti alle nostre telecamere: un’emozione impossibile da trasmettere.
Le sfide quotidiane
Dietro le storie di successo, ci sono le difficoltà di ogni giorno: risorse economiche scarse, carenza di volontari soprattutto nei weekend, spese crescenti per l’accoglienza di specie sequestrate o abbandonate. “Al CRAS non si viene per accarezzare gli animali – ricorda Attolico – ma per lavorare per loro: alimentarli, curarli, pulire le gabbie, mantenere le strutture. Solo così possiamo garantire la loro sopravvivenza”.
Una missione che continua
Il CRAS di Bernezzo, come detto, non si limita ad essere un centro di recupero: è un laboratorio di comunità, un ponte tra natura e persone, un presidio di educazione e tutela ambientale. Qui ogni animale curato è una vita salvata, ma anche un’occasione per far crescere la consapevolezza di chi vive il territorio.
E, mentre nuovi progetti si intrecciano con il lavoro quotidiano, il sogno di un nuovo CRAS, il CRAS del futuro, prende forma passo dopo passo grazie all’impegno di chi ci lavora e al sostegno della comunità.
Come aiutare a realizzare questo sogno?
5x1000 C.F. 96068440047
IBAN IT32 A084 3947 0700 00040101 408
Il CRAS non è aperto al pubblico, ma è visitabile dai soci con tesseramento attivo. Vengono inoltre organizzate giornate formative per scuole o gruppi. Per diventare volontario o richiedere informazioni, contattare il Centro al numero 017182305.