CUNEO - Il poeta Carlo Serafini dedica una poesia alla nonna recentemente scomparsa

Questa settimana il giovane di Madonna dell'Olmo propone "Per nonna", "Come un airone notturno" e "Vagabondo assente, ma un giorno"

Carlo Serafini 27/08/2022 18:18

Torna l'appuntamento con la poesia. La rubrica è curata da Carlo Serafini di Madonna dell’Olmo, che propone oggi tre suoi lavori.
 
 
Questa mia poesia è dedicata alla mia cara nonna, morta da poco, ma sicuramente nel Regno dei Cieli, per la sua infinita bontà e umiltà.
 
PER NONNA
 
Quando la brezza accarezza
la mia anima,
sorgono le tue mani candide
come piume di cigno.
E io so,
che mentre costeggio un lago,
tu sei l'acqua
che s'increspa al mio sguardo.
 
Posso volgermi a te,
nel mio peregrinare di emozioni,
che restano sospese
tra la verità e i sogni.
 
Come te,
quando m'insegnavi la vita,
senza mai arrenderti.
 
Nonna, io ti trovo ovunque,
sei aria per me,
cambi forma,
un momento sei un angelo
che scrive nel cielo "ti voglio bene"
e poi un cuore,
dove poter dare sfogo
alle mie gioie.
 
E i cirri volubili della sorte
non mi portano via da te.
 
Tu sei quel vento
che semina bontà
ed è lì
che scorgo due mani di fata
che curano le mie stanche membra.
 
Lo sai, il mondo
coi suoi costumi
non mi si addice:
per questo ci sei tu,
con la tua voce gentile
che placa le mie ire inconsce.
 
Tu sei il mio rifugio,
la mia seconda casa
che vive nella mia anima.
 
Sei sempre stata di buon esempio,
tanto che mi lascio
dolcemente cullare dalla brezza,
per specchiarmi in acque
dove galleggia il tuo volto.
 
 
Quando la gioia parla al cuore e si ama questo nel silenzio, arriva un po' come un airone notturno: di notte tutto tace e vola la letizia. Perché è allora che riesco ad essere veramente felice e lasciare scorre meglio le mie emozioni.
 
COME UN AIRONE NOTTURNO
 
Scende la letizia
come un airone notturno
sul mio volto:
si fa grande il cielo
in uno spicchio di felicità.
 
I miei sogni brillano
come fiori di maggio
nella corolla del cuore,
pazienti a sbocciare
nella primavera futura.
 
E mi siedo in una stanza vuota,
giurando vita
alle mie mani pulite di fonte:
là nell'anima
che predica silente
nel bianco costeggiare
di una buona novella.
 
Questa è un'onda che travolge
le mie emozioni peregrinanti.
 
E io resto fermo,
con i versi di strada
che incontrano figure
e poi nuovi intrecci.
 
È gioia, è tripudio,
il fiato in un corno
che fa da eco nella mia mente
e rincorre i sogni annunciati.
 
Si disegnano venture certezze,
scudi di fede in promessa:
 
e io mi lego al trasporto
di tali meraviglie,
che volano come aironi notturni.
 
Quando sei incompreso sotto molti aspetti e sono pochissime le persone che ti capiscono, ecco questo è ciò che fa nascere in me. Tra pianti e speranze mi faccio aurora in attesa di un'alba nuova. Perché come dico sempre...: per me il meglio deve ancora venire.
 

VAGABONDO ASSENTE, MA UN GIORNO...
 
Grandi sorprese
aleggiano
davanti al mio sguardo,
ora però ombroso
da ciò che è.
 
È fuoco il cielo,
così come le mie membra stanche,
spossate da una vita
sospesa
tra la fragilità di un fiore
e la rabbia di un uragano.
 
Ma non mi ricopro di squame
lungo un saluto inespresso,
filtro il verbo d'esistere
nella mia mente,
che pavida e ignara
assorbe ogni sfumatura.
 
Però Dio ha bussato alla mia anima
e io continuo assente,
come la notte senza desideri.
 
Eppure, in me arde
la voglia di rivincita,
un sol respiro nell'inconscio
basterebbe voltare pagina.
 
Aspetto che la sorte
si decida generosa,
il cuore in procinto di liberarsi
dagli scherni deludenti
della gente.
 
E così, guardo il sole,
mi tengo una parte fulgido,
un sol bagliore
che possa bruciare ogni paura.
 
Ma soffro,
la mia vita appesa
ad un pianto ininterrotto,
le mie pene di solitario incompreso
colpiscono la mia anima,
come dardi avvelenati.
 
Crollo, mi appoggio ad un muro
per respingere ogni maledizione,
peregrino tra le mie emozioni,
ragazzo vagabondo
in un mondo inadatto.
 
Sollevò ogni dolore
a volte
e mi prometto
che il male non tornerà più.
 
Un giorno...
sarà silenzio al far della sera
e all'alba timida
d'un sole crucciato
tra il sorgere e il riposo ancor,
mi vestirò dei suoi raggi
e mi farò bianco.
 
Sarà quella pace in me,
finalmente saprò chi sono,
esente da ogni dubbio,
mostrerò il mio volto
rigato di lacrime e cicatrici,
ma anche di luci
che non moriranno più.
 

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