Il Festival Alpivive, che si è svolto dal 10 al 12 ottobre a Dronero, non è stato un evento ordinario, uno dei tanti appuntamernti culturali proposti in questa parte dell’anno. Soltanto chi vi ha preso parte se ne è reso pienamente conto: il tema della biodiversità poteva risultare un po’ complesso, poteva impaurire qualcuno, ma chi si è fidato del titolo dell’iniziativa, “Alpivive”, è stato premiato. La rassegna promossa da AFP (Agenzia di Sviluppo Locale) e dall’associazione francese “L’Ascalaphe”, nel quadro di un progetto di cooperazione transfrontaliera, ha restituito davvero un’immagine molto “viva” delle nostre Alpi. I giovani studiosi che si sono succeduti al tavolo, in Teatro e nelle altre location, hanno scaldato gli animi con la loro passione, con la competenza, con la loro dedizione alla causa dell’ambiente. Un Festival pensato e organizzato da giovani, molto lontano dai format polverosi di certi convegni sussiegosi, ma che è sempre rimasto nell’alveo del rigore scientifico, senza alcuna concessione a imbonimenti o banalizzazioni. Non per caso l’Unione Europea, tramite il programma Interreg Italia-Francia 2021-2027, ha riconosciuto al progetto del Festival il marchio “Label Jeunes”, assegnato dal Consiglio dei Giovani, organismo costituito nel 2022 dal Comitato di Sorveglianza per coinvolgere maggiormente i giovani nella governance del Programma Interreg ALCOTRA e nella costruzione della cooperazione transfrontaliera tra Italia e Francia. In occasione del Festival è stato presentato anche il primo numero dei “Quaderni di Alpivive”, che contiene gli interventi degli esperti intervenuti a Dronero ed è anche questa una peculiarità del Festival: non si aspettano gli atti per mesi, ma i contenuti degli interventi sono immediatamente disponibili. Aggiungiamo un altro aspetto rilevante: il quaderno (144 pagine, con molte illustrazioni a colori, edito da Nerosubianco) è stato distribuito gratuitamente ai partecipanti e chiunque fosse interessato può ancora richiederlo scrivendo a sviluppo@afpdronero.it. Festival e Quaderno sono stati curati da un’équipe di ricercatori trentenni: Matteo Tolosano (biologo dronerese che lavora al prestigioso Politecnico di Losanna, in Svizzera), Gabriele Orlandi (antropologo cuneese che lavora all’Università della Valle d’Aosta), Michele Bertolotti (progettista presso l’Agenzia di Sviluppo AFP e presidente del Centro Studi Cultura e Territorio), Marika Abbà (accompagnatrice naturalistica e guida escursionistica, che collabora con AFP e CEST). Con loro un nutrito gruppo di altri giovani che fanno capo all’ Agenzia di Sviluppo Locale, un servizio molto utile al territorio delle valli per la promozione di progetti innovativi, inclusivi e partecipativi. Il Festival è iniziato venerdì 10 ottobre alle 18, in Sala Giolitti, con l’inaugurazione della mostra fotografica “Sguardi incrociati sulla biodiversità”, con opere di Andrea Avagnina, Alessandro Infuso, Alessio Ferrari, Davide Otta, Enrico Martino, Loris Astesano, Matteo Giorgis, Matteo Tolosano, Maurizio Zarpellon, Niccolò Leonardi, Paolo Della Rocca, Simone Gautero. Alle 21, nel Teatro Iris, si è svolta l’apertura ufficiale di “Alpivive”, con l’intervento di Marco Gallo, assessore regionale alla Montagna e alla Biodiversità, di Miriana Aimar, assessora alle politiche giovanili di Dronero, e di Ingrid Brizio, direttore generale di AFP. Sono intervenuti anche i partner francesi del progetto: Raphael Colombo e Giulia Gatti dell’associazione “L’Ascalaphe” di Sisteron e Nicolas Maurel, Responsabile del Servizio Ambiente di Provence Alpes Agglomeration, unione di 46 Comuni che fa capo a Digne les Bains, in Alta Provenza. Dopo i saluti delle autorità, l’attesa conferenza di Giorgio Vacchiano, “La silenziosa lezione degli alberi”, che è stata molto apprezzta dal pubblico. Con un linguaggio chiaro e accessibile a tutti, l’ospite della serata ha passato in rassegna i problemi e le prospettive delle foreste in Italia e nel mondo, alla luce dei cambiamenti climatici in atto. Giorgio Vacchiano ha all’attivo numerose pubblicazioni scientifiche; la sua pubblicazione divulgativa più recente è “La resilienza del bosco” (Mondadori, 2020). È membro della Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale (SISEF) e dell’Ecological Society of America (ESA), e consigliere dell’Associazione Pro Silva Italia. Si occupa anche di comunicazione e divulgazione scientifica e nel 2018 è stato nominato dalla rivista «Nature» tra gli 11 migliori scienziati emergenti nel mondo che "stanno lasciando il segno nella scienza". Sabato 11 ottobre, dalle 9 alle 13, è stata organizzata un’escursione guidata al rifugio Detto Dalmastro, lungo il sentiero “Nini Acchiardi”. Nel pomeriggio, dalle ore 15, presso la Sala Convegni AFP, ha avuto inizio la parte convegnistica del Festival, con la presentazione del primo Quaderno di Alpivive a cura di Matteo Tolosano e Gabriele Orlandi e dell’équipe Alpivive (AFP e L’Ascalaphe). Sono intervenuti anche Marco Rastelli (Parco Naturale del Monviso), Davide Barberis (Aree Protette Alpi Marittime), Elio Gianola (Università di Torino) e il giovane apicoltore di Crissolo Nicola Bessone, con il quale è stata inaugurata anche l’oasi perenne “BEE Happy”, dedicata agli insetti impollinatori, realizzata con il contributo di Fondazione CRC (Bando +Api 2025). In serata, al Teatro Iris, è stato proiettato il bellissimo film-documentario “Le Pari” di Baptiste Deturche, dedicato alla fauna di montagna e alla fragilità degli ecosistemi alpini. Domenica 12 ottobre la Sala Convegni AFP ha ospitato un’interessante serie di interventi con alcuni dei giovani ricercatori che hanno contribuito al progetto, portando prospettive diverse sulla biodiversità: Ginevra Nota (Università di Torino) ha parlato del pascolamento come strumento di difesa della biodiversità, Lucie Lombard (Association Forêts Alpines, Hautes-Alpes) ha illustrato alcune esperienze partecipative per la tutela delle foreste, Marco Granata (Università degli Studi di Torino) ha parlato degli ultimi ermellini della valle Gesso, Riccardo Alba (Università degli Studi di Torino) ha raccontato storie di uccelli, natura e sopravvivenza in montagna; Francesca Cochis (Università degli Studi di Torino) ha spiegato come la biodiversità cominci dalle nostre case, Roberto Costantino (Museo Regionale di Scienze naturali di Torino) ha infine illustrato il ruolo dei musei come custodi della biodiversità. Nel pomeriggio di domenica si è svolta una tavola rotonda che ha rappresentato un momento di riflessione conclusiva sui tre giorni del festival dedicato alla biodiversità. Vi hanno partecipato professionisti provenienti da diversi ambiti — forestale, agricolo, educativo, turistico, antropologico, paesaggistico e amministrativo — che hanno condiviso esperienze, proposte e criticità legate al tema della biodiversità e alla sua comunicazione. Dal tavolo di lavoro è emersa una visione comune: la biodiversità non è un tema di nicchia, ma una questione che coinvolge tutti, e che tuttavia fatica a essere percepita come tale dal grande pubblico. La sfida principale individuata è superare la distanza tra competenze tecniche e sensibilità comuni, creando un linguaggio accessibile e strumenti di comunicazione e formazione efficaci. Il festival ha avuto il merito di mettere in rete realtà diverse, favorendo nuovi legami e possibili progettualità. Ampio consenso sulla necessità di partire dalle scuole, coinvolgendo studenti e famiglie attraverso laboratori e attività sul campo. Si evidenzia, tuttavia, la rigidità dei programmi scolastici, che rende difficile introdurre temi ambientali in modo strutturale. Si propone di formare gli insegnanti, anziché limitarsi a incontri occasionali con gli studenti: “formare i formatori” è visto come il modo più efficace per radicare la conoscenza. La tavola rotonda ha evidenziato una forte unità di intenti: la biodiversità non può restare confinata nei circuiti scientifici o amministrativi, ma deve diventare un tema condiviso, vissuto e comunicato. Per farlo servono: