MONTEROSSO GRANA - Monterosso, nel cuore della valle Grana

Un viaggio nell'anima autentica del territorio tra gastronomia, storia, tradizione e cultura delle nostre valli

Monica Fissore 25/06/2025 09:30

Se raccontare un territorio è complicato, immaginarlo lo è ancora di più: a volte l'unico modo per capire le emozioni che può regalare è viverle di persona.
 
Per questo, abbiamo deciso di calarci nelle vesti di un curioso turista e intraprendere un viaggio che ci porti a scoprire le meraviglie nascoste nelle nostre valli.
 
La prima tappa di questo viaggio ci porta oggi in un piccolo comune adagiato a metà della valle Grana: Monterosso Grana.
 
Il nostro cicerone d'eccezione è il sindaco in persona, Stefano Isaia, e non è da solo. "Se vogliamo davvero raccontare il territorio" ci dice "dobbiamo farlo attraverso le voci di chi lo vive ogni giorno".
 
E così Stefano ci apre le porte a un coro di interlocutori entusiasti, alcuni sono impossibilitati a essere presenti, ma ci inondano di foto, documenti e racconti appassionati della loro terra: in un battito di ciglia, intuiamo l'immensità che ci aspetta: ogni storia, ogni scorcio, meriterebbero decine di articoli. 
 
Oggi, però, ci limiteremo ad un assaggio, una panoramica attraverso un video documentario che potete trovare al fondo di questo articolo e che speriamo accenda in voi la scintilla della curiosità, spingendovi a venire a vedere di persona.
 
Risveglio tra natura e leggenda: il Sentiero del Sarvanot
Per immergerci nello spirito giusto, Stefano ci conduce a due passi dal cuore di Monterosso Grana, eppure immersi nella natura in un'oasi di pace: siamo sul celebre Sentiero del Sarvanot, un anello di circa 5 chilometri che svela la leggenda di una piccola creatura mitologica. Il Sarvanot, spirito burlone dei boschi, ama divertirsi con dispetti e scherzi e, camminando qui, quasi ci si aspetta di incontrarlo dietro un albero!
 
Lungo il sentiero, cartelli didattici sussurrano storie antiche, leggende locali e segreti di alberi e fiori. Ma la vera magia, soprattutto per i più piccoli, sono le sorprendenti opere di land art che si fondono armoniosamente con l'ambiente, trasformando il percorso in una galleria d'arte a cielo aperto.
 
 
Ci fermiamo ai “Sardoulin”, un angolo suggestivo che regala una vista privilegiata su tutta Monterosso; qui due semplici tronchi d'albero, trasformati in accoglienti panchine, invitano a una sosta rigenerante. 
 
Rinfrescati dall’ombra degli alberi e rallegrati dal coro melodioso degli uccelli, incontriamo Nadia Marchiò: la sua generosità ci avvolge come il profumo del suo pane appena sfornato, cotto in un forno a legna ultracentenario. Ecco apparire sulla tovaglia rustica un pezzo di Castelmagno, la Tourto Mato e una bottiglia di vino rosso Merola. Sono le nove del mattino, ma Nadia ci rassicura con un sorriso sornione: "Fa un grad ant pi ca l’eva" (Fa un grado in più dell'acqua).
 
Un viaggio di sapori: il “Re dei Formaggi” e la “Torta Matta”
Il Castelmagno, il "re dei formaggi", non ha bisogno di presentazioni. Uno dei più antichi e pregiati formaggi delle Alpi italiane, vanta una storia millenaria, con il primo documento che ne attesta l'esistenza risalente al lontano 1277. Questo formaggio erborinato e semiduro è un'eccellenza esclusiva, prodotto solo in tre territori dell'alta valle Grana: Pradleves, Castelmagno e, naturalmente, Monterosso. La sua profonda radice storica e il legame indissolubile con il territorio gli hanno valso la Denominazione di Origine Protetta (DOP) nel 1996, rendendolo un vero e proprio ambasciatore della tradizione gastronomica di questa valle.
 
E poi c'è lei, la “Tourto Mato” (Torta Matta), un inno alla creatività culinaria del passato, quando la necessità aguzzava l'ingegno. Conosciuta anche semplicemente come "la Mato", è il piatto simbolo di Monterosso Grana. La sua ricetta si tramanda di generazione in generazione e ogni famiglia custodisce gelosamente la propria variante. 
 
È uno sformato sostanzioso, che narra storie di tempi antichi attraverso ingredienti semplici ma ricchi di sapore: patate (spesso la varietà locale "Piatlina", autoctona della valle Grana), porri di montagna, zucca gialla, riso, burro di montagna, panna fresca e formaggio stagionato (tradizionalmente la Toma dura, a volte anche il Parmigiano). 
La Tourto Mato ha ottenuto la Denominazione Comunale (De.Co.) di Monterosso Grana, un riconoscimento che ne sottolinea l'importanza culturale e gastronomica.
 
 
Per celebrare queste e altre delizie locali, ogni terza domenica di agosto Monterosso Grana si anima con la Bodi Fest. "Bodi", in occitano, significa "patata" e la festa è un omaggio alle due varietà storiche locali: la Piatlina e la Ciarda. Tra musica tradizionale occitana e balli tipici, la Bodi Fest offre una vibrante mostra mercato gastronomica, dove produttori delle valli occitane espongono e vendono le loro eccellenze, un'occasione imperdibile per scoprire i sapori autentici direttamente dalle mani di chi li coltiva.
 
 
Dai tesori gastronomici a quelli architettonici: la Cappella di San Sebastiano
Il 20 giugno scorso, un evento ha riempito d'orgoglio Monterosso: il taglio del nastro della Cappella di San Sebastiano, tornata a risplendere in tutta la sua bellezza dopo un restauro meticoloso iniziato nel 2023. L'intervento, curato dallo studio dell'architetto Luca Soave e sotto l'alta sorveglianza della Soprintendenza, ha permesso di riportare alla luce porzioni di affresco prima celate, di ripulire le opere da materiali incoerenti e ha risolto problematiche come l'umidità di risalita e l'uso di materiali incongrui che ne minacciavano la conservazione.
 
 
Edificata in passato in un'epidemia e dedicata al santo protettore dalla peste, la cappella fu donata dai feudatari Giacomo e Gioffredo Saluzzo-Valgrana. Ciò che rende questo luogo un vero e proprio gioiello è la straordinaria campagna decorativa avviata nella seconda metà del XV secolo con affreschi attribuiti a Pietro da Saluzzo, meglio conosciuto come il "Maestro del Villar", datati 1468.
Se l'esterno si presenta con modestia, l'interno è un tripudio di arte e devozione, con panneggi, capitelli e volti dalle delicate gradazioni di colore che testimoniano la maturità artistica del Maestro e rappresentano uno degli esempi più alti del Gotico Internazionale in Piemonte.
 
Gli interventi realizzati sono stati finanziati da Fondazione CRC e dal Ministero della Cultura; la Cappella di San Sebastiano rappresenta ora un'eccellenza storico-artistica pienamente apprezzabile, restituita alla collettività attraverso azioni di valorizzazione e fruizione, inclusa l'organizzazione di visite guidate.
 
Le frazioni: cuore pulsante tra tradizione e innovazione
Monterosso Grana, però, non è solo il paese, con il Municipio, la preziosa ed apprezzata Scuola di Valle, i negozi, la farmacia, i bar... "Monterosso è anche e soprattutto le frazioni" ripete Stefano più volte, con un affetto che si percepisce.
Vorremmo visitarle tutte, ma il tempo è tiranno e dobbiamo fare delle scelte, sapendo che avremo una scusa più che valida per tornare.
 
Ci dirigiamo a San Pietro, dove ad attenderci c'è Barbara Barberis, coordinatrice dell'Ecomuseo Terre del Castelmagno. Siamo abituati a storie di chi lascia la montagna  per andare a lavorare in città, ma per Barbara è l'opposto: lei vive a Cuneo e lavora qui, un segno tangibile di quanto questo territorio sappia incantare. "Sicuramente non c'è il problema del parcheggio" ironizziamo, ma il suo sorriso ci suggerisce che qui si trova ben altro.
 
 
Ma cos'è, di fatto, l'Ecomuseo Terre del Castelmagno? Non è un museo nel senso tradizionale, con sale espositive e reperti in vetrine, ma un "museo diffuso". Un progetto innovativo che mira a valorizzare e preservare l'intero patrimonio culturale, materiale e immateriale, della valle Grana, in particolare quello legato alla produzione del celebre formaggio Castelmagno. L'Ecomuseo opera sul campo per documentare, raccogliere e tramandare le testimonianze della vita alpina: le antiche pratiche agricole e pastorali, le tradizioni artigianali, i saperi legati al territorio. 
 
Attraverso percorsi tematici, punti espositivi dislocati ovunque, attività didattiche e laboratori, l'Ecomuseo invita i visitatori a immergersi nella storia e nella cultura locale, scoprendo come l'ambiente, l'economia e la società si siano intrecciati nel corso dei secoli, modellando l'identità unica di queste valli. È un'opportunità per comprendere l'ingegno e la resilienza delle comunità montane e per apprezzare la ricchezza di un paesaggio modellato dall'attività umana, ancora oggi vivo e produttivo.
 
Lasciamo Barbara e la sede dell'Ecomuseo, ma ci basta attraversare la strada per sederci sui gradoni del nuovo anfiteatro di San Pietro. Questo spazio innovativo è una delle prime concrete realizzazioni del Bando PNRR Borghi, vinto nell'autunno del 2022 dai Comuni di Monterosso Grana e Pradleves. Un successo che ha portato al territorio un finanziamento di 2.080.000 euro per il "Valle Grana Cultural Village", un ampio programma composto da 27 linee di intervento e 8 cantieri volti a recuperare e rigenerare spazi e aree disponibili nei due comuni. 
 
 
L'anfiteatro, situato nella borgata di San Pietro, è il risultato degli interventi che hanno riqualificato la corte del museo e l'area verde antistante con una zona relax. Quest'area, delimitata da antiche abitazioni e adiacente alla strada provinciale, è stata pensata per accogliere i visitatori del borgo e fungere da punto di ritrovo e svago per gli abitanti locali.
 
Concepito per supportare l'attrattività dei borghi storici e contrastare criticità come lo spopolamento, il degrado del patrimonio e la carenza di servizi, il "Valle Grana Cultural Village" punta a creare un parco culturale in montagna incentrato sul dialogo tra tradizione e innovazione.
L'anfiteatro, con la sua capacità di ospitare eventi culturali, diventerà un punto focale per raggiungere questi obiettivi. La sua inaugurazione ufficiale, prevista per sabato 5 luglio, sarà un momento clou delle attività del "Festival diffuso", un festival che si svolgerà dal 4 al 7 luglio e animerà i comuni di Monterosso Grana e Pradleves con un ricco programma di appuntamenti tematici, presentazioni, escursioni e laboratori, trasformando l'intera valle in un vivace "villaggio culturale" per la comunità e per i visitatori.
 
Un salto nel cuore della Provenza: Sancto Lucio de Coumboscuro
Il nostro viaggio attraverso il territorio di Monterosso Grana ci conduce infine verso una delle sue aree più elevate e affascinanti: Sancto Lucio de Coumboscuro. Qui, l'aria si fa più frizzante e il paesaggio più rurale, ma è soprattutto la cultura a rivelare la sua profondità.
 
Coumboscuro è infatti il cuore pulsante della cultura provenzale nella valle Grana, un'enclave linguistica e tradizionale che ha saputo mantenere viva la propria identità unica. Già negli anni '50, l'associazione culturale Coumboscuro ha dato il via a una vera e propria riscoperta della cultura provenzale in Italia, valorizzando e promuovendo l'uso della lingua (anche a scuola) e incoraggiando la produzione di nuove opere letterarie e musicali.
 
In questo piccolo borgo, il tempo sembra scorrere con ritmi diversi, scanditi dalle antiche usanze e dalla lingua provenzale, parlata ancora oggi dai suoi abitanti. Sancto Lucio è sede di numerosi eventi culturali, primo fra tutti il Roumiage, la più importante manifestazione dedicata alla cultura e alla lingua provenzale in Europa, che si svolge a fine agosto / inizio settembre. 
 
 
L'evento, ricco di spettacoli, concerti, eventi gastronomici e culturali, è sempre preceduto dalla Traversado, la tradizionale traversata delle Alpi da parte dei vicini francesi per raggiungere Santa Lucia di Coumboscuro in valle Grana.
 
Un piccolo anticipo del Roumiage è previsto per il 13 luglio, giornata in cui verrà inaugurata anche la mostra sugli autoritratti di Bernard Damiano, in occasione dei 25 anni dalla scomparsa e i 100 anni dalla sua nascita.
 
Venerdì 26 luglio, nel pomeriggio, un altro appuntamento imperdibile è "la draio de l'estelo", un itinerario che da Santa Lucia conduce a Rocca Stella. Questo cammino, normalmente percorribile in poco più di un'ora, sarà intervallato da momenti di musica e pause per ammirare diverse installazioni e opere di land art. Si concluderà in serata con la proiezione di un film nel prato a Rocca Stella.
 
Il Museo Etnografico Coumboscuro della civiltà provenzale alpina rappresenta una delle collezioni più complete dell'arco alpino occidentale, conservando attrezzi di uso quotidiano che testimoniano la vita della montagna da metà Ottocento fino al periodo dei conflitti mondiali. 
 
 
Di grande interesse sono il monumentale frantoio in pietra e il raro telaio della canapa. Il museo, aperto ogni giorno dell'anno, offre un'immersione profonda nelle tradizioni locali.
 
Passeggiando tra le case in pietra di Sancto Lucio, sembra di trovarsi in un’altra epoca: qui si percepisce l'orgoglio per le proprie radici e il legame indissolubile con una storia che affonda le sue origini oltre i confini alpini, collegando queste valli al vasto mondo della Provenza storica.
 
Sancto Lucio de Coumboscuro rappresenta un simbolo vivente di resistenza culturale, dove la tradizione non è un reperto da museo, ma una forza vitale che continua a plasmare la quotidianità e a incantare chiunque si avventuri a scoprirla.


Monterosso Grana, un viaggio nel cuore della valle

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