Quando si parla di prevenzione, l’universo maschile resta spesso indietro. Le statistiche lo confermano: gli uomini, rispetto alle donne, si sottopongono con minore frequenza a controlli periodici, trascurano i segnali d’allarme del proprio corpo e tendono a rivolgersi al medico solo in presenza di sintomi evidenti.
Una grande differenza si manifesta già nell’adolescenza. In moltissimi casi alla comparsa del menarca (la prima mestruazione) le ragazze affrontano la loro prima visita ginecologica e questo viene considerato un passaggio normale. È innegabile che la familiarità con la figura del ginecologo, per le giovani donne, favorisca una maggiore consapevolezza del proprio corpo e la normalizzazione degli screening preventivi.
Per i ragazzi, invece, non esiste un equivalente "rito di passaggio". A questo si aggiunge una minore propensione a parlare apertamente di questioni legate alla propria intimità: l’idea che un adolescente maschio possa rivolgersi a un urologo o andrologo è ancora oggi percepita come qualcosa di “strano” e non necessario. Questa reticenza, però, può portare ad una diagnosi tardiva di patologie che, se individuate precocemente, potrebbero essere trattate con maggiore efficacia.
Se guardiamo al passato, la visita di "leva" ai 18 anni rappresentava per molti giovani uomini la prima occasione di un controllo medico completo: in quel contesto si potevano intercettare segnali precoci di problematiche fisiche o psichiche, malformazioni, disturbi ormonali o altri campanelli d’allarme. Con la fine della leva obbligatoria, questo passaggio è venuto meno, lasciando un vuoto in termini di screening per questa fascia d’età.
Rispetto al passato, però, oggi abbiamo accesso a molte più informazioni e dati che ci confermano quanto la prevenzione, per la maggior parte delle patologie, possa essere fondamentale per la salute di tutti. Sottoporsi a visite e screening di prevenzione dovrebbe diventare una prassi condivisa e capillare, anche per la popolazione maschile. Tumori come quello al testicolo o alla prostata, disfunzioni ormonali, patologie cardiovascolari, problemi legati alla fertilità e alla sessualità: sono tutte condizioni che, se intercettate per tempo, possono essere trattate con successo o addirittura prevenute del tutto.
Inoltre, la prevenzione non riguarda solo il corpo, ma anche la salute mentale, spesso trascurata dagli uomini, che tendono a non chiedere aiuto per paura di mostrarsi fragili. Non si dimentichi, infine, la differenza di costi che comporta al Sistema Sanitario Nazionale curare una patologia piuttosto che prevenirla.
Cambiare questa cultura richiede uno sforzo collettivo: servono campagne di sensibilizzazione che normalizzino l’idea che anche gli uomini hanno il diritto - e il dovere - di prendersi cura di sé, senza vergogna o pregiudizi. Perché essere uomini non significa essere invincibili. Significa, più semplicemente, sapere quando è il momento di fermarsi, ascoltare il proprio corpo e chiedere aiuto.
É con questo spirito che nasce l’evento “Salute Uomo - Prevenzione e diagnostica al maschile”, organizzato dal gruppo L’Albero dell’Amicizia e in programma per giovedì 22 maggio alle ore 20.30 presso il Circolo ‘L Caprissi di piazza Boves a Cuneo. L’evento vuole offrire una panoramica sia delle principali patologie riguardanti gli uomini che delle buone abitudini che possono aiutare a prevenirle.
Luigi Icardi, presidente della IV Commissione Sanità regionale ed ex assessore alla Sanità regione Piemonte, presenterà un intervento proprio sull’importanza della prevenzione. Seguiranno gli interventi del dott. Dimitrios Apostolou e del dott. Ettore Dalmasso, rispettivamente chirurgo vascolare e urologo presso l’Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo: il primo parlerà di patologie cardiovascolari, il secondo di salute urologica. Chiuderà la serata il dott. Emanuele Bessone, osteopata D.O. e fisioterapista, con un intervento sulla prevenzione muscolo-articolare nell’uomo.