CUNEO - A volte ritornano: nella cordata di imprenditori vicina all'acquisizione dell'Alessandria c'è Santarelli

Il direttore scientifico della Res On Network, che tre anni fa presentò il fantozziano "metaprogetto" del nuovo stadio del Cuneo, vuole acquistare il club mandrogno. Con lui, dopo i "fasti" di Livorno, anche l'immarcescibile Lamanna

Samuele Mattio 17/11/2022 11:33

In Piemonte si torna a parlare di Roberto "Bobo" Lamanna. Secondo diversi mezzi d’informazione una cordata di imprenditori vicina al procuratore genovese, già azionista di maggioranza del Cuneo Calcio, sarebbe vicina all’acquisizione dell’Alessandria, squadra che attualmente milita nel Girone B di Serie C. Nei giorni scorsi il presidente dei “grigi” Luca Di Masi, alla guida della società dal 2013, ha annunciato di aver raggiunto un accordo preliminare per la cessione della società, la cui prima squadra è invischiata nella lotta salvezza per evitare la retrocessione in serie D. A quanto pare per i tifosi di una delle compagini più ricche di storia della nostra regione si prospettano mesi di sofferenze. Il punto più alto della gestione De Masi, raggiunto giusto quindici mesi fa dopo un’attesa lunga quarant’anni, rischia di diventare un ricordo lontano.
 
Secondo le pagine locali de “La Stampa” uno degli imprenditori vicino all’acquisizione del club che ha lanciato Gianni Rivera sarebbe Marco Santarelli. Un nome che ai lettori più affezionati della nostra testata evocherà parecchi ricordi. Si tratta di un affarista, che talvolta si presenta come direttore scientifico dell’ombrosa Res On Network, talora come direttore della Fondazione Margherita Hack: la sua apparizione pubblica a Cuneo fu memorabile. In una surreale commissione consiliare, svoltasi mercoledì 9 gennaio 2019 presso il Comune di Cuneo, Santarelli, affiancato dagli ingegneri Gianluca De Falco e Alessandro Romagnoli, presentò un "progetto” per il nuovo stadio, incaricato dalla società di calcio allora gestita da Lamanna. “Durante la commissione era stato faticoso, da essere razionale, riuscire ad ascoltare meta-proposte che parevano giungere da un’altra galassia - disse in seguito l’assessora allo Sport Cristina Clerico -. Arrivavano da una società in difficoltà che si era rivolta a personaggi poco seri”.
 
Le slide presentate nell’occasione erano degne di un film di Fantozzi: un impianto dotato di turbine idroelettriche che, prelevando acqua dalla Stura di Demonte, si sarebbe autoalimentato e autosostenuto dal punto di vista energetico ed economico. Uno stadio dal costo di circa 8 milioni di euro, con 5-6 mila posti, che avrebbe occupato una superficie da 4 a 6 ettari, completo di auditorium, museo e locali da destinare a sport diversi dal calcio, dotato inoltre di un sistema di riconoscimento della retina agli ingressi. Peccato che fosse tutta fuffa. Le inchieste di Cuneodice portarono presto alla luce che il progetto sui controlli retinici, illustrato durante la commissione, era risultato uguale a uno studio dell'università di Salerno (la fonte non era segnalata). Molte 'stranezze' anche nei paragrafi riguardanti l'illuminazione. In questo caso si trattava di un vero e proprio copia-incolla da una delibera del Coni riguardante l'impiantistica sportiva datata 2008, anche in questo caso non c’erano citazioni di sorta. L'aspetto più curioso riguardava però il rendering dello stadio, la cui immagine fu ripresa da molti giornali locali e nazionali. Il progetto presentato dalla "Res On Network" ricordava un po’ troppo un quello presentato nel 2013 dalla 'Proiect Bucuresti', studio di architettura rumeno, per lo stadio del Craiova ‘Ion Oblemenco’. La proposta, poi scartata, aveva ipotizzato per la squadra romena uno stadio da 40 mila posti, adatto a ospitare partite di Champions League. Diciamo le cose come stanno: il rendering del futuro Oblemenco fu palesemente specchiato e photoshoppato, nemmeno con grande cura. Già di primo acchito si notavano il medesimo riflesso della luce e un'altra serie di analogie. Il tutto senza contare che l’impianto proposto andava addirittura contro i principi della termodinamica.
 
Sulla credibilità imprenditoriale del personaggio ce ne sarebbe già da vendere, se non fosse che negli ultimi mesi Santarelli si è messo in evidenza in un’altra delle sue molteplici vesti, quella di direttore della Fondazione Margherita Hack, con la quale gira tutta Italia organizzando eventi di dubbia valenza scientifica in memoria della famosa astrofisica. La donna, una delle menti più brillanti della comunità scientifica italiana, ha lasciato al Comune di Trieste - dove ha a lungo diretto il Centro Astronomico - un’eredità di 18mila volumi. Inizialmente l’ente locale friulano, intenzionato a catalogare il patrimonio librario, aveva addirittura stipulato una convenzione con la Fondazione di Santarelli, salvo dover poi tornare sui suoi passi colpito dalle inchieste giornalistiche che hanno svelato l’inconsistenza dell’organizzazione che porta indegnamente il nome della divulgatrice fiorentina.
 
Il curriculum di Santarelli è tanto sostanzioso quanto poco documentato, sul sito della Fondazione si definisce: “Ricercatore, laureato in Filosofia e anche, fatto abbastanza inusuale nel mondo accademico, calciatore professionista”. Parbleu.
 
Ai tempi del Cuneo di Lamanna la nostra redazione aveva scandagliato l’inconsistenza di molte delle attività di Santarelli, che al netto dell’assenza di titoli scientifici per parlare di ciò che vorrebbe, ha una buona capacità di infiltrarsi nelle maglie larghe della stampa e della televisione italiana, riuscendo spesso a farsi pubblicare articoli “marchetta” o a farsi invitare in trasmissioni televisive. Nel 2016 riuscì a farsi ospitare in Rai da Giancarlo Magalli nella nota trasmissione “I Fatti Vostri”, nell’occasione presentò il “BiroRobot”, un robottino che secondo il Nostro avrebbe aiutato gli italiani a risparmiare fino al 30% in bolletta. Sarebbe stato fantastico, peccato non se ne sia più saputo niente.
 
Torniamo all’Alessandria. Interessato all'acquisizione, insieme al poliedrico affarista, ci sarebbe anche Massimo Ilari, imprenditore romano già in affari con il patron della Samp Massimo Ferrero (sono noti i guai giudiziari di quest’ultimo n.d.r.). Secondo i ben informati la cordata comprenderebbe anche il buon vecchio Lamanna, che dovrebbe figurare come consulente esterno senza entrare in società (chi lo conosce sa che è una specialità della casa n.d.r.). Il procuratore genovese, ex proprietario del Cuneo Calcio, lasciò sull'altipiano un cumulo di macerie (e di debiti), con il club biancorosso poi costretto a ripartire dalla Terza Categoria dopo i fasti della Serie C. Dopo la sua “fuga” da Cuneo era stato avvistato a Palermo, Carpi e Livorno: in tutti i casi il suo coinvolgimento non era mai diventato ufficiale, ma le comparsate si sono sempre concluse con il fallimento delle società. Ora la rentrée ad Alessandria, e torna la medesima domanda: perché a questi personaggi è ancora permesso di muoversi e operare impunemente nel mondo del calcio? O meglio, perchè gli è ancora permesso di muoversi e operare, a prescindere dal contesto?

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