CUNEO - #GiroinGranda: il volo del Falco, il tramonto del Pirata

Puntata 15, riviviamo il Giro del 1999. L'impresa di Savoldelli nella discesa del Fauniera, poi il terremoto: la squalifica di Marco Pantani

a.d. 11/05/2018 12:52

In vista della tappa del 24 maggio, ripercorriamo i passaggi del Giro d'Italia nella nostra provincia, dall'epoca dei pionieri all'impresa di Nibali nel 2016. Un racconto a puntate che ci accompagnerà all'attesissima Abbiategrasso-Prato Nevoso, potenzialmente decisiva per il Giro 2018.
 
Il Giro del '99 non è un Giro come tutti gli altri. L'edizione passa tristemente alla storia come quella della squalifica di Marco Pantani: il “Pirata”, il campione, il fuoriclasse, l'idolo di una nazione intera, che inciampa in un 52% di ematocrito nel sangue, quando il limite è posto al 50%, e viene escluso da una corsa che stava dominando. Una questione sulla quale non verrà mai fatta piena chiarezza, sulla quale verrà gettata più di un'ombra, più di un'ipotesi di complotto ai danni del “Pirata”, una questione che di fatto segna “l'inizio della fine” sia per il Marco Pantani corridore, che non tornerà mai più quello di prima, sia per il Marco Pantani uomo, che giorno dopo giorno finirà sempre più preda dei suoi fantasmi, che lo inghiottiranno e lo condurranno alla morte nel giorno di San Valentino del 2004. 
 
Prima del 4 giugno, il giorno in cui il Giro è sconvolto dal terremoto, la corsa regala momenti indimenticabili, in cui la provincia di Cuneo, ancora una volta, è grande protagonista. La carovana sbarca in Granda il 29 maggio, dopo il giorno di riposo: si corre la Bra-Borgo San Dalmazzo, 14° tappa lunga 187 km con le ascese alla colletta di Rossana, a Montemale, al Fauniera e a Madonna del Colletto. Alla partenza la maglia rosa è sulle spalle del francese Laurent Jalabert, ma saranno due italiani a rubargli la scena (e la maglia). 
 
La tappa si infiamma sul Fauniera: a scollinare da solo è Gabriele Missaglia, al suo inseguimento Marco Pantani e Ivan Gotti. E Paolo Savoldelli, che nella discesa verso Demonte mette in scena un vero e proprio show. Una picchiata ai limiti del folle, quella del bergamasco: il contachilometri, lungo lo strettissimo serpente d'asfalto che taglia la valle, arriva a segnare i 102 km/h, nemmeno le moto al seguito della corsa riescono a tenere il passo. Riprende tutti, uno ad uno, e poi li stacca. Gli avversari nemmeno provano ad “appendersi” alla sua ruota: è in quella discesa che Savoldelli si guadagna l'appellativo che lo accompagna tutt'ora, “Il Falco”. Poi c'è la salita a Madonna del Colletto: il bergamasco della Saeco difende il vantaggio e poi lo incrementa ancora nella discesa verso Borgo San Dalmazzo. Arriva in corso Francia da solo, a braccia alzate, il volto commosso per un'impresa che resterà nei libri di storia del Giro. La classifica generale è rivoluzionata: Jalabert scivola addirittura giù dal podio. Pantani si prende la rosa, Savoldelli è secondo, Gotti terzo.
 
Il giorno dopo si riparte da Racconigi, l'arrivo è posto presso il Santuario di Oropa (dopo 160 km). E' il 30 maggio, Marco Pantani disegna uno dei suoi capolavori più belli. Ai piedi della decisiva salita verso il Santuario un problema tecnico rischia di compromettere il suo Giro: la catena salta, deve mettere il piede a terra, perde oltre 40 secondi dal gruppo dei migliori. Quando riparte, inizia una delle più entusiasmanti rimonte della storia recente del ciclismo. Il Pirata riprende tutti: supera in totale 49 corridori, tra i quali Gotti, Simoni e Savoldelli. Per ultimo inghiottisce Jalabert, che si trovava in fuga solitaria. A 3 km dall'arrivo stacca anche il francese: arriva al Santuario da solo, incrementa il suo vantaggio, consolida la maglia rosa. 
 
E' un Pantani straripante, quello del Giro '99: vince anche all'alpe di Pampeago e a Madonna di Campiglio, il suo vantaggio su Savoldelli, secondo in classifica, sale a 5 minuti e 38 secondi, a due tappe dal termine. Gap incolmabile, il trionfo del Pirata sembra ormai scritto. 
 
Poi arriva la mattina del 4 giugno, arrivano i controlli nell'albergo di Madonna di Campiglio. Pantani dorme sonni tranquilli, l'ematocrito nel suo sangue è stabilmente al di sotto della soglia consentita, lo dicono i controlli svolti regolarmente dalla sua squadra, la Mercatone Uno, che verranno ripetuti anche dopo la squalifica, rivelando valori perfettamente a norma. I macchinari dell'Uci, però, fanno registrare un fatale 52%: Pantani è sospeso per 15 giorni e squalificato dal Giro d'Italia. “Mi sono rialzato tante volte, stavolta non credo che ci riuscirò. Non correrò più”, dice il Pirata. Poi tornerà, ma non sarà più lo stesso, non sarà mai più lo splendido fuoriclasse ammirato fino a quel giorno. 
 
La mattina del 4 giugno il Giro riparte listato a lutto: corridori, tecnici, addetti ai lavori, nessuno ha voglia di parlare, tutti sono tramortiti dalla notizia. C'è da correre la Madonna di Campiglio-Aprica, il “tappone” dolomitico con le salite al Gavia e al Mortirolo, penultima e decisiva tappa della corsa. Migliaia di persone già aspettano la carovana al bordo delle strade: tutti aspettano Pantani, aspettano un'altra impresa, sperano di essere testimoni di un'altra pagina di storia del ciclismo. Ma il Pirata, in quel triste 4 giugno, non arriverà. Savoldelli, secondo in classifica e quindi nuovo leader, rifiuta di vestire la maglia rosa, la Mercatone Uno si ritira in blocco dal Giro. Giro che verrà vinto da Ivan Gotti, ma che verrà ricordato per sempre come quello della squalifica di Pantani: l'inizio della fine del Pirata.

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