CUNEO - #GiroinGranda: 'l'altra' Cuneo-Pinerolo, poi fa capolino il doping

Settima tappa del viaggio attraverso la storia del Giro in provincia di Cuneo: gli anni Sessanta, dall'impresa di Bitossi ad un triste debutto

Italo Zilioli sul Maddalena nel '64 - Getty Images

a.d. 21/04/2018 10:42

In vista della tappa del 24 maggio, ripercorriamo i passaggi del Giro d'Italia nella nostra provincia, dall'epoca dei pionieri all'impresa di Nibali nel 2016. Un racconto a puntate che ci accompagnerà all'attesissima Abbiategrasso-Prato Nevoso, potenzialmente decisiva per il Giro 2018.
 
Dopo tre anni di assenza, il Giro d'Italia torna in provincia di Cuneo nel 1961: è il 21 maggio quando lo spagnolo Miguel Poblet vince la Torino-Sanremo, seconda tappa della corsa da 185 km comprendente l'ascesa al colle di Tenda e lo sconfinamento in Francia. Il Giro dedicato al centenario dell'unità d'Italia vedrà trionfare a sorpresa Arnaldo Pambianco. E' ancora uno spagnolo, un anno dopo, ad arrivare a braccia alzate in Granda: il 6 giugno 1962 Angelino Soler vince la Casale-Frabosa Soprana (232 km, 18° tappa). Sempre da Frabosa Soprana si riparte il giorno successivo: si arriva a Saint Vincent dopo 193 km, vince Giuseppe Sartore, Franco Balmamion arriverà in rosa a Milano. 
 
Niente Giro in Granda nel '63, ma quello del '64 è un ritorno “con il botto”: il 4 giugno l'olandese Cees Lute vince la 19° frazione da Alessandria a Cuneo (205 km), il giorno dopo è tempo di Cuneo-Pinerolo, riedizione della mitica tappa del 1949, quella che consegnò alla leggenda il nome di Fausto Coppi, riproposta proprio in memoria del “Campionissimo”, morto nel 1960. A rendere omaggio all'indimenticato Fausto ci pensa Franco Bitossi. Il toscano si stacca dal gruppo già sulla prima salita, quella del colle della Maddalena. Arranca, vede i primi scappare. Non è giornata, o almeno così sembra. Bitossi però riprende il gruppo in discesa, controlla sul Vars e attacca sull'Izoard. Il toscano fa il vuoto, arriva sul Monginevro con 10 minuti di margine sugli inseguitori, ma sul Sestriere va in crisi di fame e sembra nuovamente sul punto di arrendersi: arriva in cima racimolando le ultime forze rimaste. Sbanda, arranca ancora, ma riesce a mangiare quel cibo che ha con sé e non molla: ha ancora circa un minuto e mezzo di vantaggio. Si lancia in picchiata verso Pinerolo, scalcia il ritorno del gruppo e arriva al traguardo da solo, dopo un'incredibile serie di cadute e resurrezioni. Adorni, due minuti dopo, regolerà il gruppo dei battuti. Bitossi è rimasto da solo per 150 km: un capolavoro degno del “Campionissimo”. A vincere il Giro sarà un altro fuoriclasse, il transalpino Jacques Anquetil. 
 
Nel 1965 la provincia di Cuneo saluta la carovana il 31 maggio: la corsa attraversa la Granda durante la Diano Marina-Torino (16° tappa da 205 km), vince Aldo Pifferi, Vittorio Adorni vincerà il Giro. Esordisce la “Cima Coppi”, vetta più alta del Giro che da questa edizione della corsa in poi verrà dedicata al “Campionissimo”: è il passo dello Stelvio a fregiarsi per primo di questo titolo.
 
Per rivedere il Giro in Granda, poi, serve attendere il '68. Il 23 maggio il belga Guido Reybrouck vince la Saint Vincent-Alba da 168 km (23 maggio). Il giorno dopo bis del Belgio con Ward Sels, che trionfa nella Alba-Sanremo (162 km). Debuttano i controlli antidoping, ed è subito “strage”: i risultati vengono resi noti al termine della corsa, risultano positivi anche dopo le controanalisi Delisle, Motta, Abt, Bodrero, Van Schil, Galera, Diaz e Di Toro,  squalificati per un mese ed esclusi dalle classifiche del Giro. Gimondi e Balmamion, pur essendo risultati positivi ad un primo esame, vengono poi assolti per vizi di forma. Vicende con cui gli appassionati dovranno negli anni a venire imparare a convivere.
 
Si chiudono così gli anni Sessanta del Giro in Granda: la provincia tornerà a tingersi di rosa nel '72.
 
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