CUNEO - #GiroinGranda: nel 1982 è di nuovo tempo di Cuneo-Pinerolo

Puntata numero nove per il viaggio attraverso la storia della corsa rosa in provincia di Cuneo: vince Saronni, ma manca lo spettacolo

Beppe Saronni

a.d. 28/04/2018 13:28

In vista della tappa del 24 maggio, ripercorriamo i passaggi del Giro d'Italia nella nostra provincia, dall'epoca dei pionieri all'impresa di Nibali nel 2016. Un racconto a puntate che ci accompagnerà all'attesissima Abbiategrasso-Prato Nevoso, potenzialmente decisiva per il Giro 2018.
 
Gli anni '80 del Giro in provincia Granda si aprono “con il botto”: nel 1982 è di nuovo tempo di Cuneo-Pinerolo, tappa “monumento” della corsa, consegnata al mito nel 1949 da Fausto Coppi e resa celebre, con le dovute proporzioni, anche dall'eccezionale assolo di Franco Bitossi nel 1964. Per la terza riproposizione del percorso che comprende le scalate a colle della Maddalena, Vars, Izoard, Monginevro e Sestriere le aspettative sono altissime: a mettere altro “pepe” sulla tappa, il fatto che si tratti della penultima del Giro, sicuramente decisiva per la classifica generale, prima della cronometro finale da Pinerolo a Torino.
 
Il preludio è la Vigevano-Cuneo del 4 giugno, 20° tappa da 177 km: vince Francesco Moser, la maglia rosa è ben salda sulle spalle di Bernard Hinault. Il giorno dopo si parte da Cuneo, per i 254 km che porteranno la carovana a Pinerolo dopo le cinque leggendarie ascese. Tifosi ed appassionati si aspettano spettacolo: ci si attende un'altra impresa da appuntare sul libro della leggenda, un'azione solitaria in grado di rievocare quelle di Coppi e Bitossi, che nel '49 e nel '64 furono in grado di arrivare a Pinerolo a braccia alzate dopo fughe straordinarie. Ci si aspetta che Hinault provi definitivamente a chiudere la pratica, o che viceversa siano i vari Contini, Prim e Van Impe a provare a riaprirla. “Un giorno da leggenda”, titola la Gazzetta dello Sport la mattina del 5 giugno. Le attese, però, resteranno in parte insoddisfatte.
 
Contini e Van Impe ci provano, e a più riprese, a mettere paura alla maglia rosa, ma il francese risponde da campione qual è ad ogni attacco. I due inseguitori provano a scattare sull'Izoard, senza successo. Poi vanno nuovamente all'attacco sul Sestriere, ma staccare Hinault risulta impresa impossibile. Niente fuga, niente azione solitaria, niente impresa leggendaria. Il gruppo dei migliori arriva compatto a Pinerolo. Così, contro ogni pronostico, la tappa si decide in volata: la spunta Saronni. Il giorno dopo Hinault vince la cronometro e vince il Giro, chiudendo con un margine di 2'35” su Prim e 2'47” su Contini.
 
Per gli appassionati è una mezza delusione. E' finito il tempo degli eroi, delle imprese da leggenda, delle folli azioni da lontano. Materiali sempre più leggeri, tecnologie e strategie hanno assottigliato le differenze tra i corridori, insieme ad un'alimentazione ormai curata nei minimi dettagli. Si è alzato il livello, ma probabilmente ne ha risentito lo spettacolo. Non è più tempo per imprese come quella di Fausto Coppi nel '49. Il ciclismo è cambiato, e non tornerà indietro.
 
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