CUNEO - Il cielo sopra Bologna: dieci anni fa lo scudetto della pallavolo cuneese

Il 9 maggio 2010 la Bre Banca Lannutti Cuneo corona un sogno durato venticinque stagioni battendo in finale la favorita Trento. Una favola il cui ricordo non svanisce

Andrea Cascioli 09/05/2020 19:58

 
Si è fatto aspettare a lungo, quel triangolo di stoffa tricolore, tanto che prima del 9 maggio 2010 qualcuno cominciava a non crederci più. Cuneo, fino ad allora cenerentola della pallavolo italiana, trova la sua massima affermazione nella prima finale del campionato in gara unica, nel palasport di Casalecchio di Reno a Bologna.
 
Sono le ore 20 quando Vladimir Nikolov schiaccia a terra l’ultima palla e la Bre Banca Lannutti chiude la pratica con l’Itas Diatec Trentino, prima in classifica durante la stagione regolare e gran favorita per la vittoria: 3-1 il punteggio finale, dopo quattro set chiusi 25-14, 20-25, 22-25, 20-25.
 
È il culmine di una stagione inaspettata perché sui biancoverdi di Cuneo pesavano a inizio campionato diverse incognite a cominciare dalla guida tecnica: fuori l’idolo di casa Silvano Prandi, ‘il Professore’ protagonista di tutti i primi successi al palazzetto di San Rocco dal 1993 al 1999 e di nuovo dal 2005 al 2009, dentro l’emergente marchigiano Alberto Giuliani, al suo secondo anno in A1 dove aveva lanciato la neopromossa Verona. Al palleggio ritorna il nazionale serbo Nikola Grbić, al centro si punta su un’altra vecchia conoscenza del volley cuneese come Gigi Mastrangelo, mentre il reparto schiacciatori conta sul talento del 23enne Simone Parodi, cresciuto nel vivaio di casa, affiancato da pilastri come il capitano Wout Wijsmans e Vladimir Nikolov. Il ruolo di libero è affidato al francese Hubert Henno. Completano la rosa Francesco Fortunato, Marco Nuti, Janis Peda, Giuseppe Patriarca, Francesco Pieri, Gregor Jeroncic e Andrea Marchisio.
 
In campionato il rinnovato sestetto chiude secondo a quattro punti dalla prima e a marzo si toglie la soddisfazione di portare a casa la Coppa CEV battendo 3-1 i russi dell’Iskra Odincovo al termine della final four disputata a Maaseik in Belgio. In precedenza i piemontesi avevano eliminato Piacenza con un secco 3-0. Trento, protagonista di un duello con Piacenza nei due anni precedenti (uno scudetto e un secondo posto), è da subito l’avversaria da battere. Lo dimostra prendendosi il primo posto nella regular season, bissando il successo in Champions League dell’anno precedente e piegando la Bre Lannutti in finale di Coppa Italia. All’indomani del trionfo europeo, sulla Gazzetta dello Sport Gian Luca Pasini la definisce “la squadra più forte che abbia mai giocato in Italia in epoca di rally point”.
 
Ma i favori del pronostico non basteranno ad aggiudicarsi la sfida unica del V Day, alla quale Cuneo arriva dopo aver eliminato ai quarti di finale i campioni d’Italia in carica della Copra Berni Piacenza in tre partite. Per aver ragione degli eterni rivali della Sisley Treviso, che in due diverse occasioni avevano infranto il sogno tricolore dei cuneesi nel 1996 e nel 1998, servono invece quattro gare: la vendetta è servita.
 
Al Futurshow Station di Bologna, ex PalaMalaguti, il primo set va ai trentini con un punteggio che pare non ammettere repliche: 25-14. Cuneo però non ci sta e si lancia all’assalto: chiuso il secondo set per 25-20 grazie a Grbic e ai servizi di Peda, la Bre Lannutti gestisce il vantaggio nel terzo trascinata da Wijsmans, con Henno che disinnesca Juantorena al servizio, Mastrangelo insuperabile a muro e Parodi uomo del match con 16 punti e il 65% a rete. Nel quarto set il testa a testa dura fino al 15-15, poi l’affondo decisivo verso l’ultimo punto messo a segno dall’opposto bulgaro Nikolov, grande ex di giornata.
 
In città esplode la festa tricolore, anticipo di quella che pochi giorni dopo vedrà protagonista la tifoseria con tutta la squadra: nel corteo guidato dai Blu Brothers sfilano migliaia di appassionati che da piazza Europa attraversano corso Nizza e via Roma fino a piazza Virginio, addobbata con tricolori e striscioni.
 
Una sbornia di successo dolce e passeggera, perché l’anno dopo Trento vendicherà l’onta nella finale di Roma e solo quattro stagioni più tardi le dimissioni di Valter Lannutti porteranno alla fine del grande sogno della pallavolo all’ombra della Bisalta, durato per un quarto di secolo. Ma ci sono attimi che valgono una vita e il cui ricordo cancella ogni amarezza: “È sovvertire tutti i pronostici, è ridere di fronte all’Uomo con le Previsioni Sicure” ha scritto in Jack Frusciante è uscito dal gruppo lo scrittore bolognese Enrico Brizzi, cantando l’epopea della nazionale danese agli Europei 1992 del calcio. La favola di Cuneo, coronata nella sua Bologna diciotto anni dopo, ricorda in fondo quella seguita dai due protagonisti del romanzo, ai quali il narratore mette in bocca una verità sportiva senza tempo: “E la Danimarca come gioca?” “Bene. Si vede che si divertono”.

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