CUNEO - Nel calcio piemontese mancano gli arbitri. Un fulmine a ciel sereno? Non proprio

Ieri alcune gare del campionato di Promozione disputate senza guardalinee, nel Novarese una partita di Prima Categoria sospesa per aggressione all'arbitro: due fatti solo apparentemente slegati

L'aggressione all'arbitro durante Oleggio Castello-Carpignano

Andrea Dalmasso 27/09/2021 10:09

Nel calcio dilettantistico piemontese c’è un problema di carenza di arbitri. Ieri, domenica 26 settembre, alcune gare del campionato di Promozione sono state dirette dal solo arbitro centrale, senza l’assistenza dei guardalinee, normalmente presenti in questa categoria e in quelle superiori. La comunicazione era stata inviata alle società la scorsa settimana dal Comitato Regionale della LND, a sua volta informato dal Comitato Regionale Arbitri: “La prima soluzione individuata - si leggeva nel comunicato - potrebbe essere che almeno otto gare settimanali possano essere disputate in anticipo rispetto alla giornata ufficiale, nei giorni di venerdì o sabato, o in posticipo il lunedì o martedì in orario serale od eventualmente diversificato da accordi tra i sodalizi interessati, consentendo così all’Organo Tecnico Regionale di effettuare idonee designazioni evitando la disputa di gare senza l’ausilio degli assistenti”.
 
La notizia ha messo in subbuglio le società piemontesi e i loro dirigenti: in molti hanno parlato di “campionato falsato”, altri di “mancanza di rispetto” per la tardiva comunicazione e di “perdita di fascino” per il campionato di Promozione, altri ancora hanno segnalato che nelle quote di iscrizione ai campionati sono compresi anche i rimborsi per la terna arbitrale, ora non più presente in tutte le partite. In pochi - per non dire nessuno - sono però andati al nocciolo del problema, ossia la mancanza di arbitri: gli organici sono ai minimi termini, malgrado l’impegno delle sezioni locali dell’AIA per il “reclutamento” diventa sempre più difficile coprire il “fabbisogno” settimanale di partite da dirigere.
 
Nel frattempo ieri, nella stessa domenica in cui il campionato di Promozione piemontese faceva i conti con una nuova realtà, in provincia di Novara si manifestava in maniera chiara ed evidente una delle cause di questo problema. I fatti durante Oleggio Castello-Carpignano, gara valida per la terza giornata del girone A del campionato di Prima Categoria: espulso dall'arbitro Andrea Felis di Torino, l'allenatore del Carpignano, Giovanni Alosi, ha reagito colpendolo con un pugno al volto, ripreso anche in un video già diventato “virale”. Il direttore di gara ha così deciso di sospendere l’incontro, che verrà con ogni probabilità vinto a tavolino dall’Oleggio Castello.
 
Si tratta certamente di un episodio estremo, ma rende bene l’idea del clima che si respira troppo spesso sui campi, in quel mondo che dovrebbe rappresentare il genuino “calcio del popolo”, lontano dai riflettori e dai milioni del pallone professionistico. Chi scrive su questi campi ci ha passato anni, prima come giocatore, poi come allenatore e infine come giornalista: è chiaro, raramente si arriva alle aggressioni fisiche (e ci mancherebbe), ma quelle verbali nei confronti degli arbitri sono all’ordine del giorno, anche nei campionati giovanili. È diventato difficile - se non impossibile - assistere ad una partita, anche sui campi della nostra provincia, in cui il direttore di gara non venga insultato, offeso, deriso, quando non minacciato, almeno una volta nel corso dei novanta minuti, dalle tribune o dal rettangolo di gioco. Anche in questo caso, insomma, la pandemia non ci ha resi migliori come molti speravano. 
 
Prima di indignarsi per la tardiva comunicazione, prima di gridare al “campionato falsato”, sarebbe quindi meglio interrogarsi sui motivi che hanno portato a questa situazione, sulle ragioni che tengono lontani ragazzi e ragazze dalla “carriera” di arbitro di calcio, prosciugando gli organici delle sezioni locali dell’AIA. La risposta a questi interrogativi è più semplice di quanto si creda, anche se per chi fa parte di questo mondo forse non è facile ammetterlo: sempre meno persone sono disposte a trascorrere i loro fine settimana facendosi sommergere di insulti da sconosciuti, su spelacchiati campi di provincia, per quattro spiccioli loro corrisposti come rimborso spese. E in questo non c’è nulla di sorprendente.   

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