CUNEO - Palazzetti al 35% della capienza? I club di A non ci stanno: "Così il volley muore"

La protesta delle società della Lega Pallavolo Serie A in una petizione indirizzata al Ministro Roberto Speranza: "Con vaccinazioni e Green Pass perchè non si torna ad una partecipazione normale?"

Redazione 18/08/2021 16:30

I Club della Lega Pallavolo Serie A esprimono totale disaccordo e contrarietà di fronte alla prospettata riapertura degli impianti limitata al 35% della capienza. Tutti i club, sin dalle prime avvisaglie della pandemia, hanno messo al primo posto la tutela della salute. Dei loro atleti. Del loro staff. Del loro pubblico, talmente ben educato e corretto da farlo sembrare un pubblico teatrale. Oggi, con il procedere della campagna vaccinale e con l’introduzione del Green Pass, non si comprende perché non si possa tornare ad una partecipazione “normale”, in assoluta sicurezza, all’interno dei palazzetti”. Si apre così il comunicato congiunto diffuso dai club della Lega Pallavolo Serie A, che si oppongono alla riapertura degli impianti per la nuova stagione con una capienza limitata al 35%: “Così il volley muore” è lo slogan della petizione lanciata sulla piattaforma online Change.org e rivolta al Ministro della Salute Roberto Speranza.
 
Se il vaccino protegge in misura inferiore al 100%, - sostengono i club nel comunicato - si aggiunga l’obbligo di indossare la mascherina per aumentare ulteriormente la sicurezza. Il rischio zero non esiste e non esisterà mai: il Sars Cov-2 è ormai endemico. Io cittadino/a vorrei fare una domanda al CTS ed al Ministro Speranza: ‘Se ho il vaccino e uso la mascherina, perché non dovrei sentirmi sicuro in un palasport insieme a tutti gli altri?’. È bene si sappia che un taglio degli incassi (tra biglietteria ed abbonamenti) pari al 65% implica, di fatto, la fine della pallavolo in Italia, così come l’abbiamo conosciuta. Le ricadute, economiche e sociali, di un simile epilogo non possono sfuggire a chi ha l’onore e l’onere di governare la cosa pubblica. I club di Serie A non hanno scopo di lucro, ci consideriamo da sempre al servizio della passione dei nostri tifosi, della gente. Chiediamo solo ci sia consentito di tornare a farlo.
Chiediamo solo che non si perdano migliaia di posti di lavoro nello sport. Chiediamo solo che non si depauperi l’enorme ricchezza umana e sociale dello sport di base. Chiediamo solo che, mentre le Olimpiadi ci hanno offerto continuamente testimonianze dell’immenso valore dello sport, di tutti gli sport, si diano segnali incontrovertibili di pari dignità. Il calcio muove il PIL, il volley e gli altri sport forse no, ma siamo certi che desertificare queste discipline sia la strada giusta per l’agognata ripartenza?”.
 

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